DA VITERBO LE VIDEODENUNCE PER FERMARE LO SFRUTTAMENTO DEI MIGRANTI
Il progetto Salute, Servizi Sanitari e Inclusione sociale e la Rete Antitratta della Tuscia sociale rilanciano il problema. Per non arrendersi
12 Maggio 2021
Hanno toccato anche il tema dello sfruttamento dei migranti gli incontri telematici del programma “Salute, Servizi Sanitari e Inclusione sociale”, il progetto realizzato da Casa dei Diritti Sociali e Cento Giovani con il supporto del Centro servizi per il volontariato del Lazio (ne abbiamo parlato qui). Il progetto ha coinvolto la provincia di Viterbo, dove ha incontrato la Rete Antitratta della Tuscia (questo il link all’incontro, visibile su Facebook) Dal luglio 2019 il coordinamento sensibilizza l’opinione pubblica su uno dei crimini internazionali più seri al mondo, che coinvolge persone di varie nazionalità in forme diverse di sfruttamento (sessuale, lavorativo, accattonaggio, economie illegali). La tratta dei lavoratori, in particolare, nel Lazio colpisce più di 28 mila braccianti, che vengono tenuti in condizioni di sfruttamento, di cui un quarto proprio nel Viterbese, soprattutto nell’agricoltura, ma non solo.
Lo sfruttamento dei migranti a Viterbo
«La materia è complicata e nessuno può ambire a fermarlo da solo, nemmeno le istituzioni: solo un coordinamento tra Stato, sindacati e associazioni consente di affrontare al meglio l’argomento in tutte le sue sfaccettature», ricorda Sergio Giovagnoli della sezione locale dell’Arci.
«La legge 199 rilancia l’istituzione di un registro di qualità delle imprese, a cui è possibile iscriversi attraverso un’autocertificazione che comprovi la correttezza tributaria e fiscale: sulle oltre 11 mila aziende agricole viterbesi ne sono iscritte meno di cento. Certo, non è detto che tutte le altre siano irregolari. Tuttavia se nell’Agro pontino c’è una concentrazione numerica più forte, della nostra zona il problema è la pervasività di piccole cooperative di migranti che dovrebbero essere monitorate per capire come operano. Abbiamo raccolto storie di ragazzi stranieri che non combaciano con quanto scritto nella loro busta paga. E trattandosi di lavoro nero è difficile avere numeri ben definiti: la sensazione però è che sia in aumento. Emerge infatti che molti datori riscontrano difficoltà burocratiche: ecco perché promuoviamo approfondimenti su benefici e bonus per le aziende».
Problemi di comunicazione
Ed è proprio sulla comunicazione che si è formata l’intesa con la Casa dei Diritti Sociali, che ha pubblicato finora tre format di video da proporre come modello agli operatori del Terzo settore: pillole tra i due e i quattro minuti su un tema generico, una rubrica con girati dai 15 ai 45 minuti per la presentazione delle onlus e uno spazio per incentivare la collaborazione tra i diversi attori del territorio. «Le idee brillanti sono tante ma non tutte vengono comunicate in maniera efficace», conferma il responsabile Alessandro Scassellati. «È fondamentale capire l’importanza dei nuovi media e avere le conoscenze necessarie per produrli: i giovani del Servizio civile possono essere una soluzione. Al ritardo culturale però va aggiunta l’autoreferenzialità di chi fatica a confrontarsi. Penso al nostro caso: se non fosse stato per quella rete che ci conosce e da anni ci supporta, sarebbe stato difficile resistere alla crisi».
Benessere al primo posto
Ma il progetto “Salute, Servizi Sanitari e Inclusione sociale” non affronta solo le problematiche derivanti dal mancato aggiornamento digitale. Il team è impegnato su diversi altri fronti, tra cui la lotta al caporalato, l’inserimento lavorativo dei carcerati e il dibattito sulle droghe. Se si volesse trovare un filo rosso che colleghi tutte le attività, questo non potrebbe essere che la promozione di sani stili di vita. Infatti, durante il lockdown, sono stati più volte denunciati gli effetti della quarantena sui malati di Alzheimer e diversamente abili, che non solo hanno smesso di migliorare la loro condizione di salute, ma in molti casi hanno avuto un vero e proprio peggioramento.
Spazio anche al cambio di regime alimentare provocato da smart working, eccessivo utilizzo di videogame e piattaforme on demand e mancanza di attività fisica. Tutti argomenti trattati attraverso social network, materiali informativi e sportelli informativi in presenza o a distanza per l’ascolto e l’accompagnamento. A questi ultimi si può accedere su appuntamento, contattando il numero di telefono 3792179299 o l’indirizzo mail salute.consumatorilazio@gmail.com.