IL DECRETO SICUREZZA BIS, TAGLIATO SU MISURA CONTRO LE ONG
Il decreto si accanisce contro gli sbarchi, mentre i migranti entrano per altre strade. E si trovano fondi per i rimpatri, ma non per l'integrazione
28 Giugno 2019
Aggiornamento del 29 giugno. Questa mattina sono sbarcati a Lampedusa i 40 migrati a bordo della Sea Watch e la capitana Carola Rackete, è stata tratta in arresto con l’accusa di violazione dell’Articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra. La pena prevista per questo reato va dai tre ai dieci anni di reclusione.
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Dopo oltre un mese di attesa al largo di Lampedusa, Carola Rackete, capitano della Sea Watch, nei giorni scorsi ha forzato il blocco portandosi davanti al porto dell’isola con i 42 migranti rimasti, dopo lo sbarco delle famiglie con bambini ed è indagata dalla procura di Agrigento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a una nave da guerra – mercoledì non aveva rispettato l’alt imposto dalla Guardia di finanza all’ingresso della nave nelle acque territoriali. Un atto dovuto, secondo gli inquirenti, dopo che la Gdf ha presentato una denuncia con queste ipotesi di reato.
La nave umanitaria Sea Watch 3 è la prima a essere colpita dalle norme del decreto sicurezza bis che, dopo il varo in Consiglio dei ministri a metà giugno, nei prossimi giorni verrà votato alla Camera. Un provvedimento con cui l’altro “capitano”, quello della Lega, il quale, oltre a essere vicepremier, guida il Viminale, chiude il cerchio della sua politica sulla sicurezza, portata all’incasso un istante dopo aver fatto il pieno di voti alle elezioni europee. Col beneplacito dei soci Cinque Stelle del contratto di governo, che pure molto lo avevano criticato in campagna elettorale.
COME ARRIVANO I MIGRANTI. Riformulato più volte, anche alla luce delle importanti perplessità del Quirinale in relazione alla legittimità costituzionale di alcuni suoi elementi, per la parte immigrazione (5 articoli su 18) il decreto sicurezza bis si occupa in particolare delle navi che prestano soccorso in mare, anche se, come è noto, i migranti continuano ad arrivare nel nostro Paese sia via mare, soprattutto alla con piccole imbarcazioni, e alla spicciolata, sia via terra e non solo illegalmente.
Nei primi tre mesi dell’anno solo la Germania ha infatti rimandato legalmente in Italia 557 “dublinanti” – 1150 fra novembre 2018 e marzo 2019 – ovvero coloro che, secondo il regolamento di Dublino, devono fare richiesta di asilo nel Paese di primo approdo, cioè in Italia. A questo proposito è emblematica la memoria presentata in audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati da Michele Di Bari, responsabile del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno: nei primi tre mesi del 2019 «i dublinanti di ritorno sono stati più numerosi degli ingressi via mare» (1.265 al 20 maggio) e nel 2018 «il peso degli arrivi Dublino – 6574 rientri – è stato pressoché equiparabile a quello dei 7.695 sbarchi» dello stesso anno.
Francia e Germania sono i paesi che rimandano indietro più “dublinanti”, ma fanno la loro parte anche Austria, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Svezia.
LE SANZIONI. Intanto, però, il decreto sicurezza bis stabilisce che il ministro dell’interno «può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale» per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Una competenza che nella prima formulazione – poi cassata – era in capo al Viminale e che ora è invece stabilita d’intesa con i Ministri dei Trasporti e della Difesa, dopo aver informato il premier.
In caso di violazione del divieto d’ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, è prevista poi una sanzione che va da un minimo di 10mila euro a un massimo di 50mila per il comandante, l’armatore e il proprietario della nave e che può arrivare anche al sequestro dell’imbarcazione. Anche qui, nella prima bozza del decreto, le multe erano altre: si prevedevano sanzioni pecuniarie che andavano da 3.500 e 5.500 euro per ogni straniero soccorso e trasportato nel nostro Paese e la revoca o la sospensione della licenza per navi che battono bandiera italiana.
Per quanto riguarda il sequestro della nave, il provvedimento stabilisce poi che possa avvenire solo dopo reiterate violazioni ed è la ragione per cui la Sea Watch 3 non è stata ancora sequestrata, visto che è la prima volta che Carola Rackete viola il decreto sicurezza bis entrato in vigore da poco più di due settimane. Per il Viminale, aver ignorato i ripetuti alt è una violazione reiterata e quindi ci sono gli estremi per il sequestro della nave. Al momento il prefetto competente non ha ancora proceduto.
I RIMPATRI. Inoltre, in tema di rimpatri, il testo istituisce un fondo destinato a finanziare «interventi di cooperazione mediante sostegno al bilancio generale o settoriale ovvero intese bilaterali, comunque denominate, con finalità premiali per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari presenti sul territorio nazionale e provenienti da Stati non appartenenti all’Unione europea». Un fondo che servirà, quindi, anche a favorire i rimpatri degli extracomunitari irregolari, che disporrà inizialmente di 2 milioni di euro per il 2019, ma che, grazie ai tagli al Fondo per i Centri di accoglienza, potrà godere di un incremento annuo fino a 50 milioni di euro.
Infine, il provvedimento – che si occupa anche di gestione dell’ordine pubblico – prevede lo stanziamento di 3 milioni di euro in 3 anni, per il contrasto al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e operazioni di polizia sotto copertura.
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L’immagine in alto è tratta dal sito di Sea Watch.