DSA. UN DECALOGO PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA A SCUOLA. ANCHE DURANTE GLI ESAMI

Per chi ha un DSA sostenere un esame è un momento complesso, che chiede alla scuola inclusività. In questi giorni di licenza media e maturità, Fondazione Irene ha rilanciato il Decalogo per una didattica inclusiva. Giovanna Minniti: «Necessario incrementare figure specializzate nelle scuole»

di Ermanno Giuca

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Ogni studente è un individuo unico con le proprie capacità e i propri talenti: un incoraggiamento per le tante ragazze e ragazzi che in queste ore stanno sostenendo i loro esami di Licenza media e Maturità e, tra loro, rivolto soprattutto a chi vive un contesto diverso come quello dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento). Per chi vive questa condizione, sostenere un esame è un momento ancora più complesso e ricco di tensione in confronto ai loro vicini di banco. Qui entra in gioco il ruolo di una scuola che per sua definizione non può sottrarsi dall’inclusività, garantendo a questi alunni un piano didattico personalizzato conforme alle loro esigenze. «La dislessia non è sinonimo di svogliatezza, non è una patologia e non è un deficit», lo ribadisce da anni Fondazione Irene, nata per offrire supporto concreto a famiglie e bambini che vivono quotidianamente questo tipo di disturbi, spesso senza risposte adeguate da parte degli Istituti scolastici. «Generalmente la scuola chiede allo studente di adattarsi ma noi chiediamo il contrario» ci dice la dott.sa Giovanna Minniti, Tutor dell’apprendimento specializzato e vicepresidente della Fondazione Irene ETS. «L’obiettivo della didattica inclusiva è garantire a tutti i bambini, indipendentemente dalla loro condizione o disturbo, l’opportunità di apprendere. Il DSA è una condizione neuro biologica che va ad influenzare l’abilità di ogni individuo ad effettuare determinate azioni come la lettura, la scrittura e il calcolo. Non vuol dire che io non apprendo, vuol dire che io apprendo in maniera diversa. Per di più, la letteratura scientifica recente ci conferma che queste bambine e bambini hanno un’intelligenza superiore alla media».

Incrementare le figure specializzate a scuola

Fondazione Irene
Giovanna Minniti: «Generalmente la scuola chiede allo studente di adattarsi ma noi chiediamo il contrario. L’obiettivo della didattica inclusiva è garantire a tutti i bambini, indipendentemente dalla loro condizione o disturbo, l’opportunità di apprendere»

Come individuare, quindi, un percorso formativo adeguato al bambino? Dopo aver ottenuto una certificazione da DSA è la scuola a stilare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) ovvero il percorso formativo più efficace per mettere nelle condizioni l’alunno di raggiungere i suoi obiettivi formativi. «Il PDP», continua la dott.sa Minniti, «prevede l’introduzione di strumenti compensativi (come ad esempio le mappe concettuali che guidano il bambino attraverso parole chiave) ma anche strumenti dispensativi, come il caso di un ragazzo dislessico che ha difficoltà nella lettura e che per questo motivo viene dispensato dalla stessa attività. Sono strade individuate ad hoc, che la scuola non è tenuta solo a redigere ma a rispettare durante tutto l’anno scolastico». Generalmente in una classe di 20 bambini, 4 o 5 sono in condizione DSA. I casi aumentano sempre di più per via dell’incremento delle diagnosi e degli strumenti legislativi adottati, come la legge 170/2010 che ha introdotto nuovi criteri per tutelare i diritti delle ragazze e dei ragazzi con questo tipo di disturbi. A fronte di ciò, però, è necessario anche incrementare l’ingresso di figure specializzate che sappiano guidare questi alunni nei loro percorsi. È il caso del tutor dell’apprendimento specializzato, un professionista con delle competenze specifiche che non deve confondersi con lo psicologo o l’insegnante di ripetizione. «È un professionista che attua delle strategie personalizzate pensate per questi bambini adoperando gli strumenti, compensativi e dispositivi, che ha disposizione. Il tutor lavora in sinergia con la scuola e la famiglia per migliorare l’autonomia dello studente, facendo sì che per loro la didattica diventi meno traumatizzata, più leggera, non facendoli sentire diversi. Dimostrando loro che possono raggiungere l’obiettivo ma percorrendo un’altra strada».

Fondazione Irene: un decalogo per una didattica inclusiva

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«I casi di DSA aumentano sempre di più per l’incremento delle diagnosi e degli strumenti legislativi adottati. A fronte di ciò è necessario incrementare l’ingresso di figure specializzate che sappiano guidare questi alunni nei loro percorsi»

In queste giornate scandite da esami di licenza media e maturità, Fondazione Irene ha rilanciato il Decalogo per una didattica inclusiva e libera, sottolineando che il diploma è un documento ufficiale che attesta il percorso di studio, formazione e impegno. Percorso che deve essere garantito a tutte e tutti. «Ci siamo accorti che più il ceto sociale è alto e più è difficile che il genitore venga da noi o che chieda supporto, sono quelli che spesso vanno alla ricerca del figlio “perfetto”. Noi accogliamo tutte le famiglie che presentano un disturbo di questo tipo, offriamo loro un supporto psicologico che aiuti il genitore ad accettare la situazione e proponendo al bambino un percorso in modo rassicurante. Fondazione Irene interviene anche con supporti economici per quelle famiglie che devono affrontare un percorso clinico e didattico e non riescono. E infine un compito divulgativo dei DSA che smentisca i luoghi comuni dei limiti e delle non soluzioni. Il DSA non è una situazione di deficit o malattia, ma una condizione che ti pone degli obiettivi, raggiungibili».

DSA. UN DECALOGO PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA A SCUOLA. ANCHE DURANTE GLI ESAMI

DSA. UN DECALOGO PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA A SCUOLA. ANCHE DURANTE GLI ESAMI