CSV LAZIO. LA STRADA FATTA INSIEME GUARDA AL FUTURO
In questi tre anni CSV Lazio si è costituito, organizzato, consolidato. Paola Capoleva e Renzo Razzano tirano le fila e passano il testimone: «Abbiamo fatto un pezzo della storia, ora il rinnovo degli organismi dirigenti traghetta CSV Lazio verso il completamento di un percorso fatto insieme».
13 Maggio 2022
È previsto per giugno il rinnovo delle cariche del CSV Lazio. Un passaggio fondamentale, una nuova tappa verso il futuro, a coronamento degli ultimi tre anni in cui, passo dopo passo, CSV Lazio si è costituito, organizzato, consolidato. Reti solidali dedicherà una serie di approfondimenti a questo nuovo pezzo di storia del CSV Lazio, letto attraverso il punto di vista dei protagonisti e dei principali portatori di interesse. Vogliamo così disegnare il quadro di cosa sia oggi il CSV Lazio, di quali siano i principali assi strategici della sua azione, le prospettive future, i punti di forza e le criticità.
A partire dai presidenti dell’unificazione, proporremo focus di approfondimento sui pareri e le opinioni dei principali stakeholder di CSV Lazio e, a seguire, una serie di interviste a tutti i candidati agli organi sociali, dei quali avremo modo di conoscere il percorso di vita e associativo, condividendo il modo di ciascuno di vivere e di intendere il Centro, i suoi punti di forza, i margini di miglioramento.
Dove siamo arrivati? Quali difficoltà hanno accompagnato il CSV Lazio in questi tre anni? E soprattutto come vediamo il futuro? Ne abbiamo parlato con Paola Capoleva, presidente, e Renzo Razzano, vice presidente vicario CSV Lazio, che insieme hanno percorso il cammino di unificazione che ci ha condotti dove siamo oggi, in un momento storico e in un contesto regionale e nazionale attraversato dalla Riforma del terzo settore, dal Covid, dall’attuale guerra in Ucraina.
Cosa è il CSV Lazio oggi, a tre anni dall’unificazione?
Razzano. «CSV Lazio sta completando un percorso di unificazione tra due storie, che hanno creato punti di vicinanza, ma anche di distanza. In questi anni abbiamo fatto parecchia strada e non senza difficoltà. Ora siamo oltre la metà del guado, ma non ancora alla fine. Il rinnovo degli organismi dirigenti è una tappa importante, che traghetta il CSV Lazio verso il completamento positivo di una strada percorsa insieme».
Capoleva. «In una fase di transizione che, per molti CSV in Italia è stata complessa, in alcuni casi turbolenta, l’aver garantito stabilità e un’implementazione delle iniziative all’organizzazione, all’interno del sistema CSVnet e nel più ampio orizzonte di rapporti esterni è una vittoria. Ed è una vittoria significativa per entrambi.
Oggi siamo nel Consiglio direttivo CSVnet e uno degli obiettivi di questa transizione era questo, assicurare all’organizzazione una presenza significativa nel sistema nazionale dei centri di servizio.
L’unificazione ha, così, risolto, anche nei rapporti con enti e portatori di interessi esterni al CSV Lazio, problemi che, in passato, la coesistenza dei due centri non mancava di creare perché l’interlocuzione con un soggetto unico, con un’identità più chiara, dà maggiori autorevolezza ed incisività.
Tre anni fa, come tutti i centri di servizio d’Italia, dovevamo fare i conti con l’accreditamento, c’era maggiore incertezza. Oggi CSV Lazio ha una configurazione solida. Possiamo dirci soddisfatti di un percorso che altrove non ha avuto gli stessi risultati, lungo il quale, con senso di responsabilità, abbiamo puntato a salvaguardare il patrimonio storicamente espresso da Cesv e Spes».
Quali difficoltà ha incontrato il CSV dalla sua unificazione ad oggi?
Razzano. «In questi tre anni abbiamo dovuto fare i conti con difficoltà sia di carattere interno che esterno. Il Covid ha complicato la vita delle associazioni, ma anche le modalità di lavoro del CSV. Proprio quando eravamo chiamati a mettere insieme energie e risorse, ci siamo trovati ad affrontare una sfida tutta nuova. E con la guerra in Ucraina continuiamo a navigare in acque tempestose. All’interno, unificare contenuti e metodi di lavoro a volte è stato semplice, anche grazie ad una collaborazione storica tra i due centri che ci ha dato una base condivisa da cui partire, ma a volte lo è stato meno e su quello abbiamo lavorato. Ciò che abbiamo costruito è comunque il risultato di storie ventennali diverse e non è scontato. È questa una delle sfide importanti che sento abbiamo risolto bene: la costituzione di un comitato di coordinamento, la messa a punto di un metodo di lavoro in parte nuovo per entrambi, sono diventate palestra di confronto sul piano operativo, al di là delle filosofie generali. Abbiamo percorso una strada difficile, che nel tempo ha accomunato tanti centri di servizio in Italia con esiti complessi e contraddittori, puntellata di elementi tutt’altro che risolti, se si pensa che tuttora alcune regioni non hanno designato il proprio membro nel consiglio direttivo nazionale. L’auspicio ora è di entrare in acque più tranquille in modo che la nuova presidenza possa portare l’unificazione a pieno compimento».
Capoleva. «Oggi possiamo parlare insieme di questo processo perché insieme lo abbiamo vissuto. Con il coordinamento per le parti organizzative e con l’ufficio di presidenza, organismo intermedio tra la presidenza e il direttivo, abbiamo lavorato come gruppo di lavoro, consapevoli di dover mantenere una forte modalità collaborativa basata su informazione e confronto. Il coordinamento con gli operatori, le azioni formative congiunte, gli incontri su tutti i territori della regione, gli incontri dell’ufficio di presidenza per la parte politica ci hanno aiutato a mettere insieme culture e modi di pensare e di pensarsi differenti e di arrivare oggi ad una rappresentazione univoca di questo periodo. Certo le difficoltà non sono mancate, ma ha sempre prevalso l’obiettivo: portare il CSV Lazio al raggiungimento dei compiti che dovevamo svolgere. Ogni strumento utilizzato – e li abbiamo utilizzati tutti – mirava allo scambio quanto più approfondito possibile delle informazioni e, in questo, il ruolo del coordinatore generale, Enzo Morricone, è stato fondamentale. Ci siamo messi in gioco, abbiamo discusso, ci siamo confrontati, ci siamo scambiati informazioni: l’idea di costituire l’ufficio di presidenza, a cui partecipa il coordinatore generale, ci ha consentito di affrontare questi tre anni, ma anche di guardare oltre. L’ufficio di presidenza, il coordinamento, sono strumenti che ci siamo dati per agevolare la transizione. Nell’obiettivo – dare garanzia a tutti i soggetti coinvolti – il metodo si è fatto scelta politica».
Quali sfide rimangono aperte per chi raccoglierà il testimone?
Razzano. «In questi tre anni ci siamo trovati a gestire una situazione profondamente mutata: l’avvento del Codice del terzo settore ha creato disorientamento nel nostro mondo, tra le associazioni, sui territori. Un mare per certi aspetti incognito, che ci ha messo di fronte a sfide nuove, rispetto al quale c’è ancora molto lavoro da fare. Sulla Riforma abbiamo proposto dibattiti interessanti, dai quali sono emerse osservazioni anche critiche, per i ritardi nell’iter di completamento, i decreti ancora da approvare, il Registro unico che sta partendo ora. Sfide che si porranno al nuovo gruppo dirigente. E, guardando al contesto nazionale, anche nelle altre regioni il problema è serio».
Capoleva. «Vorrei cogliere l’occasione per richiamare i seminari che stiamo organizzando con CSVnet, i primi quattro previsti tra maggio e giugno, il quinto, allargato, tra luglio e settembre, in un percorso che ci accompagnerà alla fine dell’anno. I quattro in calendario tra maggio e giugno coinvolgono la parte politica e gli operatori e saranno dedicati ai territori e ai nuovi bisogni che questi esprimono in termini di crescita del volontariato e delle comunità, interrogando i centri di servizio su come essere agenti di sviluppo; al volontariato, alle sue forme, ai cambiamenti che lo attraversano; ai centri di servizio; al ruolo di CSVnet. Tutti i CSV oggi devono affrontare importanti trasformazioni e chi raccoglierà il testimone avrà di fronte uno scenario mutato dal Covid, dalla guerra, dalla Riforma del terzo settore non ancora compiuta, dalla legge di riforma regionale ancora ferma. Palestre di confronto, in un momento storico che per le associazioni è di crisi, in cui il volontariato ha bisogno di rinnovamento. Questi incontri – il prossimo è previsto per il 16 maggio – intendono dare indicazioni collettive, in un panorama nazionale, sulle linee su cui muoversi».
Un punto di debolezza ed un punto di forza dell’attuale CSV Lazio.
Razzano. «Elemento che è insieme punto di forza e di criticità riguarda l’insediamento territoriale: nel CSV Lazio abbiamo consolidato un’impostazione di prossimità sul territorio che da sempre ha caratterizzato la storia di Cesv e Spes, che va, tuttavia, implementata. Occorre lavorare sulle aree non sufficientemente coperte; su una miglior distribuzione delle risorse umane rispetto alle istanze territoriali; su un maggior coinvolgimento attivo non solo dei soci, ma delle associazioni, affinchè queste siano protagoniste e si prendano la responsabilità del governo dei percorsi partecipati sul territorio, abbandonando mere posizioni passive di richiesta di servizi e sostegno. In questo puntiamo sulla riforma regionale del terzo settore e sul ruolo della Conferenza regionale del volontariato, che siamo riusciti a difendere e far avanzare: il governo di questi processi non è solo in capo al CSV Lazio, ma deve essere costruito in collaborazione con la Conferenza. I due centri hanno perseguito la scelta della prossimità territoriale anche nell’unificazione, ma strada ce n’è ancora. Una sfida, forse la principale, per il nuovo gruppo dirigente, accanto alla necessità di ristabilire relazioni diverse con tutti gli attori nei territori, istituzioni, altri soggetti del terzo settore, soggetti economici».
Capoleva. «Un punto su cui continuare a lavorare riguarda la comunicazione e la valorizzazione di ciò che facciamo. Abbiamo da poco rinnovato il nostro portale e la nostra testata di informazione e approfondimento Reti Solidali, ma i CSV sono ancora poco conosciuti. Un tema questo con cui i centri di servizio italiani si confrontano e rispetto al quale il lavoro che si porta avanti con CSVnet è prezioso. Sebbene usiamo parole semplici come responsabilità sociale, equità, giustizia sociale, siamo portatori di valori, che si fa fatica a tradurre. Uno dei punti da rappresentare meglio è la funzione dei centri di servizio che, sebbene confermati dalla legge di Riforma del terzo settore, fanno fatica a consolidare la loro realtà. È il momento di essere più maturi in alcuni passaggi. Il ciclo Futuro Prossimo è il risultato di un percorso che ci consente di guardare oltre; con la formazione abbiamo fatto incontri importanti e confronti di rilievo: dobbiamo far sì che tutti gli operatori si sentano parte dell’impegno per una maggior condivisione e visibilità delle nostre iniziative».
Razzano. «Una delle sfide da porci riguarda la valorizzazione delle risorse umane, degli operatori, la vera ricchezza del CSV. Entrambi i centri sono stati testimoni di una politica del personale che, nel tempo, è stata più casuale che non il frutto di un disegno organico e strategico. Andrà curata con grande attenzione la formazione e la qualificazione del personale. Ai centri una strategia di valorizzazione del personale è mancata e bisogna che il nuovo gruppo dirigente ci pensi seriamente».
I due “presidenti” uscenti come vedono questo passaggio? Quali sono le aspettative? Cosa vorreste chiedere ai componenti del nuovo consiglio direttivo? E al nuovo presidente?
Razzano. «Un maggior protagonismo del consiglio direttivo è certamente una delle aspettative che ho. Credo sia importante che il nuovo gruppo dirigente, più equilibrato rispetto al territorio e alla presenza di genere, abbia una maggiore voglia di protagonismo nella direzione del CSV Lazio e supporti più attivamente la nuova presidenza».
Capoleva. «Occorre equilibrare la presenza su Roma con una presenza significativa sui territori delle province: vogliamo che i membri del direttivo svolgano con più slancio questa funzione sui territori, coagulando altre associazioni, portando avanti i rapporti con le istituzioni. L’attuale direttivo nasce da una fusione e porta con sé tante vicende passate. Questo rinnovamento apre ad un nuovo disegno in cui ogni membro del nuovo direttivo a 15 non rappresenti solo la proprio associazione o la propria rete, ma tutti i cento soci. Questa serie di interviste risponde, così, anche alla volontà di far crescere nel confronto il nuovo direttivo, che dovrà confrontarsi verso l’interno e verso l’esterno, rappresentare i soci e magari anche una base più ampia, perché sappiamo che molte associazioni si sentono membri a tutti gli effetti della compagine del CSV Lazio. Un passaggio delicato questo, che chiede di uscire dalla propria prospettiva di associazione o rete per una molto più ampia fatta di rapporti fiduciari. In questi ultimi mesi abbiamo ripreso una serie attività con l’esterno, ma nei tre anni appena conclusi, vuoi per il processo di unificazione, vuoi per il Covid, abbiamo dovuto lavorare guardando il nostro sistema all’interno, perché sentivamo la responsabilità del percorso. La sfida del presidente sarà, d’ora in avanti, tenere insieme il sistema che va configurandosi, valorizzando il direttivo, dando indicazioni, mantenendo vivo il dialogo e le relazioni con le istituzioni, le università, i contesti esterni».
Razzano. «Al nuovo presidente chiederei di fare il presidente, di essere punto di equilibrio in un percorso che – insisto a dire – deve essere ancora completato. Occorre una persona in grado di mettere insieme culture e opzioni diverse. Il conflitto se governato è sempre fattore di progresso: è importante valorizzare le specificità di ciascun contributo, verso una sintesi positiva. Questa è l’eredità che lasciamo. Né Paola né io ci ricandidiamo alla presidenza, daremo un contributo ma la sfida è tutta sul nuovo gruppo dirigente».
Capoleva. «Siamo consapevoli di aver fatto un pezzo della storia. Ora siamo a disposizione per confrontarci sul futuro. Questi momenti di confronto ci aiuteranno ad arrivare a giugno con un percorso all’insegna del dialogo, che è prezioso».