DIDATTICA A DISTANZA: METÀ DEGLI STUDENTI NE È ESCLUSA
Lo rileva in un sondaggio Cittadinanzattiva, che richiama all'impegno scuola, istituzioni, terzo settore affinchè non si torni alla scuola “di prima”
21 Maggio 2020
Nel periodo dell’emergenza Covid 19, il 92% delle scuole ha attivato la didattica a distanza,solo l’8% non lo ha fatto. È quanto emerge da un sondaggio civico sulla didattica a distanza promosso da Cittadinanzattiva che, tra il 10 aprile e il 6 maggio, ha coinvolto 1.245 soggetti fra genitori, insegnanti e studenti, soprattutto di scuole primarie (43%), seguite da secondarie di secondo grado (27%) e di primo (22%). In pratica,quindi, la didattica a distanza è stata attivata (quasi) ovunque. Nel 45% dei casi sono state organizzate da 2 a 5 video lezioni a settimana per arrivare alle oltre 12 nel 9% dei casi – anche se c’è stato, nel 3% dei casi, chi non ne ha mai proposte – in prevalenza (85% dei casi) in diretta, per una durata media da un’ora a 40 minuti.
Eppure, se si analizza la situazione più da vicino, i dati non sono confortanti: in ogni classe ha inciso sensibilmente, come emerge dal sondaggio, la disponibilità e la capacità dei singoli docenti di organizzarsi per garantire le video lezioni: la percentuale di docenti che nelle singole classi del campione hanno attivato la didattica a distanza è di meno della metà (43%) e quella dei docenti che non lo hanno fatto altissima (29%).
La didattica a distanza esclude troppo
Dalle risposte al sondaggio emerge una situazione di coinvolgimento dei ragazzi molto variegata, con una percentuale di esclusione elevatissima. Nel 48,5% dei casi i ragazzi sono rimasti esclusi per una connessione inadeguata; nel 33,5% per la mancanza di un dispositivo personale e la necessità di doverlo condividere con altri membri della famiglia; nel 24,5% dei casi per la totale assenza di dispositivi e nel 16,4% di connessione.
Tanto che a Policoro (Matera) l’80% dei ragazzi dell’Istituto Pitagora è rimasto escluso dalla didattica a distanza ; al De Franchis di Benevento sono riusciti a partecipare solo la metà e al Gneo Nevio di Napoli ne sono rimasti esclusi un terzo. La situazione non è facile neanche nel Lazio: a Cassino, più della metà per classe degli studenti dell’istituto San Benedetto non hanno potuto partecipare; stessa sorte per almeno il 20% degli studenti dell’istituto comprensivo Aldo Manuzio di Latina e del Piersanti Mattarella di Roma, con una percentuale tra il 30 e il 50%. E potremmo continuare. Ciò che emerge è un’estrema varietà, legata indubbiamente anche al fatto che la didattica a distanza si è retta sulle disponibilità delle famiglie in termini di connettività e strumentazione.
Luci e (tante) ombre
La sfida della didattica a distanza ha messo in evidenza una serie di fragilità, a partire dalla più condivisa, che riguarda formazione e aggiornamento. Degli insegnanti, ma anche dei genitori; e non solo sull’uso delle piattaforme di didattica a distanza, ma anche, come emerge, sull’utilizzo del computer e dei programmi base. Molto forte si è rivelato il bisogno di connettività adeguata e di computer, non a spese delle famiglie e degli alunni. Non mancano neanche richieste di maggior uniformità nelle piattaforme utilizzate (qualcuno ne propone una ministeriale). Emerge forte e chiara, tuttavia, anche la necessità di vicinanza agli studenti: più spiegazioni, più attenzione ai feedback sulla comprensione, più dialogo, contezza di un paradigma che è cambiato.
Le proposte per ripartire
È vero, la scuola italiana è alla sua prima esperienza con la didattica a distanza. Ci siamo sperimentati e (troppo) spesso non abbiamo vinto. Il punto ora è come andare avanti: possiamo migliorare la didattica a distanza, certo, ma abbiamo l’opportunità di ripensare più nel profondo la nostra scuola.
Cittadinanzattiva richiama all’impegno istituzioni, mondo della scuola, terzo settore affinchè non si torni alla scuola “di prima”e sottolinea la necessità di:
- intervenire al più presto per colmare il divario di accesso alla dad, estendendo le connessioni ai territori meno serviti e fornendo dispositivi individuali, ricorrendo a fondi pubblici e privati;
- colmare le carenze rispetto ad alunni con bisogni specifici, come nel caso dei ragazzi con disabilità o dei ragazzi stranieri; dei ragazzi che vivono in famiglie con gravi difficoltà abitative, economiche, sociali;
- integrare la normativa sulla didattica a distanza, riguardo a sicurezza dei dati, metodologie, salute de ragazzi e connessione online, realizzazione di un piano bilanciato delle attività
- affidare a Invalsi e Indire la valutazione della didattica a distanza per fare tesoro delle esperienze fatte e mettere a punto strategie educative e didattiche nuove.
- rivedere e attuare il piano nazionale di formazione digitale per alunni e docenti, tenendo conto dei diversi livelli di preparazione e delle richieste più urgenti, così come innovare le metodologie didattiche sia a distanza che in presenza;
- consolidare l’alleanza con le famiglie, che in questa pandemia hanno avuto in molti casi un peso decisivo sull’accesso degli studenti alla didattica a distanza;
- avviare, da Giugno, sperimentazioni all’aperto utilizzando gli spazi scolastici disponibili per una socialità protetta che sia anche di supporto dei genitori che hanno ripreso il lavoro in presenza.
- investire sulle strutture scolastiche con un piano ed un fondo di edilizia “leggero”;assicurare adeguati presidi igienici, con un’attenzione particolare alle scuole in periferia;
- aumentare il numero dei docenti stabilizzati e lavorare per la riapertura delle mense.
Ripartire dai ragazzi, i grandi assenti
In quarantena bambini e ragazzi hanno dimostrato grandi risorse di resilienza, ma manifestano anche difficoltà e disturbi. Secondo Cittadinanzattiva ora bisogna ripartire da loro – individuando modalità di coinvolgimento diretto nel progettare la ripartenza delle scuole – e dall’intera comunità educante. Il terzo settore, come sottolinea in questo senso Cittadinanzattiva, può offrire risorse preziose a supporto delle attività extra scolastiche ma anche alla gestione di attività laboratoriali e per piccoli gruppi ad integrazione delle attività curriculari.
Leggi anche le informazioni utili e gli aggiornamenti dalle associazioni che si mobilitano per l’emergenza sanitaria di COVID 19 a questo link.
Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org
2 risposte a “DIDATTICA A DISTANZA: METÀ DEGLI STUDENTI NE È ESCLUSA”
Segnalo che nella ricerca, scaricabile sul sito di cittadinanza attiva, le risposte alla domanda “motivi di esclusione dalle video lezioni” erano consentite risposte multiple. Non si può, quindi desumere che metà degli studenti è esclusa dalla didattica a distanza. Chiaro è invece il dato che il 92% delle scuole ha attivato la didattica a distanza. Dalla ricerca emerge anche che la disponibilità di tecnologia e connessione per gli studenti senza computer e/o senza connessione, è migliorata nel periodo di emergenza
Il quotidiano Vita diffonde dati di un sondaggio civico sulla Dad che vi potete scaricare sul sito Cittadinanza attiva .
Non è una ricerca scientifica come si afferma nel testo del giornale ma si tratta di un sondaggio che come è scritto a pag. 13 del documento è basato su questionari forniti su base spontanea e non su campione statistico.
I dati poi non sono stati oggetto di verifica ma sono l’espressione di dichiarazioni raccolte tra il 10 aprile e il 6 maggio fornite per il 57% dai genitori/parenti, il 31% da insegnanti ,10% da studenti 7% dirigenti scolastici.
La distribuzione geografica è completamente disomogenea.
Si capisce che le tabelle derivate da tale metodo sono solo una sintesi dei questionari ricevuti che possono essere stati facilmente orientati.
In definitiva sia Cittadinanzattiva che Vita avrebbero dovuto specificare che si tratta di questionari spontanei e non di una ricerca scientifica.
Pertanto i dati diffusi sono assolutamente falsi e privi di fondamento scientifico.
In qualità di Dirigente Scolastico della Nevio -Cinquegrana, scuola menzionata nella ricerca, sono indignata per l’infondatezza dei dati. Io ho fatto un approfondimento ma i lettori non lo fanno e passa un messaggio sbagliato. Che vengano subito smentiti i dati pubblicati a danno dell’immagine della scuola che dirigo , scuola che con spirito di abnegazione non ha mai abbandonato gli alunni in questa fase di emergenza.