DAI CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI LE NUOVE FRONTIERE DELLA DIDATTICA A DISTANZA
In un report di Focus-Casa dei Diritti Sociali i limiti, ma anche le potenzialità della DAD, che permette di raggiungere persone altrimenti isolate
13 Maggio 2021
In questo ultimo anno segnato dalla pandemia la DAD, la didattica a distanza, è stata criticata, avversata e contestata come emblema delle “non scuola”. C’è poi chi di necessità ha fatto virtù, riscoprendo modi nuovi per mettere in pratica integrazione ed emancipazione.
È l’esperienza delle “Scuole popolari” di Focus – CDS (Casa dei Diritti Sociali) documentata nel loro ultimo rapporto, “Nuove frontiere per la didattica a distanza” (che si può scaricare a questo link) La scuola di italiano per stranieri della CDS, nata a metà anni ottanta nel quartiere Esquilino a Roma, conta oggi circa 1.500 studenti provenienti da 90 nazionalità diverse (principalmente dall’America latina, Africa sub-sahariana e Asia), con corsi di lingua pensati per migranti adulti, ma anche per analfabeti e non scolarizzati. Di questi circa il 53% sono uomini e il 47% donne: un dato molto significativo, da cui emerge la crescente presenza di donne all’interno della scuola, quasi alla pari degli uomini. Circa le fasce d’età, il 37% sta tra i 18 e i 29 anni, il 26% fra i 30 e i 39, il 15% tra i 40 e i 49 e il 12% oltre i 50 anni.
L’esperienza con i corsi di italiano
A marzo 2020, seguendo la linea delle scuole pubbliche, anche le aule di via Giolitti sono state costrette a chiudere, costringendo i volontari della CDS a ripensare tutti i loro corsi. «Ci siamo resi conto che la scuola non avrebbe riaperto per molto tempo», spiega Annamaria, una delle docenti volontarie, «allora ci siamo subito attivati per far partire, già nel mese di aprile, le lezioni online. Immaginando le condizioni socio-economiche di molti nostri studenti, abbiamo pensato che il software migliore per collegarsi sarebbe stato Whatsapp, creando mini gruppi di 4 studenti, suddivisi in classe intermedia e avanzata. L’obiettivo era rendere le lezioni continue e agibili a tutti, con la possibilità di ricevere il materiale didattico, su cui avremmo lavorato, in anticipo rispetto alla lezione».
Un esperimento pienamente riuscito (e tutt’ora in corso), con una buona risposta di partecipanti: all’interno del livello A1 si è contata una media di 120 studenti affiancati da 25 insegnanti volontari. Ad essere ripensati sono stati anche i contenuti delle lezioni, inserendo attività laboratoriali, esercizi interattivi, focus informativi sul Covid, ma anche il coinvolgimento di alcuni docenti universitari dell’ateneo Roma Tre (partner del progetto). Tra gli effetti più sorprendenti evidenziati dal report “Nuove frontiere per la didattica a distanza” c’è da sottolineare l’intensificarsi della relazione tra studenti e docenti, alimentata dai rapporti virtuali. Grazie alle videochiamate tramite smartphone, infatti, gli insegnanti sono riusciti ad accedere meglio alla sfera personale degli alunni, entrando virtualmente nelle loro abitazioni, permettendo loro di esprimere sensazioni, ambizioni ed emozioni e così abbattere più facilmente timore e vergogna.
I limiti della Dad
La ricerca mette in luce anche i diversi limiti scaturiti da questa nuova esperienza formativa: problemi di connessione, impossibilità di condivisione dello schermo, monitor troppo piccoli, classi ridotte al massimo a tre studenti, difficoltà a creare gruppi omogenei. A tali limiti si aggiungeva la difficoltà degli studenti nel rispettare appuntamenti ed orari, per motivi lavorativi e non solo.
«Sapevamo bene che la didattica online non avrebbe potuto mai sostituire le lezioni in presenza, in cui la prossemica gioca un ruolo importantissimo» spiega Valeria Ricciardi, una delle tre volontarie di Servizio Civile, autrici del report. «Insegnare l’italiano stando dietro ad un dispositivo ci ha messi tutti in gioco, ma ha soprattutto aperto riflessioni di prospettiva, per quando cesserà la pandemia. Grazie alle lezioni online abbiamo raggiunto immigrati in condizioni di isolamento, che non avrebbero mai potuto partecipare in presenza, per lavoro o limiti di spostamento. Tra questi c’è anche la categoria delle badanti, che occupandosi a tempo pieno della cura di persone fragili, hanno spesso poco tempo da dedicare all’apprendimento della lingua: da ciò, per molte di loro, consegue un’alienazione depressiva permanente. Per casi come questi, la Dad può rappresentare non solo l’unica modalità utilizzabile ma anche il mezzo per aprirsi a contatti esterni e ampliare la loro sfera relazionale».
Le nuove frontiere per la didattica a distanza
La prospettiva della CDS è quella di investire su un sistema sempre più integrato, tra didattica in presenza e online per poter andare in contro ad esigenze diverse. Di fronte all’analfabetismo digitale di molti insegnanti grandi di età, c’è anche la proposta di introdurre una nuova figura lavorativa che funga da “animatore digitale” e che, insieme al docente, si prenda cura di tutto il sistema tecnico-informatico della lezione, rendendo il processo di apprendimento più efficace.
Un dato è certo, le scuole del volontariato non hanno mai chiuso e hanno dimostrato di sapersi ripensare anche in momenti difficili come il lockdown. Al netto dei limiti tecnici, dalla didattica online sono emerse nuove potenzialità che la CDS insieme ad altre realtà di volontariato, potranno mettere a regime nei prossimi mesi. Più che le connessioni deboli, hanno vinto le connessioni umane.