DOCUMENTARE I DIRITTI PER PIANTARE SEMI DI EQUITÀ
Un concorso rivolto a giovani tra i 18 e i 24 anni per la scrittura di brevi progetti di film documentari ispirati alla Carta dei Diritti Umani e un evento formativo all’Università Roma 3. Rossi Landi: «Vogliamo invitare i giovani a riflettere sulla maniera eticamente corretta di approcciare temi che non li riguardano in prima persona»
12 Settembre 2024
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È da qualche anno che stiamo dicendo che questa generazione è quella che, da tempo, si sta più interessando ai diritti. E che probabilmente la consapevolezza attorno ad alcuni dei diritti abbia fatto più passi avanti negli ultimi 5-10 anni che nei 40 anni precedenti. È proprio con questa idea, pensando ai giovani, che il Rome International Documentary Festival, unico festival di Roma dedicato esclusivamente al documentario creativo, alla sua terza edizione inaugura il concorso Documentare i diritti, rivolto a ragazzi e ragazze tra i 18 e i 24 anni, allo scopo di diffondere la conoscenza dei diritti inalienabili dell’uomo tra le giovani generazioni. Il concorso consiste nella scrittura di una log-line di 50 parole e una sinossi di massimo una pagina da inviare entro il 1 ottobre all’indirizzo email Doc-I-diritti@ridf.it. I 10 titoli scelti verranno comunicati il 15 ottobre circa, e fino a fine novembre ci saranno i corsi di formazione, fino a che verrà nominato un vincitore. Con Documentare i diritti, uno dei 24 progetti assegnatari del bando Sementi 2024 dell’Assemblea Capitolina, il RIDF, in collaborazione con Amnesty International, vuole sottolineare quanto sia importante testimoniare attraverso il racconto di storie reali la centralità dei diritti umani, in quanto cardini della libertà di ognuno di noi. Ne abbiamo parlato con Emma Rossi Landi, Direttrice Generale del Rome International Documentary Festival, organizzato da Doc Fest e Botteghe Visive, un’aps tutta femminile, composta da artiste, videomaker e fotografe che si occupano di inclusione sociale.
Un concorso per i giovani, per piantare dei semi
Come dicevamo, i diritti sono il cuore del dibattito pubblico di questi anni. Ma da dove nasce questa idea? «L’idea è nata da noi» ci spiega Emma Rossi Landi. «Vediamo tanti documentari e spesso trattano di argomenti di rilevanza sociale e di diritti umani. Ci interessa fare un concorso del genere per ragazzi così giovani perché in questo modo pianti dei semi, stimoli un modo di vedere il mondo in futuro in modo più equo e più giusto. Abbiamo deciso di fare un focus su questa cosa soprattutto perché la tematica principale del documentario in questo momento è di ordine etico: perché un documentarista occidentale, privilegiato, deve andare a raccontare le storie in giro per il mondo? Qual è il punto di vista giusto per approcciare questi temi? Nell’idea di Documentare i Diritti c’è quella di invitare i giovani a fare una riflessione su quella che è la maniera eticamente corretta di approcciare dei temi non riguardano loro in prima persona».
Il 7 novembre, al Teatro Palladium, la serata finale
«Il concorso è rivolto a tutti, anche se le proposte che stiamo ricevendo sono per lo più da studenti di cinema» ci spiega Emma Rossi Landi. «A noi però piacerebbe che le proposte arrivassero da giovani di tutte le provenienze, sia culturali che sociali, perché questo potrebbe permette uno scambio durante il corso di formazione che verrà fatto ai ragazzi. Abbiamo fatto la call e stiamo ricevendo i progetti fino al 1 ottobre. Tra quelli arrivati selezioneremo 10 progetti. A questi ragazzi verrà fatto un primo corso di formazione su come presentare il loro progetto da un punto di vista professionale. Poi ci saranno tre giorni presso l’Università Roma 3, con proiezioni e masterclass sul tema dei diritti umani e dell’etica del documentarista. Queste masterclass sono aperte sia agli studenti che ai nostri 10 selezionati che al pubblico. L’ultimo giorno, il 7 novembre, al Teatro Palladium, ci sarà il pitch vero e proprio, in cui i selezionati presenteranno i loro progetti davanti a un panel, formato da professionisti del documentario, produttori, registi ed esperti di diritti umani, rappresentanti di varie onlus, come Amnesty International».
Un percorso di formazione
Non è quindi il classico concorso di cinema per progetti finiti, ma un vero e proprio percorso di formazione «I ragazzi, essendo così giovani, non devono mandarci un progetto strutturato, ma un soggetto di una pagina con una logline» spiega la direttrice. «Verrà loro fatta una formazione per fare il pitch, per approfondire il progetto e per capire come presentarlo, come renderlo più interessante. Uno di questi progetti, a giudizio dei membri del panel, sarà il migliore che vincerà un premio di 2mila euro. Il vincitore dovrà sviluppare il progetto, nei corsi dei mesi successivi verrà seguito da noi fino a produrre un dossier. A quel punto potrà cercare una produzione vera e propria». Insomma, è una sorta di Premio Solinas (il premio dedicato alle sceneggiature) del documentario, in cui si colgono i film ancora in embrione, cercando di immaginare i racconti che diventeranno.
La generazione under 24, la più permeabile e creativa
Il concorso è dedicato a una fascia di età molto giovane, gli under 24, perché è considerata la più permeabile e creativa; perché, oltre a farci capire come vedono il mondo, possano a loro volta crescere, formarsi, continuare a creare in sé una coscienza civile. «In questo modo formi dei giovani documentaristi in modo che riflettano già su queste tematiche, che sono così importanti per l’approccio del regista occidentale alle tematiche che non lo riguardino in prima persona» spiega Emma Rossi Landi. «Il nocciolo della questione dell’etica del documentarista è questa».
Quali sono i diritti di cui parlano i giovani?
I progetti in questi giorni stanno ancora arrivando. Ovviamente i temi sono i più vari. Ma vorremmo provare a capire quali sono oggi i diritti a cui i giovani tengono di più. «Naturalmente i diritti delle donne, delle comunità LGBTQ+ sono quelli che escono di più, quelli che con cui un giovane ha più contatto. Ma interessano anche i diritti dei bambini, come il diritto all’istruzione» spiega la direttrice. «Sono progetti belli, freschi, pieni di entusiasmo, come è chiaro».
Il Rome International Documentary Festival
Documentare i diritti è un progetto che nasce dal Roma International Documentary Festival. «Il Festival è alla terza edizione, si svolgerà dal 5 al 9 dicembre al cinema Aquila di Roma» ci spiega Emma Rossi Landi. «Abbiamo tre concorsi: quello internazionale, World Doc, quello italiano, Ita Doc, e poi Short Doc, dedicato ai cortometraggi, che quest’anno proietteremo in sala. La scadenza per iscrive i film è il 15 settembre, attraverso il sito linkato alla piattaforma Film Freeway. Abbiamo ricevuto moltissimi film e cerchiamo di trovare quelli più rappresentativi. Ci piace in particolar modo il documentario creativo, narrativo, cinematografico, e cerchiamo i film anche nei festival internazionali. Stiamo facendo un lunghissimo processo di selezione che va avanti da mesi, con un comitato che è composto da dottorandi del DAMS. Selezioniamo 10 film per ogni sezione, che concorrono per vari premi». Nei film che arrivano a questo festival c’è una tendenza, una tematica di contenuti o di stile che li accomuna? «Una cosa curiosa è che ogni anno ci sono tematiche predominanti, anche senza che ci sia una volontà precisa» ci risponde la direttrice del festival. «Il nostro è un festival di cinema, fatto da filmmaker, e scegliamo di non avere una tematica. Ma le tematiche si impongono. Il primo anno i film erano quasi tutti sulle relazioni, umane, probabilmente perché era l’anno dopo il Covid. Lo scorso anno molti film erano sulla ricerca dell’identità». «Cerchiamo film che utilizzino un linguaggio cinematografico, perché in questo caso c’è un’immedesimazione dello spettatore, che ha la possibilità di entrare in un contatto emotivo» continua. «Che è anche informativo, perché se vieni coinvolto senti di più la cosa e sei più curioso. Ci piacciono i film che esprimano una visione del mondo e ti lascino con delle riflessioni».