DISUGUAGLIANZA SOCIALE: ALL’ITALIA SERVE UN’INVERSIONE A U

In occasione della Giornata mondiale della giustizia sociale, Rete dei Numeri Pari e Oxfam Italia rilanciano le proposte dell’Agenda Sociale. De Marzo: «All’Italia non servono aggiustamenti, ma un’inversione a U. Non abbiamo visto iniziative parlamentari sufficienti a far vivere l’agenda sociale»

di Giorgio Marota

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Lo scandalo della ricchezza non può che indignare chi cerca di promuovere la solidarietà per rispondere alle emergenze sociali di questo Paese. Mentre in Italia cresce il divario tra i poveri e i ceti abbienti, il terzo settore continua a denunciare con forza la mancanza di risposte istituzionali adeguate: lo fa spesso urlando, così da dare forma e concretezza al disagio, anche se restano quasi sempre grida strozzate dal disinteresse della politica. Eppure, c’è chi non si stanca di far sentire la propria voce. Come la Rete dei Numeri Pari, un’alleanza orizzontale di realtà impegnate su vari territori che il 20 febbraio, in occasione della Giornata mondiale della giustizia sociale, ha organizzato un incontro presso la sala stampa della Camera dei Deputati intitolato “La pandemia della disuguaglianza: l’Agenda sociale come cura per la democrazia”.

disuguaglianza sociale
«Denunciamo l’abisso che si è creato tra ricchi e poveri». Così Giuseppe De Marzo durante l’incontro “La pandemia della disuguaglianza: l’Agenda sociale come cura per la democrazia”

Contro la disuguaglianza sociale gli aggiustamenti non bastano

«Denunciamo l’abisso che si è creato tra ricchi e poveri», ha detto con il solito trasporto emotivo l’attivista e coordinatore della Rete, Giuseppe De Marzo. I dati mettono le élite del Paese con le spalle al muro: in Italia il 5% della popolazione possiede quasi il 50% della ricchezza nazionale e 71 miliardari accumulano, in media, 166 milioni di euro al giorno; quei pochi posseggono ben 272,5 miliardi, mentre quasi 6 milioni di persone restano in povertà assoluta e più di 9 in povertà relativa. Tra l’altro, secondo Forbes il 63% del portafoglio dei miliardari è fatto di beni e disponibilità ereditate; quindi non deriva dal talento imprenditoriale o dalla propensione al rischio. Di vere politiche sociali per le fasce più deboli, quelle che vivono nei contesti esposti alle penetrazioni mafiose e della criminalità organizzata, però non si ha traccia da decenni. «Crediamo che le disuguaglianze siano volute, tramite scelte politiche precise», la denuncia di De Marzo, che ha evidenziato come, parallelamente alla crisi economica, si vadano sempre più riducendo gli spazi di democrazia. «Il governo Meloni ha mostrato tutto il suo disprezzo per i poveri, per i lavoratori, per la sanità pubblica, per i diritti dell’ambiente e degli animali, cancellando politiche sociali e dirottando risorse pubbliche per favorire un’economia estrattiva che punta su armi e vecchie filiere produttive inquinanti. Non servono aggiustamenti, servono inversioni a U», ha aggiunto.

«Le proposte dell’agenda sociale non hanno mai visto attuazione»

La Germania che domenica ha portato alle urne l’85% dei suoi cittadini ci interroga sullo stato di salute della nostra democrazia. In Italia metà popolazione non vota e, tra gli astenuti, più di 8 cittadini su 10 sono gli stessi impoveriti dalla brutalità di questo sistema. Sono gli ultimi, gli abbandonati, quelli che non credono più nella potenza rivoluzionaria di un segno a matita su una scheda. «Quello che vogliamo ribadire è che non abbiamo visto iniziative parlamentari sufficienti a far vivere l’agenda sociale». L’agenda è un elenco di proposte, condivise tre anni fa da circa 700 realtà e largamente sottoscritte anche dai partiti, che però non hanno mai trovato attuazione. Tra le proposte ci sono il rafforzamento del reddito di cittadinanza, l’implementazione di un’offerta di servizi sociali di qualità attraverso una vera riforma del welfare, la garanzia di un diritto all’abitare, l’introduzione del salario minimo, una riconversione ecologica pianificata, pubblica e inclusiva, l’istituzione di consulte cittadine sui beni confiscati, lo stop all’autonomia differenziata, il freno a una politica di esternalizzazione delle frontiere e di respingimenti su procura e l’applicazione del metodo della co-programmazione e co-progettazione su larga scala.

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Mikhail Maslennikov, Oxfam Italia: «la politica sta creando artificialmente contrapposizioni tra gli emarginati. Una strategia che permette di tenere in secondo piano il mancato raggiungimento di risultati a beneficio dei più vulnerabili»

Eurostat: gli stipendi pongono l’Italia agli ultimi posti tra le grandi economie OCSE

La disoccupazione, al netto di piccole oscillazioni mensili, resta il termometro più evidente del disagio: in Italia supera stabilmente il 38%. Sulla povertà non siamo messi meglio: sono 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta e quasi 5,7 milioni gli individui nella stessa condizione. Un recente studio dell’Eurostat sul potere d’acquisto nei Paesi europei nel 2023 con focus sugli stipendi ha rilevato, inoltre, come l’Italia si posizioni agli ultimi posti tra le grandi economie dell’OCSE: il reddito netto medio di un lavoratore nell’UE è stato pari a 27.500 PPS (moneta virtuale che neutralizza le differenze di prezzo e di scambio), mentre entro i nostri confini si è fermato a 24.000 PPS, segnando un divario del 15% rispetto alla media comunitaria. Alla conferenza ha partecipato anche Mikhail Maslennikov, Policy advisor per la Giustizia economica di Oxfam Italia, secondo cui la politica sta creando «artificialmente contrapposizioni tra gli emarginati, accentuando paure, insicurezze e tensioni nella società. Una strategia che, puntando al soddisfacimento di obiettivi di identità, permette di tenere in secondo piano il mancato raggiungimento di risultati economico-sociali a beneficio dei più vulnerabili, mentre persegue politiche che avvantaggiano chi è già in posizione di privilegio».

Le reazioni

Chiara Braga, capogruppo alla camera del Pd, è intervenuta durante l’evento dicendosi «preoccupata per l’acuirsi delle disuguaglianze, mentre si affermano modelli dove il potere delle multinazionali ha un rapporto sempre più perverso con il potere». L’esempio degli Stati Uniti, con l’influenza di Musk nell’amministrazione Trump, è sotto gli occhi di tutti. Luana Zanella di Alleanza Verdi Sinistra ha invece evidenziato come sia assolutamente necessario «ricucire la relazione con le espressioni organizzate e più significative della cittadinanza attiva», mentre per Francesco Silvestri del Movimento 5 Stelle «il nostro Paese ha vissuto altri momenti di crisi, ma la partecipazione e la reazione non sono mai mancate come stavolta». Da destra non è arrivata nessuna reazione, se non la rivendicazione di dati che, se letti in una certa maniera, potrebbero anche raccontare di un Paese che migliora in termini di occupazione e sanità; oltre alla considerazione che certi fenomeni sono in atto da anni e che nessuno, a maggior ragione le forze politiche che oggi si aggiungono al coro dei denuncianti, ha mai fatto qualcosa di veramente concreto per invertire la tendenza. Eppure hanno governato, e tanto, più o meno tutti.

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