CUTRO CALABRIA ITALIA, CALOPRESTI: «L’EUROPA ESPORTI DEMOCRAZIA CON L’ACCOGLIENZA»

Cutro Calabria Italia di Mimmo Calopresti, in onda il 3 ottobre su Rai3 alle 16.25 e su Rai Play, racconta il naufragio, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, del caicco Summer Love. Ma soprattutto le vite di chi era a bordo

di Maurizio Ermisino

6 MINUTI di lettura

Gli occhi di quelle persone, su quel caicco, sono lucidi, commossi. Sono pieni di sogni e di speranze. La loro voce intona un canto, “Italia”. Sono a pochi metri dalla nostra costa, a un passo dalla loro nuova vita. Poi lo schermo è a nero. Si sente solo il rumore del mare. Quello che è successo lo sappiamo. Inizia così, con un breve momento di finzione, Cutro Calabria Italia di Mimmo Calopresti. Il documentario – un progetto finanziato dalla Fondazione Calabria Film Commission e prodotto da Silvia Innocenzi e Giovanni Saulini per Alfa Multimedia – sarà programmato oggi 3 ottobre, Giornata della memoria e dell’accoglienza, su Rai3 (ore 16.25) e contemporaneamente su Rai Play, dove rimarrà visibile per due settimane. Nei giorni a seguire, sarà proiettato a Torino, al Festival dell’Accoglienza, alla presenza del regista. Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 il caicco Summer Love, partito da Izmir, in Turchia, con oltre 180 persone a bordo, si schianta contro una secca tra le alte onde della tempesta e naufraga davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro: perdono la vita 94 migranti, tra cui 34 minori. Con Cutro Calabria Italia Calopresti fa quello che andrebbe sempre fatto: andare oltre i numeri, la cronaca, la politica.

Cutro Calabria Italia
Cutro Calabria Italia sarà programmato oggi 3 ottobre, Giornata della memoria e dell’accoglienza, su Rai3 (ore 16.25) e Rai Play  per due settimane

Sembrava una scena di guerra

Quella mattina del 26 febbraio sulla spiaggia di Steccato di Cutro arrivano solo corpi inanimanti e pezzi di legno. La barca è andata completamente disintegrata. «Sembrava una scena di guerra» dice uno dei soccorritori. È uno dei tragici paradossi delle migrazioni sono oggi: morti come in guerra in una situazione di pace. «È una follia questa cosa delle migrazioni» riflette Mimmo Calopresti. «C’è un racconto istituzionale fuori controllo. Poi ti ritrovi con la realtà, ci sono le scene del barcone distrutto, i morti. E poi vedi chi c’era sopra, della gente così normale che si trova in situazioni assurde e dici: come è possibile? C’è qualcosa che non va tra quello che succede, quello che si dice, quello che si professa. Intorno alle migrazioni c’è un mondo nel quale si muovono tutti, soprattutto politici, per avere il loro spazio di voti. Poi vado in Calabria e vedo che la gente intorno a loro si anima per dare una mano. C’è uno spaccato del mondo che non riesce ad andare a conclusione. Mi sembra che le migrazioni siano qualcosa di inarrestabile: sono persone che non possono più vivere nei loro Paesi e cercano una soluzione per la loro vita».

Cutro Calabria Italia: conoscere le storie per capire le migrazioni

Mimmo Calopresti parte dai fatti, dai numeri, ma poi viaggia nelle storie, nei sogni delle persone. Ci porta dentro le motivazioni fortissime di chi ha deciso di intraprendere il viaggio. «Delle migrazioni sui giornali» riflette il regista. «rimangono numeri, situazioni paradossali, immagini forti come quelle di Cutro. Ma mai il racconto delle vite di queste persone. Se conosciamo le storie di queste persone il nostro deficit di umanità va a scomparire subito. Non possiamo che porci in maniera umana rispetto a persone che hanno motivazioni così forti, come la libertà dalla miseria, dalla politica, dai regimi. Quella barca era piena di donne, di bambini, di famiglie intere. Tutte persone che non possono più vivere nelle condizioni assurde in cui sono costrette nei loro Paesi. Se conosciamo la loro storia riusciamo a capire meglio le migrazioni».

Cutro Calabria Italia
«Delle migrazioni sui giornali rimangono numeri, situazioni paradossali, immagini forti come quelle di Cutro, ma mai il racconto, le vite di queste persone»

Maaheda, 19 anni, dall’Afghanistan con il sogno della NASA

Chi ha prestato i primi soccorsi non ha potuto fare altro che estraniarsi, non provare niente, per essere lucido per fare il proprio lavoro. Ricomporre i corpi, recuperare i reperti. Dare alle persone delle sigle. Ma dietro a quelle sigle ci sono delle storie potentissime. Tra le vittime c’è la capitana della nazionale di cricket pakistana, che era venuta in Europa per trovare una cura per il figlio malato. C’è una giornalista iraniana scappata dal regime del suo Paese. E c’è Maaheda Hosaini: afghana, 19 anni, con il sogno di lavorare alla NASA e di studiare in Germania. «La storia che mi colpisce di più è quella di questa ragazza che vive in un Paese dove le donne non possono studiare» commenta Calopresti. «È un mondo fermo a questo tipo di condizioni. Perché un regime impedisce a una ragazza di 19 anni di studiare, anche se ha le possibilità economiche? Per fortuna l’Europa rappresenta ancora la possibilità di libertà per queste persone. Non dobbiamo esportare la democrazia con le guerre, ma farlo con l’accoglienza. L’Europa potrebbe affrontare meglio la questione delle migrazioni, dare a queste persone che scappano dai loro Paesi una possibilità di riscatto».

Quel senso di colpa collettivo

Calopresti racconta anche volontari, soccorritori, medici, psicologi. Che raccontano la storia di un ragazzino siriano di 6 anni che ha cercato di tenere a galla il fratellino più piccolo, ma non ce l’ha fatta. E si sente in colpa. Il senso di colpa, in queste situazioni, è qualcosa che prende tutti. «Io mi sento in colpa» racconta la psicologa nel film. «I volontari si sentono in colpa. Gli operatori si sentono in colpa. I sopravvissuti si sentono in colpa. I familiari si sentono in colpa. Io non so di chi è la colpa. Ma non può accadere una cosa del genere a due passi dalla costa». «Questo è il centro del racconto» ci spiega Calopresti. «Tutti noi su questo problema abbiamo un senso di colpa. Ogni volta che c’è una notizia diciamo: Come è possibile? Ma succede anche per colpa nostra che non ci ribelliamo abbastanza. C’è quel senso di colpa collettivo, che non è da ricercare a chi non è uscito quella notte per andare a prendere i naufraghi perché c’era un mare troppo forte. Ma è proprio nel fatto che c’è un mondo maledetto, in cui le persone devono scappare, e altre persone non possono salvarli. È una situazione generale a cui ci stiamo arrendendo».

Cutro Calabria Italia
Calopresti: «La Calabria è piena di strutture e persone che hanno una grande voglia di dare una mano.  Ho trovato un mondo inaspettato, molto forte, che va premiato invece che ostacolato»

Il lavoro delle associazioni

Ma il film di Mimmo Calopresti pensa anche alle vite di chi è riuscito ad arrivare in Italia. E ci porta a parlare con le associazioni, con chi si occupa di integrazione, come il Progetto SAI di Cassano all’Ionio. «In Calabria c’è una situazione incredibile» ci racconta il regista. «È piena di strutture e di persone che hanno una grande voglia di dare una mano.  È la dimostrazione che basterebbe poco per risolvere quelle situazioni. E potrebbe essere anche un lavoro per queste associazioni. Ho trovato un mondo inaspettato, molto forte, che va premiato invece che ostacolato». Progetti di accoglienza e integrazione come i SAI andrebbero sostenuti e valorizzati, e con loro gli operatori delle associazioni. «Sono bravissimi» commenta Calopresti. «E sono capaci di intervenire, hanno le competenze perché se ne occupano da un po’ di anni. Hanno una visione del mondo che permette di stare vicino a queste persone. È un’integrazione che a noi conviene: la Calabria ha un’emigrazione enorme, i campi e la pesca vengono abbandonati; grazie ai migranti potremmo tornare a un’economia florida. È ora di vedere le migrazioni come un’opportunità».

Sognavo su quel gommone

Il film di Calopresti è vita reale, storie potenti. E anche poesia. Chiudiamo con le parole di Vittoria Colacino Diletto. «E sognavo. Sognavo su quel gommone. Con gli occhi spalancati nella notte. Mentre l’acqua e il vento freddi schiaffeggiavano il mio volto. Sognavo su quel gommone. Con gli occhi spalancati su altri occhi come i miei, mentre il sole e il caldo mi toglievano il respiro. Sognavo su quel gommone. Sognavo una terra pronta a darmi il lavoro. E un po’ di futuro. Ma la morte ha rubato il mio sogno. Una morte pietosa però. Che mi ha impedito di conoscere l’odio di chi non mi avrebbe mai accettato».

CUTRO CALABRIA ITALIA, CALOPRESTI: «L’EUROPA ESPORTI DEMOCRAZIA CON L’ACCOGLIENZA»

CUTRO CALABRIA ITALIA, CALOPRESTI: «L’EUROPA ESPORTI DEMOCRAZIA CON L’ACCOGLIENZA»