COSÌ L’ESERCITO DELLA SALVEZZA RIMETTE IN GIOCO LE ENERGIE DEI SENZA TETTO

Grazie all'Accademia dello Zazer, parte di un progetto complessivo di accoglienza, è "una famiglia con forte senso di comunità"

di Christian Cibba

Recuperare la dignità attraverso il lavoro, recuperare o scoprire le proprie competenze e utilizzarle per realizzare opere d’arte e oggetti artigianali con materiali di riuso. È quanto fanno ogni giorno gli artigiani dell’Accademia dello Zazer, un progetto nato quindici anni fa, ospitato e promosso dall’ Esercito della Salvezza a San Lorenzo, a Roma. Il progetto nasce dalla necessità e dalla volontà di offrire a persone in situazione di povertà o senza dimora un punto di incontro e un’opportunità di impiegare il proprio tempo in modo creativo e produttivo. È così che intelligenze e capacità fuori dal mercato del lavoro e inattive creano le loro opere utilizzando materiali destinati alla spazzatura, donandogli una seconda vita attraverso il riuso.

esercito della salvezza Venerdì 16 dicembre si è tenuta presso la sede dell’ Esercito della Salvezza in via degli Apuli un’asta dove queste opere sono state vendute.  Quadri, collane, lampade, mobili ristrutturati, composizioni natalizie e altro ancora sono state messe all’asta e l’intero ricavato è andato a finanziare gli stessi artigiani, frequentatori del laboratorio Accademia dello Zazer, che hanno così visto retribuito il proprio lavoro. Il progetto è stato sostenuto anche dall’Audace Savoia, la squadra di calcio solidale promossa dall’Ipab Asilo Savoia, composta principalmente da giovani calciatori provenienti dalle periferie romane, che ha donato parte del ricavato della vendita del calendario della squadra ed ha partecipato all’asta di venerdì scorso con due calciatori.

L’Esercito della Salvezza a via degli Apuli

«Nei laboratori le persone recuperano la propria dignità attraverso il lavoro e con la vendita delle loro opere ottengono una retribuzione per il proprio sostentamento», ha detto a margine della manifestazione Paolo Longo, Direttore della struttura romana dell’Esercito della Salvezza.

I laboratori sono però solo una parte del programma generale di accoglienza che l’Esercito della Salvezza svolge quotidianamente nel suo centro socio-culturale di via degli Apuli, nel cuore di San Lorenzo. «Un luogo dove le persone possono tornare a riscoprire la quotidianità, il calore, le relazioni, l’uso concreto del tempo, le abilità e competenze dimenticate»,  ci ha spiegato Francesca Danese, che ha ideato e moderato l’evento di venerdì scorso.

esercito della salvezzaUna struttura, che anticamente fungeva da “lazzaretto fuori porta”, acquisita e gestita dall’Esercito della Salvezza dal 1923. Negli anni il centro ha subito modifiche e ristrutturazioni, cambiando destinazione d’uso per rispondere alle diverse esigenze e richieste della società. Dall’accoglienza dei migranti in cerca di lavoro e degli studenti fuori sede negli anni ’60, ora aperto a tutte le vittime della nuova povertà, economica ma anche sociale.

Per tutti si cerca di operare al di là di una mera accoglienza. Non solo un tetto sulla testa e un pasto caldo ma «un aiuto a riappropriarsi della propria vita attraverso una progettualità condivisa e un coinvolgimento diretto degli stessi ospiti», ha sottolineato Paolo Longo. «Questo attraverso un sostegno individuale e di ascolto e una socializzazione collettiva diffusa. Le persone che ospitiamo hanno i loro spazi individuali, hanno camere singole e non vivono in camerate, ma partecipano attivamente alla vita collettiva del centro attraverso i laboratori e le tante attività».

Come accadeva in passato, l’ Esercito della Salvezza è tornato ad ospitare anche studenti fuori sede che non possono affrontare le ingenti spese di un alloggio ai prezzi di mercato a Roma, favorendo così anche un incontro intergenerazionale che può soltanto giovare sia agli ospiti del centro che agli stessi giovani fuorisede.

Le storie di Francesco e Rosa

«Con i ragazzi ci incontriamo, ma ancora non ho avuto modo di conoscerli bene. Alcuni vengono dalle mie parti, ho riconosciuto il loro accento”, ci ha raccontato Francesco, ospite del centro da circa cinque anni. Siciliano di origine, vive a Roma dal 1973.

«Una vita travagliata», racconta. «Poco lavoro, pochi soldi, qualche problema con la giustizia, ma grazie a questo posto sono rientrato nella mia vita e nella società. Ho supporto morale e psicologico e posso dedicarmi ad attività che avevo abbandonato». Grazie a un’idea e alla volontà di Francesco, da tre anni la terrazza del centro ospita un orto, i cui prodotti vengono utilizzati per preparare cene sociali e alcuni dei quali sono stati anche venduti durante l’asta della scorsa settimana.

esercito della salvezzaCon il progetto “Coltivare Benessere e Bellezza” oltre all’orto nel centro vengono coltivati e curati anche i fiori, passione di Rosa, immigrata in Italia da oltre dieci anni, che ha da poco ottenuto la cittadinanza italiana.

Mentre battevano all’asta le opere degli artigiani la signora Rosa, che era all’accoglienza, ci ha raccontato come è arrivata all’ Esercito della Salvezza. Costretta a scappare dall’Etiopia nel 1997, anno in cui scoppiò la guerra con l’Eritrea, poiché il padre era di origine eritrea, dopo sei anni difficili passati tra Eritrea, Sudan e Libia, in un lungo viaggio verso l’Europa, è sbarcata a Lampedusa “il giorno della festa delle donne del 2003”. Dopo aver ottenuto lo status di rifugiata ha lavorato  a Roma accudendo gli anziani fino al 2012, quando ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico per problemi di cervicale. Non potendo più lavorare ha trovato ospitalità nel centro, che per lei, ma anche per le centinaia di persone che ci sono passate e ci passeranno, «è una famiglia con un senso di comunità molto forte, dove si lavora tutti insieme imparando gli uni dagli altri».

COSÌ L’ESERCITO DELLA SALVEZZA RIMETTE IN GIOCO LE ENERGIE DEI SENZA TETTO

COSÌ L’ESERCITO DELLA SALVEZZA RIMETTE IN GIOCO LE ENERGIE DEI SENZA TETTO