CUSTODI DEL BELLO: RIGENERARE LE COMUNITÀ, REINSERIRE LE PERSONE FRAGILI
Custodi del Bello è un progetto che vuole mettere a sistema sul territorio nazionale iniziative di cura e decoro di aree verdi e pubbliche delle città. Prevede nei prossimi 8 anni il reinserimento sociale e lavorativo di 36mila persone fragili
15 Agosto 2022
Le nostre città hanno bisogno di decoro e di bellezza. Le persone hanno bisogno di lavorare, e di avere una seconda possibilità. È per questo che è nato Custodi del Bello, progetto che intende mettere a sistema su tutto il territorio nazionale iniziative già esistenti in cinque città, tra cui Firenze, Milano e Roma, di cura e decoro di aree verdi e pubbliche delle città grazie all’impiego di cittadini fragili. Il format nazionale promosso da Consorzio Communitas, Angeli del Bello, Extrapulita, con la partecipazione di Caritas Italiana, prevede infatti nei prossimi 8 anni il reinserimento sociale e lavorativo di 36 mila persone fragili, italiane e straniere, che, dopo adeguata formazione, troveranno un impiego in 100 città italiane. Quello di Custodi del Bello è un mix tra realtà di diverso tipo che ha dato vita a un modello. «Sono tre realtà di Terzo Settore molto diverse tra loro con modalità operative diverse, che hanno creato un mix significativo» ci ha spiegato Luciano Marzi, vicepresidente del Consorzio Communitas e referente nazionale del progetto Custodi del Bello. «È un’alleanza tra tre realtà: una Fondazione, Angeli del Bello di Firenze, con un’esperienza di Volontariato attivo nella città che va avanti da una decina d’anni con risultati molto significativi; un’associazione di promozione sociale, Extrapulita di Milano, che ha avuto nella visione del suo presidente la capacità di rappresentare il modello di Custodi del Bello nato nel 2017: la terza è il Consorzio Communitas, formato da 25 realtà di Terzo Settore, che sono l’espressione operativa di altrettante Caritas diocesane. Nell’arco di quest’ultimo anno la Caritas italiana ha dato ulteriore valore al nostro progetto, lo ha ritenuto una buona prassi di politica attiva del lavoro e di coinvolgimento della comunità». È proprio questo concetto ad essere affascinante. «I Custodi del Ballo dove si sono attivati hanno rigenerato le comunità» ci spiega il referente nazionale. «Siamo tante persone che si sono appassionate come me, perché questa esperienza è un generatore di passione ed entusiasmo, che si sta consolidando in cinque città, ma sta partendo in altre tre. Crea un ecosistema, a livello territoriale, tra società civile, cittadini e imprese. E i comuni, che sono attenti alle segnalazioni dei cittadini che si lamentano del degrado e di fronte a una proposta credibile si attivano: sono i comuni che segnalano le aree di cui tener cura, contribuiscono a individuare le persone fragili da coinvolgere, e anche le modalità di interazione degli enti del Terzo Settore. E, ovviamente, gli enti del Terzo Settore presenti sul territorio, che sono quelli che mettono a terra il progetto in partenariato. È la classica formula di sussidiarietà circolare».
Ridare strumenti e risorse alle persone per reinserirsi nel mondo del lavoro
Gli obiettivi di Custodi del Bello sono il superamento del degrado, la sporcizia e l’incuria delle nostre città, dei nostri borghi e dei nostri boschi, e la creazione di opportunità di reinserimento sociale e lavorativo per soggetti fragili e in difficoltà. Obiettivo più che mai significativo oggi. «L’obiettivo dei Custodi del Bello è rigenerativo: è dare, o ridare, strumenti e risorse alle persone per potere essere in grado di reinserirsi nel mondo del lavoro» ci spiega Luciano Marzi. «Sono le persone che hanno trovato nella loro vita, ma anche per quanto è successo negli ultimi anni, la difficoltà di non essere più persone che danno un apporto, che sono importanti per la società. Il pensiero dei Custodi del Bello è creare le condizioni affinché tutti quelli che partecipano al progetto possano rigenerarsi capacità riperdentesi la vita in mano e dare contribuito significativo alla nostra società».
Il reinserimento lavorativo
Come si fa tutto questo? «Le squadre sono formate da un caposquadra, una persona che coordina e fa il giardiniere di mestiere, soggetti fragili e volontari che partecipano al lavoro delle squadre» spiega Marzi. «Questo dà un’inerzia positiva a quello che fanno. Non solo in termini di effetto sulla citta sui luoghi, ma anche rispetto alle relazioni con le persone. Sviluppano delle relazioni perché il loro contributo è visibile, e così i cittadini non possono non soffermarsi su quello che è il frutto del loro lavoro. In alcune città ci sono i bar che offrono i caffè, le donne che si fermano e ringraziamo per aver rigenerato un parco giochi. Si riprende il concetto di comunità: le persone rinascono e si sentono importanti, sentono di poter contare». Il passo successivo è l’inserimento lavorativo. «Alcuni da tirocinanti sono diventati caposquadra, altri hanno trovato lavoro in cooperative, altri si sono autonomizzati e sono stati in grado di rigenerarsi e trovare una loro strada» continua. «Il nostro è un cantiere di cui il nostro paese non può fare a meno».
Ridaje, la “seconda chance” a Roma
L’azione è stata progettata e sperimentata per la prima volta a Milano tre anni fa. Oggi i cantieri di Custodi del Bello sono attivi a Firenze, Roma, Brescia, Biella e Savona. A Roma il progetto è stato avviato a gennaio 2021 dalla startup sociale Ridaje che si prende cura, attraverso bandi di adozione, di 7 aree verdi anche in collaborazione con aziende, comitati di quartiere e associazioni. «Avendo un territorio enorme la difficolta sta nel capire dove concentrare le forze» ci ha spiegato Lorenzo Di Ciaccio, responsabile Custodi del Bello di Roma. «Non riusciamo a gestire tutta la città, ma ci concentriamo su alcune zone. Abbiamo cercato di capire quali fossero i criteri con i quali intervenire. Ci siamo resi conto che l’importanza è l’attività della cittadinanza. Usiamo i finanziamenti del progetto come una leva: scegliamo aree strategiche in base alla presenza di attività commerciali e associazioni di quartiere costituite, ci inseriamo con un intervento a investimento, ci diamo da fare in un’area. E le persone che ci vedono all’opera si uniscono a noi, e. tramite il sito, su cui facciamo attività di crowdfunding. Sul sito pubblichiamo le foto dei lavori e le persone così si sentono più coinvolte. Abbiamo 16 aree di Roma mappate sul portale di crowdfunding: quando raggiungiamo un importo prestabilito iniziamo i lavori e continuiamo con la raccolta, perché le campagne di completano quando i cittadini vedono cosa diventano i loro investimenti». «Ridaje è una società, una srl, che è il modo di dire “seconda chance” alla romana» ci spiega Di Ciaccio. «Abbiamo i nostri finanziamenti: le persone non fanno donazioni, ma acquietano ore di giardinaggio per la loro zona, è come se pagassero un giardiniere per intervenire nelle aree di Roma. Noi ci occupiamo delle autorizzazioni».
La collaborazione con le associazioni del territorio
È interessante vedere come Custodi del Bello e Ridaje collaborano con le associazioni del territorio. «Abbiamo una collaborazione con un’associazione di cittadini, gli Amici del Parco Carlo Felice, che si trova di fronte alla cattedrale di San Giovanni» ci spiega il responsabile di Roma. «Loro si occupavano di giardinaggio ma avevano bisogno di manodopera, e hanno individuato delle persone che se ne potevano occupare, tra cui dei senzatetto. Ne abbiamo assunto uno, lo abbiamo formato. E con il loro contributo, invece che pagare una persona, hanno finanziato il progetto, e noi abbiamo garantito la formazione di questa persona. Oggi lavora 20 ore a settimana, di cui 8 in questo parco e le rimanenti in altre aree. E così riesce ad avere una base di stipendio». «Altre aree di cui ci occupiamo sono in zona San Paolo» continua, «come il Parco Schuster, dove lavoriamo sulla pulizia e dello svuotamento dei cestini, e a Piazza Trasimeno, dove abbiamo realizzato una piccola aiuola di fronte al liceo Giulio Cesare con un’associazione che si chiama Viving».
La cittadinanza attiva funziona di più con le associazioni
Ma com’è, dal loro punto di vista, il livello di coinvolgimento della cittadinanza attiva a Roma? «Ci sono alcuni singoli che intervengono» spiega Di Ciaccio. «Ma la cosa che funziona di più è quando sono organizzati in associazioni. Il motivo per cui una persona non dà soldi a un senzatetto è una mancanza di fiducia, perché non sa che uso ne viene fatto. Nel caso di Custodi del bello noi dimostriamo che grazie ai vari contributi c’è una persona che sta lavorando. C’è una società che dà garanzia e dà fiducia. Ci sono alberghi e ristoranti che ci tengono a mantenere pulita la parte intorno e donano dei contributi. La nostra visione è quella dell’imprenditoria sociale, in un modello di economia di mercato ognuno cerca un servizio. Ci sono le persone che vogliono portare a spasso il loro figlio sotto casa, e lì ci sono le azioni cittadinanza che tendono a riqualificare lo spazio. Ma magari manca la costanza, la difficoltà mantenere certe azioni. Le azioni della cittadinanza sono molto forti in alcuni momenti, ma vanno a ondate. Il nostro ruolo è quello di inserirci tra un’ondata e l’altra per garantire la costanza. Il Volontariato riesce ad aggregare tante persone, ma a volte per un tempo limitato, mentre noi abbiamo meno persone ma abbiamo la costanza».