DANZA E DISABILITÀ, LA STORIA DI EUGENIO E FRANCESCA
Due giovanissimi ballerini e una carrozzina. Quando la passione e la voglia di riscatto portano alla medaglia d'oro
12 Aprile 2016
Eugenio e Francesca sono cugini, hanno 16 e 14 anni e da più di un anno fanno coppia fissa nella danza. Il loro è un piccolo paese in provincia di Frosinone, Sant’Andrea del Garigliano, dove le persone si salutano per strada e le notizie corrono veloci: quella che Eugenio potesse ballare ha sorpreso davvero tutti. Questo perché il ragazzo, fin dalla nascita, è paralizzato dalla vita in giù e ha difficoltà a muovere busto e braccia. La sedia a rotelle, che lo ha sempre accompagnato, è diventata nel tempo il simbolo della sua disabilità. Per chi lo circondava, era difficile quindi ritenerlo in grado di esibirsi su un palcoscenico, o addirittura gareggiare durante i Campionati nazionali di danza paralimpica. Invece Eugenio ci è riuscito.
Ciò che colpisce conoscendo Eugenio Migliaccio e Francesca Rossi è la loro giovane età e la spensieratezza con cui si approcciano alla danza. Come ogni ballerino, il loro desiderio è quello di mettersi alla prova e migliorarsi, ma prima di questo, sembra che a guidare ogni loro movimento sia l’intento di rafforzare il legame che li unisce. La scuola dove si allenano è la Shall we dance di San Giorgio a Liri (FR), un’Associazione sportiva dilettantistica gestita da Rocco Evangelista, l’istruttore di danza paraolimpica che abbiamo già avuto modo di intervistare. È stato proprio lui a proporre ad Eugenio di ballare. La madre del ragazzo frequentava l’associazione sportiva quasi tutti i giorni ed Eugenio spesso la accompagnava, assisteva alle lezioni di danza silenzioso, lanciando di tanto in tanto qualche commento sul fascino che la musica esercitava su di lui. È stato questo il dettaglio che non è sfuggito all’insegnante, che ha convinto il ragazzo a provare ad allenarsi. «Aveva difficoltà a muovere mani e braccia, quindi inizialmente ero scettica sulle possibilità di riuscita di questo esperimento», mi dice Maria Fargnoli, la madre di Eugenio «e soprattutto, non immaginavo che mio figlio desiderasse esibirsi. Con il tempo però ho dovuto ricredermi, ora leggo l’entusiasmo nei suoi occhi e so che non potrebbe più fare a meno della danza».
L’allenamento individuale e quello di coppia
Prima che Eugenio iniziasse a ballare con Francesca, per tre mesi ha lavorato individualmente con l’insegnante Rocco Evangelista, che continua ancora oggi ad allenarlo a titolo gratuito. «La prima fase del percorso ha coinvolto unicamente il lato psicologico del ragazzo», mi racconta l’istruttore, «era importante fargli prendere confidenza con quanto stava per sperimentare, farlo entrare nella giusta predisposizione mentale. Quindi abbiamo guardato insieme diversi video di ballerini che si esibivano utilizzando la sedia a rotelle». Dopo questa prima fase però, è subentrato anche il lavoro fisico: «abbiamo iniziato a muoverci eseguendo alcuni esercizi di potenziamento delle braccia, utilizzando cerchi e pesetti, e poi abbiamo continuato con dei percorsi a terra», continua Rocco Evangelista, «ad esempio: Eugenio, sdraiato sul pavimento, doveva riuscire a disegnare un “otto” utilizzando solamente la forza del suo corpo».
Da quel momento, ha cominciato a farsi strada nella mente dell’istruttore l’idea di far ballare Eugenio con una partner. Questo perché altrimenti il ragazzo non avrebbe potuto muovere da solo la sua carrozzina. Francesca si è subito rivelata la candidata ideale per questo ruolo, non solo perché il rapporto tra i due cugini era sempre stato molto stretto ed Eugenio non avrebbe avuto difficoltà a fidarsi di lei, ma anche perché la ragazza non era nuova al mondo della danza. Quando Rocco le propone di fare coppia con Eugenio, Francesca infatti balla già da anni danze latino americane, con un partner normodotato. «Abbiamo fatto una prova e sono stata subito d’accordo», mi racconta Francesca Rossi. «Ora continuo ad esibirmi con il mio primo cavaliere e durante la settimana frequento anche le lezioni di Rocco insieme ad Eugenio. Sono due esperienze diverse, ma entrambe bellissime». Non appena i due ragazzi hanno iniziato a prendere lezioni con l’istruttore, non sono mancate le difficoltà. Con il tempo però, gli errori sono diventati sempre meno e la sicurezza in se stessi sempre di più. «Ho iniziato le prime lezioni mostrando ai ragazzi una coreografia, seduto su una sedia girevole, con una base musicale scelta insieme, che piacesse ad entrambi», mi spiega Rocco Evangelista, «poi abbiamo lavorato per step, aumentando il grado di difficoltà dei movimenti. E i ragazzi ancora oggi mi seguono, memorizzando la corrispondenza tra passo e momento musicale. Fin dall’inizio ho cercato di far capire loro che la carrozzina non doveva essere concepita come un ostacolo ma come uno strumento, come una parte integrante della coreografia».
Danza e disabilità: piccoli incidenti e grandi progressi
Dopo un anno e mezzo, i due ballerini sono migliorati molto e ricordano ridendo gli incidenti capitati in sala prove, quando mantenere il controllo della carrozzina di Eugenio era ancora complicato: «abbiamo fatto saltare più di un battiscopa e abbiamo rotto diversi spigoli delle colonne che si trovano nella sala», raccontano, «per non parlare poi delle crepe nei muri, quando abbiamo cominciato a usare la carrozzina elettrica».
Fino a pochi mesi fa infatti, Eugenio e Francesca per esibirsi usavano una sedia a rotelle tradizionale, che si muoveva solo per trascinamento. Le loro prime coreografie prevedevano l’impiego di un telo, tenuto alle due estremità dai ragazzi, così che Eugenio potesse essere trasportato. Negli ultimi mesi invece, hanno iniziato ad utilizzare una carrozzina elettrica, che permette loro di inserire movimenti molto diversi nelle coreografie. Grazie ai comandi elettronici, infatti, la sedia può andare avanti e indietro, sollevarsi in altezza, distendere lo schienale all’indietro facendo alzare le gambe di Eugenio. Insomma, nelle prossime coreografie Eugenio sarà molto più autonomo nei movimenti e dipenderà meno da Francesca.
Ad un anno e mezzo di distanza dall’inizio delle lezioni, il cambiamento per Eugenio è stato netto. «Quando abbiamo iniziato ad allenarci, non riusciva nemmeno a muovere le braccia, ore le stende e ha potenziato la sua capacità di presa con le mani» spiega Rocco Evangelista «questi sono risultati che il ragazzo non aveva mai raggiunto con la sola fisioterapia: con la danza il suo atteggiamento è diventato più attivo, ha acquisito maggiore consapevolezza e padronanza del suo corpo. Anche la predisposizione mentale al movimento è cambiata, ora Eugenio lavora per obbiettivi e si allena per un fine preciso: migliorare». Il movimento in questo modo non svolge più solamente una funzione terapeutica, intervenendo sul potenziamento muscolare, ma acquisisce anche una finalità espressiva: l’uso del corpo diventa un modo per entrare in contatto con se stessi e per comunicare con gli altri, soprattutto considerando che Eugenio ha alcune difficoltà nell’articolazione del linguaggio. Gli stimoli della danza insomma, non agiscono solamente a livello fisico, ma è prima di tutto la mente ad essere coinvolta. Un ruolo importante in questo senso lo hanno avuto anche le gare: «gli spettacoli e le competizioni hanno un potere motivazionale enorme» mi dice l’istruttore «tra l’altro Eugenio adora sentirsi al centro dell’attenzione, quindi simili occasioni sono importanti anche per questo».
La medaglia d’oro ai Campionati FIDS
I due ragazzi hanno preso parte non solo a spettacoli di danza organizzati dalle associazioni del territorio, ma anche alle competizioni sportive della Fids, Federazione italiana Danza sportiva. In particolare, il 12 luglio 2015 Eugenio e Francesca hanno vinto l’oro al Campionato italiano di Danza sportiva Paraolimpica, per la categoria Wheel-chair dance (Danza in carrozzina), nella disciplina Show Dance. Il Campionato è stato organizzato a Rimini e ha visto competere ballerini con disabilità della vista, disabilità intellettiva-relazionale, disabilità fisica e motoria. Eugenio e Francesca si sono esibiti in “combi”, l’espressione che si utilizza per definire una coppia di ballerini composta da un normodotato e un disabile. Gareggiare è stata un’idea di Rocco: «ci ha suggerito di provare, era convinto che fossimo pronti per competere nella nostra categoria», raccontano Eugenio e Francesca, «e così abbiamo accettato. Non avremmo mai immaginato però di poter vincere l’oro. Prima di esibirci eravamo nervosissimi, ma entrati in pista ci siamo liberati di tutta la tensione. Non poteva andare meglio di così». Le prime esibizioni davanti ad un pubblico sono state difficili, Eugenio era teso, agitato, non si guardava intorno. Ora però le cose sono cambiate: «subito prima di entrare in scena, a me scappa sempre qualche lacrima», mi dice Francesca, mostrandomi il video della loro esibizione a Minturno (Latina), in occasione di una serata organizzata dall’associazione I nostri sogni. «Eugenio invece si guarda attorno e sorride. Ci compensiamo anche in questo!».
La danza è libertà, la danza è integrazione
Quando domando ai due ragazzi perché hanno scelto di ballare insieme, le risposte arrivano immediate: «Fare coppia con mio cugino nella danza è stato un modo per dimostrare agli altri che, non solo io, ma anche Eugenio potesse farcela», dice Francesca. «Prima di esibirci davanti agli occhi di tutti, nessuno al paese credeva che Eugenio potesse danzare, servirsi della musica per esprimersi, o anche solo avere il coraggio di stare su un palco sotto i riflettori, come ogni altro ballerino: insieme invece abbiamo dimostrato che non solo è possibile ma ci piace farlo». «La danza mi fa sentire libero», dice Eugenio, «da quando ho iniziato a ballare mi sento un’altra persona. E poi ho conosciuto tanti nuovi amici».
Frequentare le lezioni di danza per Eugenio ha significato anche inserirsi all’interno di un gruppo di coetanei, soprattutto grazie alle serate che ogni sabato vengono organizzate dagli insegnanti dell’associazione sportiva, e che coinvolgono tutti gli allievi della “Shall we dance”. «Nei paesi piccoli come il nostro, le iniziative dedicate ai disabili si contano sulla punta delle dita», mi dice Maria Fargnoli, «questa opportunità quindi per Eugenio si è rivelata subito fondamentale. Anche solo frequentare l’associazione come luogo fisico, con le persone che tutti i giorni la attraversano, per lui oggi costituisce uno stimolo. E poi c’è l’insegnante Rocco, che oltre a rappresentare un riferimento come maestro, ormai è diventato un grande amico».
«La danza sportiva paralimpica non rappresenta più un tabù», dice l’istruttore Evangelista. «Trova più spazio a livello mediatico e sono in aumento i ragazzi che vogliono sperimentarla. Ecco perché le associazioni sportive sono così importanti, soprattutto nei piccoli paesi, perché rendono accessibili questo tipo di attività. Purtroppo però le risorse economiche sono sempre limitate, se aumentassero, si potrebbe fare molto di più. Nel frattempo però, noi lavoriamo sodo e ci prepariamo per le sfide future». Eugenio e Francesca, infatti, presto gareggeranno al Campionato regionale di Danze artistiche della Fids Lazio, che si terrà il 23 e 24 Aprile 2016 al Palasport Bandinelli di Velletri.
La foto di copertina è dell’associazione Un mondo a misura di tutti