EDGAR MORIN: IL FUTURO È NELLA FRATERNITÀ
Perché oggi abbiamo bisogno della fraternità? E di quale fraternità? Nel suo ultimo libro Morin rilancia la fraternità come scelta "politica"
30 Luglio 2020
È piena di rancore, la nostra società, e di odio. Eppure qua e là troviamo oasi di fraternità, dove si coltivano relazioni, si cercano stili di vita disintossicati dall’individualismo e dal consumismo che ci opprimono, si sperimentano economie solidali e circolari. È da qui, da queste oasi, che dovremmo ricominciare, per rigenerare la fraternità e farla diventare un valore fondante della nostra convivenza sociale. Da qui e da quei momenti “transitori”, in cui trova spazio: una festa, un incontro, un dialogo. E da quelle situazioni drammatiche in cui una fraternità “dormiente” si risveglia: l’abbiamo vista nel recente lockdown, ma anche in ogni terremoto o catastrofe che ha colpito il nostro Paese.
Edagar Morin ha da poco pubblicato un libro intitolato “La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo” (ed. Ave, 2.020, con prefazione di Luigi Ciotti e post fazione di Luigi Manghi). Un libretto agile e di facile lettura, ma molto incisivo, che ripropone un valore oggi bistrattato (si pensi alla diffidenza in cui vengono avvolti il Terzo settore e le Ong, luoghi privilegiati in cui coltivarla) o interpretato in senso riduttivo (la fraternità “tra noi”, come elemento identitario per fare la guerra a “voi”, cioè a chiunque sia, in qualche modo, straniero o almeno estraneo).
Eppure la fraternità c’è, è essenziale per noi e ha basi biologiche; esiste nelle persone, nella società e nella natura, dove si trovano moltissime forme di mutualismo e perfino simbiosi. È vero, in natura come nella società la fraternità convive con la competizione e la volontà di sopraffazione e del resto da sempre la vita e la morte si rincorrono e si intrecciano. Ma coltivare la fraternità, oltre che farci bene, conviene. Ci fa bene, perché nessun individuo può realizzarsi da solo: l’io ha bisogno di un “tu” per confrontarsi e svilupparsi, cioé ha bisogno di relazioni. Ci conviene, perché la fraternità non è solo un buon sentimento, ma un modello di vita che ha una dimensione anche politica – nel senso ampio del temine – che genera società vivibili. Società aperte, dove il patriottismo – valore costruttivo tanto quanto il nazionalismo è distruttivo – permette «una fraternità aperta, particolarmente quando riconosce piena umanità allo straniero, al rifugiato, al migrante».
È interessante il ragionamento che Morin fa, a proposito dei tre ideali della Rivoluzione Francese: libertà, uguaglianza, fraternità. «La libertà, soprattutto economica, tende a distruggere l’uguaglianza», scrive, «come vediamo oggi con l’espansione di questo liberalismo economico… Al tempo stesso, imporre l’uguaglianza mette a rischio la libertà. Il problema è, allora, quello di saperle combinare. Ma se si possono scrivere norme che assicurano la libertà o che impongono l’uguaglianza, non è possibile imporre la fraternità tramite la legge». Questo è il punto da cui Morin parte e a cui arriva: la fonte della fraternità è dentro ciascuno di noi, nessuno può imporla dall’esterno.
Per questo va coltivata e va continuamente rigenerata. Quelle oasi cui abbiamo accennato – iniziative personali o comunitarie che siano – sono l’abbozzo di una «civiltà votata alla fioritura personale nell’inserimento comunitario». Una civiltà che si fonda sulla valorizzazione delle diversità, e nella quale si moltiplicano «le autonomie individuali o comunitarie nel tentativo di sfuggire ai tentacoli di potenze tecno-economiche, come nell’utilizzo di fonti di energia private, nel consumo di alimenti che sfuggono alla standardizzazione e all’alterazione industriale, nella rinuncia all’acquisto di prodotti dalle qualità mitizzate dalla pubblicità, o degli elettrodomestici destinati ad un’obsolescenza programmata…».
Coltiviamola, dunque, questa fraternità, unica arma per “resistere alla crudeltà del mondo”.
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Una risposta a “EDGAR MORIN: IL FUTURO È NELLA FRATERNITÀ”
Molto bello pero’ non fornisce suggerimenti che indichino le risorse capitali per attuare il progetto.Wuesta e’ UTOPIA.