IN ATTESA DEL DECRETO SICUREZZA TER
Dovrebbe raccogliere i rilievi del presidente Mattarella ai precedenti decreti e ribadire che salvare vita è un dovere. Ma per ora è rimandato.
19 Dicembre 2019
Doveva arrivare in consiglio dei ministri prima di Natale, il decreto sicurezza ter, ma al momento, causa continue fibrillazioni del governo giallorosso, che consigliano di non innescare una nuova miccia potenzialmente esplosiva per la tenuta dell’esecutivo, tutto tace. E, anche se a parole il centrosinistra lo chiede a gran voce e persino le Sardine a San Giovanni ne hanno fatto un punto per così dire politico, rimane tutto da vedere, se riuscirà a vedere la luce nelle prime settimane dell’anno nuovo. E quindi prima di un’eventuale show down elettorale.
Già a fine novembre, il ministro dell’interno Lamorgese aveva in stadio di lavorazione avanzata un decreto sicurezza ter, che ha il compito di intervenire sulle parti più controverse di entrambi gli omonimi decreti della stagione Salvini.
I RILIEVI DI MATTARELLA. Si tratta di uno schema di provvedimento che recepisce i rilievi che il presidente della repubblica Sergio Mattarella aveva fatto in sede di firma di quei testi. In particolare, nella lettera inviata al premier Conte e ai presidenti di Camera e Senato, il capo dello Stato aveva definito le sanzioni previste dal “sicurezza bis” «sproporzionate rispetto ai comportamenti»: grazie a un emendamento accolto in Parlamento, il testo licenziato dal Consiglio dei ministri era stato infatti modificato, aumentando le multe per le navi di soccorso ai migranti, in caso di violazione del divieto d’ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, da un massimo di 50mila fino a un milione di euro, arrivando anche alla confisca dell’imbarcazione. Un modo per mettere una volta per tutte con le spalle al muro le Ong, che non avessero rispettato quel divieto nel tentativo di portare in salvo esseri umani.
IL DOVERE DI SOCCORRERE. A questo proposito, il testo messo a punto dai tecnici del Viminale guidati da Luciana Lamorgese, riporta le multe alle cifre precedenti (dai 10 ai 50 mila euro), arrivando alla confisca delle navi solo in caso di reiterazione del divieto d’ingresso in acque territoriali. Individuando poi in modo netto il tipo di mezzi che possono essere oggetto di multe e specificando che il soccorso dei naufraghi è e rimane un dovere. E per quanto riguarda poi le richieste di protezione internazionale – normate dal primo decreto sicurezza salviniano -, tornano collocate con chiarezza nella cornice normativa della Costituzione Italiana e del diritto internazionale, senza margini di ambiguità.
Non si prevede il ripristino del permesso umanitario, ma le commissioni territoriali, che esaminano chi ha diritto e chi no ad ottenere la tutela prevista dalle Convenzioni internazionali, dovranno considerare con attenzione la situazione nei Paesi di origine dei migranti, con particolare riguardo al rispetto delle libertà democratiche.
ARRIVI E RICOLLOCAMENTI. Quella che ha in cantiere il ministro Lamorgese è una correzione di rotta molto attesa, e va ancora esaminata nei dettagli.
Nel frattempo, mentre gli accordi di ricollocamento fra i paesi Ue sanciti dal vertice di Malta del settembre scorso sembrano funzionare, (dal Viminale fanno sapere che otto migranti registrati su dieci saranno presto ricollocati da un accordo che è “a regime”), gli sbarchi diminuiscono: secondo il rapporto presentato di recente dalla Fondazione Ismu, nel 2019 sono crollati di quasi il 54% rispetto all’anno scorso (erano poco più di 23mila, risultano a oggi poco più di 11mila). Anche se in realtà non si fermano gli arrivi dei “barchini” e la crescita delle richieste di asilo segnalano che si è aperta un’altra rotta, questa volta via terra, quella balcanica, se si considera anche l’alto numero di migranti “intercettati” ai confini con la Slovenia.
SALVINI E LA GIUSTIZIA. E nel frattempo, l’ex titolare del Ministero dell’interno, Matteo Salvini, tornerà a passare il vaglio della giunta delle autorizzazioni a procedere del senato. Per la seconda volta infatti, il Tribunale dei ministri di Catania ha deciso di contestare a Salvini il sequestro di persona per la vicenda che, nel luglio scorso, ha visto trattenuti per giorni 131 migranti a bordo della nave militare Gregoretti. La prima era stata per il caso Diciotti, in quel caso la giunta di palazzo Madama non ha autorizzato. Ora si vedrà. Anche perché, diversamente dal caso Diciotti, l’altro ex premier e attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto sapere che questa volta il Movimento Cinque Stelle voterà a favore dell’autorizzazione a procedere.
Nel dubbio e nelle more delle turbolenze dei suoi, il capo politico pentastellato punta a indebolire il suo nemico/amico, il leader della Lega Matteo Salvini. Qualsiasi cosa succeda, al Movimento male non fa. Anzi.
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