MINORI IN CARCERE, ANTIGONE: IL DECRETO CAIVANO E QUEI RAGAZZI CHE NESSUNO ASCOLTA

In un dossier Antigone il punto sulle conseguenze del Decreto Caivano sulla giustizia minorile. Marietti: «Il decreto è nato in risposta ad un'emergenza criminalità minorile che i dati ci dicono non esistere. È evidente un modello sempre più simile a quello degli adulti: chiuso, sovraffollato, violento»

di Laura Badaracchi

6 MINUTI di lettura

2 ottobre 2023: all’Istituto penale per minorenni di Casal del Marmo (Roma) «alcuni ragazzi danno fuoco a una cella e a un padiglione per protestare contro il vitto scadente». Appena 26 giorni dopo, «dopo aver appreso di essere stati esclusi dalla possibilità di prendere parte al nuovo progetto del pastificio Futuro, alcuni ragazzi protestano contro le disparità trattamentali in istituto». L’11 novembre «alcuni arredi e alcune telecamere di videosorveglianza vengono danneggiati dai ragazzi. In alcuni ambienti viene appiccato il fuoco». Il 9 giugno di quest’anno, «in seguito alle proteste di tre ragazzi, l’istituto viene evacuato a causa di un incendio»; il 21 luglio tre ragazzi evadono: «Poco dopo uno dei tre viene avvistato in un supermercato dove aveva provato a rubare del cibo. Vengono riarrestati tutti nel giro di pochi giorni». 16 agosto: «Avviene una protesta da parte dei ragazzi dell’istituto, alcuni dei quali si rifiutano di assumere la terapia psicofarmacologica e si oppongono al rientro in cella». 8 settembre: «Protesta con incendio di alcune celle». Tre giorni dopo i ragazzi «protestano dando fuoco ad alcune celle dell’istituto. Uno dei ragazzi è stato trasportato d’urgenza in ospedale per aver ingerito del vetro». Ancora, il 15 settembre i ragazzi «protestano dando fuoco ai materassi». Questo lungo elenco riguarda solo l’Ipm di Casal del Marmo, ma è ancora più corposa la lista di proteste e tensioni negli Ipm di tutta Italia: «Un malessere che va ascoltato», secondo l’associazione Antigone, perché questi fatti «da sempre denunciano problemi, criticità, malessere che ogni istituzione sana dovrebbe prendere in carico. Soprattutto quando questo malessere è manifestato da dei ragazzini». Lo evidenzia in un dossier presentato nei giorni scorsi, a un anno dall’approvazione del Decreto Caivano.

carcere
Marietti: «Da tanti istituti penali per minorenni ci segnalano la chiusura di attività, le difficoltà per i volontari, il ritorno a un modello di detenzione fatto solo di cancelli e sbarre, i trasferimenti forzati».

Un modello criminalizzante, carcerocentrico e senza prospettive

«A 365 giorni di distanza facciamo il punto sulle ricadute negative che quell’atto legislativo ha avuto sul sistema della giustizia minorile, allontanandolo da quel modello che aveva attirato le attenzioni dell’Europa, portando invece sovraffollamento, aumento della custodia cautelare e spezzando quel percorso virtuoso che guardava al bene dei ragazzi, puntando e scommettendo sul loro reinserimento sociale. Invece questo provvedimento sposta verso un modello criminalizzante, carcerocentrico e purtroppo privo di prospettive, come è troppo spesso già la detenzione per gli adulti in Italia», sottolinea Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell’Osservatorio sulle carceri minorili di Antigone. Al 15 settembre erano 569 i ragazzi (266 stranieri) reclusi negli Ipm, di cui 27 ragazze (4,6%), «il numero più alto mai fatto registrare. È da febbraio che il dato supera costantemente le 500 presenze, arrivando ad oscillare tra le 560 e le 580 negli ultimi mesi. Dall’insediamento dell’attuale governo nell’ottobre 2022 (quando i minorenni detenuti erano 392), le presenze nelle carceri minorili sono aumentate del 48%». Un’impennata che «non trova alcun fondamento in un parallelo aumento della criminalità minorile, che negli ultimi 15 anni ha avuto un andamento ondivago senza tuttavia particolari picchi e nel 2023 ha visto addirittura diminuire del 4,15% il numero di segnalazioni di minori denunciati o arrestati rispetto all’anno precedente». Il numero più alto mai registrato è anche quello degli ingressi nelle carceri minorili, ben 889 fino a settembre. «I posti in Ipm sono 516 e il tasso di affollamento medio è dunque pari al 110%: dei 17 Ipm presenti sul territorio, ben 12 ospitano più persone di quelle che dovrebbero. Per far fronte al sovraffollamento sono state aggiunte brandine da campeggio e in alcuni casi anche materassi per terra», riferisce il dossier. «La presenza negli Ipm oggi è fatta soprattutto di ragazzi e ragazze minorenni che rappresentano il 61% del totale dei reclusi. Un trend invertito rispetto a poco tempo fa, quando ad essere in maggioranza erano i giovani adulti (ragazzi fino a 25 anni che erano entrati nel sistema della giustizia minorile da minorenni). ll Decreto Caivano ha infatti reso più facile il trasferimento dei ragazzi che hanno compiuto la maggiore età a un carcere per adulti, misura troppo spesso applicata per problemi di sovraffollamento o per gestire situazioni problematiche, ma che va a interrompere un percorso educativo magari risalente e rende ben più difficile la reintegrazione sociale del giovane».

decreto caivano
«È sempre più evidente che si cavalca l’onda delle proteste – che a breve, sotto il nome improprio di rivolte, verranno punite con pene fino a otto anni di carcere anche nella forma di resistenza passiva – per giustificare un modello di carcerazione minorile sempre più simile a quello degli adulti: chiuso, sovraffollato, violento»

«Le proteste dovrebbero portare ad ascoltare questi ragazzi»

L’aumento dei detenuti minorenni è un effetto del Decreto Caivano, «approvato per rispondere ad una presunta emergenza criminalità minorile che i dati ci dicono non esistere. Nel 2023, infatti, i ragazzi denunciati e/o arrestati sono diminuiti del 4,15% rispetto al medesimo dato raccolto nel 2022, permanendo a un livello che già in passato era stato registrato, senza che questo avesse portato a stravolgere il sistema della giustizia minorile creando una situazione di malessere generalizzato. Proprio questo malessere è sfociato in numerosi atti di protesta che hanno coinvolto la quasi totalità degli istituti minorili presenti in Italia. Proteste che dovrebbero portare ad ascoltare questi ragazzi, capire cosa hanno da dire, mentre il messaggio implicito che arriva sembra essere quello del teneteli voi, neutralizzateli, senza preoccuparsi del loro futuro e del loro recupero sociale», osserva Marietti. Tornando a Casal del Marmo, che ospita attualmente 11 ragazze e 48 ragazzi, «nelle zone comuni della palazzina che ospita i reclusi minorenni manca la luce da tre settimane. Mancano anche i frigoriferi; per ovviare a tale problema spesso i ragazzi riempiono il lavandino d’acqua, vi ripongono cibo o bevande, per farli rimanere freddi. Nella sezione femminile solo da poche settimane è stato installato un condizionatore presso la sala dedicata alle attività. La sala comune all’interno della palazzina dei giovani adulti è attualmente inagibile dopo quanto accaduto con le proteste».

L’appello per la chiusura urgente delle carceri minorili

Da tanti Ipm – denuncia ancora il dossier – «ci segnalano la chiusura di attività, le difficoltà per i volontari, il ritorno a un modello di detenzione fatto solo di cancelli e sbarre, i trasferimenti forzati. Davanti a tutto questo, i ragazzi protestano. In carcere si hanno pochi modi per chiedere di essere ascoltati. Ed essere ascoltati è la cosa più importante per questi giovani. Ma, per tutta risposta, vengono enfatizzati i loro gesti, si parla di loro come di pericolosi criminali che devastano e distruggono, ben oltre quella che emerge dalle nostre rilevazioni come la realtà degli accadimenti. Ci sarebbe invece un gran bisogno di stemperare gli animi. E ci sarebbe bisogno di ascoltare quel che i ragazzi detenuti hanno da dirci e da chiederci. Nessuno lo ha fatto. Nessuno è entrato in carcere per fare con loro un incontro, un’assemblea, per sentire le loro ragioni. È sempre più evidente che si cavalca l’onda delle proteste – che a breve, sotto il nome improprio di rivolte, verranno punite con pene fino a otto anni di carcere anche nella loro forma di resistenza passiva – per giustificare un modello di carcerazione minorile sempre più simile a quello degli adulti: chiuso, sovraffollato, violento». Il 2 ottobre una rappresentanza del Cnca (Coordinamento nazionale comunità accoglienti) è stata davanti ai cancelli del carcere per i minorenni di Casal del Marmo con le parlamentari Francesca Ghirra e Ilaria Cucchi e un’ampia delegazione di personalità politiche, attivisti e associazioni. Un’iniziativa collegata all’appello che «chiede di mettere all’ordine del giorno nelle aule parlamentari il tema urgente della chiusura delle carceri minorili, da sostituire con percorsi alternativi incentrati sulla responsabilizzazione e il sostegno educativo a ragazzi e ragazze». A questo link il dossier completo curato dall’associazione Antigone.

 

MINORI IN CARCERE, ANTIGONE: IL DECRETO CAIVANO E QUEI RAGAZZI CHE NESSUNO ASCOLTA

MINORI IN CARCERE, ANTIGONE: IL DECRETO CAIVANO E QUEI RAGAZZI CHE NESSUNO ASCOLTA