DISABILITY PRIDE 2018. IL DIRITTO DI ESSERE CITTADINI TRA I CITTADINI
Su uguaglianza e inclusione sociale dei cittadini con disabilità l’Italia è al palo. A Roma il 15 Luglio c’è il pride della disabilità. Ed è tutto pronto
13 Luglio 2018
Il 15 luglio, a Roma, si svolgerà il Disability Pride Italia, il pride della disabilità, manifestazione che ha come obiettivo quello di portare la disabilità “nella sua interezza e complessità tra la gente comune, rivendicando con orgoglio il diritto di essere cittadini tra i cittadini.”
Secondo il World Report of Disability, Who-Oms 2011, un individuo su sei è affetto da disabilità e il dato è destinato a crescere soprattutto in paesi come l’Italia, a causa della longevità della popolazione e del calo demografico. Nonostante la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, attraverso i suoi 50 articoli, ha indicato la strada da percorrere per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità, di fatto poco o niente è cambiato nel nostro Paese: le barriere architettoniche e senso-percettive sono ancora diffuse nelle nostre città; l’assistenza per avere una vita autonoma è spesso carente se non in alcuni casi inesistente; la percentuale delle persone con disabilità impiegate nel mondo del lavoro è esigua e minimo è anche il numero di quelle coinvolte negli apparati politico-amministrativi.
Per questi motivi, domenica 15 luglio, alle ore 17:30, associazioni e cittadini si daranno appuntamento a piazza Madonna di Loreto per sfilare in corteo verso Piazza del Popolo dove a partire dalle ore 19:00, sul palco appositamente allestito, si esibiranno numerosi artisti e cantanti. La manifestazione è organizzata da Disability Pride Onlus in collaborazione con la Fondazione ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro); la Fondazione Sosteniamoli subito e sostenuta da numerosissime associazioni di categoria. È stata inoltre patrocinata dal Parlamento Europeo, dall’ANCI e dall’Ambasciata Britannica. La manifestazione si terrà in contemporanea con New York e Brighton.
Per l’occasione abbiamo fatto alcune domande a Carmelo Comisi, presidente dell’associazione Disability Pride Onlus nonché ideatore dell’ Handy pride di Ragusa nel 2015. Da 21 anni è costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente all’età di 15 anni che lo ha reso tetraplegico, da circa sette si batte con tenacia per i diritti delle persone con disabilità.
Quanto l’Italia, rispetto agli altri paesi europei, si trova indietro rispetto all’adozione di politiche di inclusione per le persone con disabilità?
Nonostante la nostra sia una legislazione all’avanguardia, è vero anche che in Italia i problemi relativi al mondo della disabilità vengono affrontati in maniera esclusivamente ideologica, con un’impostazione meramente formale che non si trasforma in interventi sostanziali. Barriere architettoniche ovunque, talvolta anche negli edifici di nuova costruzione, mondo del lavoro precluso a molte persone con disabilità, sostegno scolastico assai carente, mezzi pubblici inadeguati, nessuna normativa che legittimi l’indispensabile figura del care-giver, assistenza personale autogestita precaria se non, in alcune regioni, addirittura assente.
Il Disability Pride si svolge a Roma quest’anno per la prima volta. Roma è una città piena di barriere sia per chi ci vive e lavora e sia per chi la visita in qualità di turista. Da dove si dovrebbe iniziare per modificare la situazione romana?
Roma è una cartina di tornasole per quanto riguarda l’inaccessibilità, tutte le città Italiane vivono questo problema e, a quanto mi risulta, nessuna è riuscita a risolverlo completamente. C’è da dire però che, almeno sul fronte della lotta alle barriere architettoniche, questo problema sui media è “frequentemente” trattato, quindi, a mio avviso, ci stiamo già avviando sulla strada del cambiamento culturale, che passa in primis dalla conoscenza, da parte dei molti, dei problemi che riguardano una limitata categoria di persone, il resto dovrà essere fatto da politiche sanzionatorie… Ma non è mio compito indicare quale strada seguire!
Per quale motivo, secondo lei, un paese come il nostro dove l’età media aumenta e con essa anche le disabilità, le politiche d’inclusione tardano ad essere applicate?
Pur essendo un mondo alieno ai molti, quello della disabilità è paradossalmente quello che ha riconosciuti tutti i diritti necessari alla effettiva inclusione: ricordiamoci che persino i 50 articoli della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità fanno ormai da anni parte del nostro corpus legislativo. Ciò nonostante è sotto gli occhi di tutti che le persone disabili sono relegate ai margini della nostra società, più delle persone LGBT e degli stranieri, ma lo sono in una maniera ipocrita e subdola, perché un Paese che deve essere definito “civile” non può fare di certo dare aperta battaglia alle persone con disabilità, ancorché la faccia contro le altre minoranze (omosessuali o stranieri).
A quanto pare questo riconoscimento fittizio di diritti, che in effetti non vengono applicati, è sufficiente a tenere a bada l’opinione pubblica che, a mio avviso, dovrebbe invece indignarsi e sostenere quei pochi che, nonostante la propria condizione di disabilità, hanno la forza di reagire a questa situazione e di manifestare. Fin tanto che le manifestazioni per i diritti delle persone con disabilità non vedranno migliaia o decine di migliaia di persone come partecipanti, fintanto che le trasmissioni televisive di approfondimento politico non daranno notevole spazio a questi diritti violati, chi amministra la cosa pubblica avrà altre urgenze a cui far fronte e, come accade tutt’ora, i nostri problemi saranno in coda all’agenda politica.
Il Disability Pride è alla sua terza edizione. Quali sono stati i risultati ottenuti nelle passate edizioni e quali gli obiettivi di quella imminente?
L’edizione Romana è la prima che, grazie ai contributi economici dei nostri sponsor, può permettersi di realizzare un evento in piazza, quindi portare la disabilità tra la gente, ma non in maniera gravosa, bensì tra colori e suoni, propri di una grande festa… gli altri anni invece, seppur conditi da spettacoli, siamo sempre stati costretti in spazi chiusi, dove non era di certo possibile coinvolgere il “passante”, cioè colui che non sa di trovarsi in un pride della disabilità e che, ci auguriamo, voglia rimanere con noi perchè si starà divertendo… Dopo tutto è questo uno degli obiettivi del Disability Pride: dare una nuova chiave di lettura per approcciarsi alle persone con disabilità!
Perché partecipare al Disability Pride?
Per celebrare insieme a noi la convenzione ONU sui diritti delle persone disabili, della quale alcuni articoli verranno letti durante il corteo dagli studenti del corso di recitazione del CSC, (Centro sperimentale cinematografia) per dire a tutti che un mondo più inclusivo è un mondo migliore!
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