DONAZIONE DI SANGUE. LA RETE DI TUTTI: OCCORRE COINVOLGERE DI PIÙ I GIOVANI

Tante le iniziative di La Rete di Tutti per la Giornata mondiale del donatore. Felice Di Iorio: «Momenti utili per celebrare il ruolo del donatore nel sistema sanitario. Siamo quasi autosufficienti ma dobbiamo lavorare ancora sui plasmaderivati e coinvolgere di più i giovani, far capire loro l’importanza di questo gesto»

di Giorgio Marota

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In una società dove tutto ha un prezzo, promuovere il dono – per sua natura gratuito e senza interessi – è una vera rivoluzione culturale. Il dono non pretende nulla in cambio, anche se donando si finisce per fare del bene pure a sé stessi. Così avviene, del resto, con il sangue «che salva la vita altrui e anche la nostra perché ci aiuta a fare costantemente prevenzione attraverso uno screening completo» assicura Felice Di Iorio, presidente e socio fondatore de La Rete di Tutti, associazione che nell’ultima settimana ha organizzato sul territorio di Roma una serie di eventi in occasione del World Blood Donor Day, la giornata internazionale istituita nel 2005 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il 14 giugno, nel quartiere Eur, è stato possibile ad esempio donare il sangue, effettuare il controllo dell’udito, un elettrocardiogramma e anche accedere ai servizi di counseling e prenotazione di vari screening come la mammografia, il pap test/hpv, l’epatite C e la ricerca sangue occulto nelle feci. Due giorni dopo, domenica 16, la stessa carovana della salute si è spostata invece al “Campo Roma” della Romulea, in zona San Giovanni, dove si è svolta anche una partita amichevole di calcio tra la Squadra Assemblea Capitolina e quella di ItalianAttori. «Sono stati momenti utili per celebrare il ruolo fondamentale del donatore all’interno del sistema sanitario regionale e nazionale», ha spiegato Di Iorio, «continuando a far maturare la consapevolezza che donare il sangue e mantenersi in salute tramite l’attività fisica vanno di pari passo».

La Rete di tutti: coinvolgere di più i giovani sulla donazione di sangue

La Rete di Tutti
La Rete di Tutti nell’ultima settimana ha organizzato a Roma una serie di eventi in occasione della Giornata mondiale del donatore. Domenica 16 al “Campo Roma” della Romulea si è svolta un’amichevole tra la Squadra Assemblea Capitolina e quella di ItalianAttori

Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, nel 2023 oltre 1 milione e mezzo di persone in Italia hanno effettuato circa 3 milioni di donazioni, con 2,8 milioni di trasfusioni che corrispondono a circa 5,4 operazioni in media al minuto per 1.748 pazienti ogni giorno. Nelle associazioni c’è stato un significativo aumento di 280 mila iscritti. Venticinque mila nel Lazio aderiscono a La Rete di Tutti, che oltre ad avere una propria autoemoteca ha attivato nel corso degli anni varie convenzioni con la Asl Roma 2, l’Ospedale Sant’Eugenio, il Cto, il Pertini, il Regina Elena e il San Gallicano, il Sant’Andrea, il Grassi di Ostia e anche l’ospedale di Frosinone. «Nel 2023 sono aumentate le donazioni anche tra i giovani», le parole del ministro Schillaci, «e nessuna regione ha registrato carenza di sangue durante la scorsa estate». Eppure, nonostante i progressi, non va abbassato il livello di guardia. «Siamo quasi autosufficienti ma dobbiamo lavorare ancora e ancora meglio» ci racconta il presidente e fondatore de La Rete di Tutti, ricordando anche l’importanza della donazione del plasma vista l’elevata richiesta e la sua ricchezza di anticorpi per la ricerca e i medicinali. Paradossalmente, nonostante gli incrementi sopra citati, l’obiettivo dell’autosufficienza in materia di plasmaderivati è ancora lontano: le donazioni nel 2023 hanno coperto appena il 62% del fabbisogno di immunoglobuline contro il 64% del 2022. Per la prima volta da dieci anni a questa parte, i donatori nella fascia d’età 18-45 anni sono aumentati di circa 7 mila unità rispetto al 2022, anche se l’altra faccia della medaglia è un costante e progressivo invecchiamento delle persone; sempre tra i 18 e i 45 anni, infatti, oggi c’è il 50,7% della popolazione, mentre nel 2018 tale percentuale era del 55%. Un dato ancor più significativo riguarda i giovani: dai 18 ai 25 anni è stato registrato un preoccupante calo del 14%, con 30 mila ragazzi che hanno deciso di interrompere questa pratica. Ecco perché Di Iorio non si arrende, anzi rilancia: «Dobbiamo coinvolgerli di più, andare nelle scuole e per le strade, per far capire loro l’importanza di questo gesto».

Ogni prelievo di sangue può salvare fino a tre vite

La Rete di Tutti
Di Iorio: «Da ragazzo avevo paura di aghi e siringhe. Poi, mentre facevo il militare, un commilitone in fin di vita si è salvato proprio grazie alle nostre donazioni. Da quel giorno mi sono impegnato concretamente»

 Donare costa 10 minuti del proprio tempo, non è doloroso, si viene costantemente assistiti da medici e personale qualificato e, oltre a ottenere una colazione gratis, i dipendenti possono anche astenersi dal lavoro per l’intera giornata senza tuttavia perdere la normale retribuzione. Ecco alcuni falsi miti da sfatare: piercing e tatuaggi non sono un impedimento alla donazione (a meno che siano stati fatti da meno di 4 mesi), donare non fa dimagrire (sangue o emocomponenti si ricostituiscono in pochi giorni), anche i vegani possono donare, il materiale utilizzato è sterile e monouso e non bisogna mai presentarsi a stomaco vuoto. Ogni anno in Italia servono 2,4 milioni di unità di sangue e ogni prelievo, di circa 450 ml, può salvare fino a tre vite. Capire l’importanza di questo gesto è un primo e significativo passo anche per superare la cosiddetta belonefobia, cioè la paura dell’ago, di cui soffre circa il 10% della popolazione mondiale. Anche il presidente de La Rete di Tutti è passato da questa esperienza, prima di un episodio che lo ha toccato da vicino stravolgendo la sua stessa esistenza: «Da ragazzo avevo paura di aghi e siringhe. Poi successe un fatto mentre facevo il servizio militare: un commilitone ha avuto un brutto incidente e ci chiesero di aiutarlo. Era in fin di vita, così mi sono fatto coraggio. E si è salvato proprio grazie a queste donazioni, la mia e di altri, dopo ripetuti interventi e con fratture in diverse parti del corpo. Quando è venuto a trovarci in caserma sei mesi dopo ho capito l’importanza di quel gesto. Da quel giorno mi sono impegnato concretamente, organizzando gruppi in parrocchia, fino alla nascita dell’associazione».

DONAZIONE DI SANGUE. LA RETE DI TUTTI: OCCORRE COINVOLGERE DI PIÙ I GIOVANI

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