FASASI, LO SCULTORE CHE VUOLE VIVERE, NON SOLO SOPRAVVIVERE
È dovuto scappare dalla Nigeria, lasciando tutto e affrontando il deserto e il mare. Ora è un artista affermato, anche grazie al progetto RifugiArte
02 Novembre 2017
«I’m a sculptor…. Ero uno scultore nel mio Paese, sono uno scultore nell’Italia che mi ha accolto».
Ho incontrato Fasasi Abeedeen a Roma, in una calda mattina di ottobre. In Nigeria era uno scultore, ha frequentato il Politechnical Ibadon, dove ha studiato Arte e Beni Culturali , specializzandosi in scultura. Mi mostra le foto delle opere che ha realizzato e lasciato nella sua terra: un arciere a cavallo, la fontana per il palazzo del re.
LA FUGA. Fasasi è dovuto scappare dalla sua terra, la Nigeria, perché, durante le elezioni presidenziali del 2015, i guerriglieri hanno assaltato armati il seggio dove lui si trovava e hanno rubato le schede elettorali e lui ha denunciato tutto. Gli hanno bruciato la casa, hanno minacciato la sua famiglia e Fasasi è scappato: il deserto, la Libia e infine un barcone nel mare, il Mediterraneo.
Ad agosto 2015 arriva in Italia, prima a Messina, poi a Foggia, dove prende i documenti, e poi ancora a Roma dove viene inserito nel progetto SPRAR “ Casa Benvenuto”, gestito dalla Cooperativa InMigrazione.
«Quando scappi e vieni accolto in un altro Paese puoi sopravvivere, ma per vivere devi poter curare le tue passioni, stimolare la motivazione», mi dice Fasasi, che attraverso la scultura riesce a creare la sua storia e a ritrovare la sua identità. Così mi racconta di come ha ripreso a scolpire, di come sia arrivato a Casa Scalabrini e del progetto RifugiArte.
IL PROGETTO RIFUGIARTE. Il progetto RifugiArte prevede dei laboratori artistici manuali legati all’apprendimento della lingua nelle ore mattutine, nel pomeriggio invece i laboratori sono dedicati ad affinare le tecniche e a far emergere dei talenti sopiti.
Questo progetto verrà realizzato da Fasasi con la cooperativa InMigrazione ed il sostegno di altre due artiste: la scultrice Lu Tiberi e la pittrice Lena Salvatori, senza dimenticare l’apporto prezioso di Luca Paolelli, un ceramista, che permette a Fasasi di usare il suo forno per cuocere le opere.
Fasasi, con le sue sculture, rielabora la sua storia, il suo attraversare il Mediterraneo, la sua rinascita. vuole ringraziare l’Italia che lo ha accolto; Roma, che con il suo patrimonio artistico gli ha dato di nuovo voglia di scolpire. Il primo ciclo di lavori realizzati in Italia è intitolato “L’approdo: dopo tanti pericoli l’arrivo in un porto sicuro”. di queste opere fanno parte anche quella che Fasasi ha regalato al Capo della Polizia, Franco Gabrielli, che ha visitato una sua mostra, e a Papa Francesco.
Fasasi sta lavorando a nuove opere, che saranno pronte fra qualche mese, intanto potete continuare a seguirlo su facebook e sul suo blog.