COMUNICARE L’EMERGENZA: PER FORTUNA CI SONO I SOCIAL NETWORK
Titti Postiglione racconta come ha comunicato Protezione Civile dopo il sisma nel Centro Italia. Ma occorre investire sui social anche al di fuori dell'emergenza.
15 Settembre 2016
«Solo una cosa è più veloce dei social network: il terremoto» ha detto Titti Postiglione, durante l’incontro “Gestione emergenze ed eventi” che si è tenuto il 13 settembre alla Casa del Cinema, nel corso della Social Media Week di Roma. Con queste parole, la direttrice dell’Ufficio Emergenze della Protezione Civile ha messo in evidenza la repentinità del sisma che il 24 agosto ha colpito il Centro Italia, ma ha sottolineato anche quanto ad essere veloci siano gli stessi social network, in grado di diffondere informazioni su vasta scala con estrema rapidità: è proprio questa la caratteristica che fa di emergenza e social network un binomio irrinunciabile per la gestione della Comunicazione.
La Protezione Civile lo ha capito ormai da tempo e negli ultimi anni ha potenziato la sua presenza online, attivando account sui maggiori social media e creando la community #SocialProCiv, che proprio in seguito al terremoto del 24 agosto si è dimostrata fondamentale per fornire informazioni corrette e aggiornate ai cittadini. Il lavoro che resta da fare, però, è ancora molto, soprattutto «in tempo di pace», lontano cioè dalle situazioni di emergenza, quando i cittadini non devono essere informati sulle conseguenze di una calamità, ma devono essere sensibilizzati e preparati ad affrontare i rischi naturali, che potrebbero verificarsi in futuro.
Incertezza, emergenza e social network
«Quando nel 2009 il terremoto ha scosso l’Aquila, i social network non erano ancora diffusi come lo sono oggi», ha spiegato Titti Postiglione, «nel 2012 invece, dopo il sisma che ha colpito l’Emilia, hanno dimostrato a pieno le loro potenzialità, le stesse che la Protezione Civile ha cercato di mettere a frutto in queste settimane, dopo il terremoto del 24 agosto nel Centro Italia».
È stato quindi un uso crescente, quello che la Protezione Civile ha fatto dei social network negli ultimi anni in situazioni d’emergenza. «In questi casi, il tempo diventa il nemico numero uno, perché continua a scorrere, mentre noi abbiamo il dovere di comunicare in modo tempestivo informazioni utili, mettendo in gioco la nostra credibilità come istituzione e come fonte», ha continuato la direttrice. Proprio per questo motivo, il binomio emergenza e social network funziona: «spesso i social ci hanno consentito di “risparmiare tempo” anche nella comunicazione con i giornalisti, perché abbiamo potuto aggiornare i dati online, senza convocare una conferenza stampa».
La rapidità che richiede l’emergenza, però, porta con sé anche il rischio di «comunicare l’incertezza», di diffondere cioè dati imprecisi, perché in continua evoluzione. Così è stato per il numero delle vittime del sisma del 24 agosto, che la Protezione Civile ha tenuto costantemente aggiornato: «è capitato che dovessimo correggere il dato diffuso in precedenza, per precisare che ci fosse una vittima in meno, rispetto a quanto avevamo comunicato. Si trattava della differenza di una sola persona, ma che aveva tutto il suo peso».
L’importanza della community
A giocare un ruolo importante in rete, nel pieno dell’emergenza che ha colpito il Centro Italia, è stata la #SocialProCiv, la community digitale formata da tutti i soggetti che operano nel campo della Protezione Civile italiana.
«Ognuno ha comunicato l’emergenza a seconda del proprio ruolo», ha spiegato la direttrice, «i Vigili del fuoco hanno condiviso immagini delle operazioni di soccorso, le organizzazioni di volontariato hanno raccontato gli interventi di sostegno alla popolazione colpita dal sisma. E questo solo per fare alcuni esempi. In generale, la community è nata per rendere più riconoscibile, utile e omogenea la comunicazione sui temi della protezione civile. In situazioni d’emergenza come quella che viviamo in questi giorni, si è rivelata particolarmente utile, perché i cittadini hanno ricevuto informazioni aggiornate, che hanno rilanciato con la certezza che fossero attendibili».
Una nota stonata, però, c’è stata: i sindaci dei comuni colpiti dal sisma, sono stati meno attivi del dovuto sui Social network. «La Protezione Civile riconosce l’autorità dei sindaci», ha detto Postiglione, «in situazioni di emergenza sono depositari di informazioni importanti e per questo motivo dovrebbero dimostrare una presenza attiva sulle piattaforme social, che nel caso del terremoto del 24 agosto non c’è stata. La verità è che nei piccoli centri spesso il Comune ancora non utilizza i social per comunicare quotidianamente con i cittadini. Su questo punto c’è ancora da lavorare».
Gestire la solidarietà
Durante un’emergenza, anche lo spirito di solidarietà ha bisogno di essere governato. «In seguito ad eventi drammatici come i terremoti, esiste la difficoltà di gestire il dono – ha detto la direttrice Postiglione – questo perché i cittadini desiderano dare una mano e tendono ad agire di propria iniziativa, senza aspettare di ricevere indicazioni. Durante un’emergenza invece, bisogna sempre tenere a mente che il dono è prima di tutto un aiuto per gli altri, non una gratificazione personale, per questo motivo è necessario avere pazienza e aspettare di ricevere tutte le informazioni necessarie, per avere un’idea di ciò che effettivamente serva».
In seguito al sisma del 24 agosto, aiuti consistenti sotto forma di beni sono arrivati da tutta Italia e ora riempiono interi magazzini. «Moltissime derrate alimentari sono state donate senza seguire dei criteri che, in questi casi, sono necessari», spiega Postiglione, «per fare in modo che questa mole di alimenti non vada sprecata, stiamo stringendo un accordo con Banco Alimentare, per distribuire il cibo a chi ne ha più bisogno».
“Tempo di emergenza” e “tempo di pace”
Il picco di visite registrato dalla Protezione Civile sul proprio sito e sugli account social, durante le ultime settimane, ha messo in evidenza la “sete d’informazioni” di cittadini e media nel corso dell’emergenza.
Ma una simile attenzione continuerà a rimanere viva a lungo? «Di solito, una volta passata l’emergenza, l’interesse degli italiani intorno al nostro lavoro cala sensibilmente», ha detto Titti Postiglione. «In seguito ad eventi come i terremoti, la Protezione Civile diventa un riferimento fondamentale per il Paese, ma sono i “tempi di pace” quelli su cui dobbiamo continuare a lavorare, fuori e dentro i Social network: perché sono quelli i tempi in cui aiutiamo i cittadini a prepararsi all’emergenza». In questa direzione si muove “Io non rischio”, la campagna di comunicazione nazionale, attiva da tempo nelle nostre città, per informare i cittadini sui rischi naturali che interessano l’Italia.