I NUMERI CHE SPIEGANO PERCHÈ GLI IMMIGRATI AIUTANO L’ITALIA
Mettono su famiglia, lavorano, con i loro versamenti aiutano a sostenere le pensioni. Anche se troppo spesso li costringiamo a lavorare in nero
27 Ottobre 2016
Agli abitanti di Gorino – che hanno impedito l’arrivo nel loro paese di una gruppo di mamme e bambini stranieri lì destinati dalla prefettura – i dati sugli stranieri in Italia del Dossier statistico Immigrazione 2016, realizzato da Idos con la rivista “Confronti e l’Unar, avrebbero molto da dire. A loro e e agli appartamenti vuoti che, ci dicono, punteggiano il paese. I dati sugli stranieri in Italia sono infatti molto meno allarmanti di quello che spesso si crede.
Quanti sono. Nel 2015 gli stranieri sono aumentati solo di 12mila unità (erano 5.026.153 secondo l’Istat). Perché è vero che gli coloro che sono sbarcati sono molti di più, ma è vero anche che molti sono transitanti, e che molte persone arrivate negli anni scorsi sono rientrate nei paesi di origine.
Alla stessa data erano 2.425.000 le famiglie con almeno un componente straniero, in tre quarti dei casi composte esclusivamente da stranieri. Sono stati 72 mila i nuovi nati da genitori entrambi stranieri (un settimo di tutte le nascite dell’anno).
L’equilibrio demografico. La popolazione italiana, si sa, è in calo. Sempre secondo l’Istat, tra 2011 e 2065 il nostro paese perderà 11,5 milioni di persone, perché ci saranno 28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi. In base ai dati sugli stranieri si può prevedere che a riequilibrare interverrà la presenza migratoria, per la quale l’Istat prevede 17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite, con un saldo di 12 milioni. L’immigrazione è quindi funzionale, dal punto di vista demografico.
Le pensioni. Come già ha sottolineato la Fondazione Moressa, gli immigrati aiutano il nostro paese a sostenere le pensioni, soprattutto quelle di invalidità, grazie a un gettito contributivo che nel 2015 ammontava a 10,9 miliardi di euro. I non comunitari versano infatti quasi 11 miliardi all’Inps e gravano solo per lo 0,3% sul totale delle pensioni di invalidità, e per l’1,5% sulle pensioni assistenziali.
Il lavoro. In Italia sono immigrati il 10,5 per cento degli occupati e il 15 per cento dei disoccupati. Tra il 2008 e il 2015 il tasso di occupazione si è ridotto di 8,1 punti (per gli italiani di 2,1) e il tasso di disoccupazione è aumentato di 7,7 punti (per gli italiani di 4,8). Solo il 6,8 per cento degli stranieri lavora nelle professioni qualificate, mentre il 35,9 per cento svolge professioni non qualificate (la percentuale è più alta per le donne) e un altro 30 per cento lavora come operaio. In media la retribuzione netta mensile per gli immigrati è inferiore del 28,1 per cento rispetto a quella degli italiani (979 euro contro i 1.362) e il divario è ancora più ampio per le donne.
Aumentano le imprese a gestione immigrata, che segnano un +5 per cento e sono ormai 550mila circa.
La metà delle donne è impiegata nel lavoro domestico (8 su 10 in tra le ucraine, mentre appena 2 ogni 10 tra i senegalesi e i bangladesi). Nel 2015 badanti e colf con cittadinanza straniera sono 672.194. In questo ambito, però i numeri del lavoro nero sono spaventosi: le persone in nero uguagliano quelle assicurate.
Un altro settore che attrae occupati stranieri è l’agricoltura, ma anche qui regna l’irregolarità con il caporalato che continua a imperversare.