FLUMEN 2024. PUNTO DI PARTENZA DI UN DIALOGO NECESSARIO

Flumen 2024 nel racconto di tre giovani nel loro primo giorno di Servizio Civile. Contributo a una riflessione sulle azioni svolte da cittadini, associazionismo e amministrazioni per la rinascita e la coesione dei territori

di Redazione

Flumen è il Festival dell’ecologia, della non violenza e delle migrazioni, organizzato da Associazione Io Noi, Biblioteca per la Nonviolenza e Movimento Nonviolento, in collaborazione con CSV Lazio e con il patrocinio del Municipio Roma 10. L’edizione 2024 si è da poco conclusa al Teatro del Lido di Ostia e questo è come Rebecca Terranova, Arianna Del Vecchio e Sara Pelli lo hanno vissuto, nel primo giorno in servizio presso i progetti Narriamoci e Giovani Energie di Cittadinanza. Primo contributo a una riflessione sulle azioni svolte da cittadini, associazionismo e amministrazioni per la rinascita e la coesione dei territori.

Flumen 2024A Ostia il Tevere incontra il mare. Proprio questa unione incarna l’anima del Flumen Festival, il cui nome non richiama solo il flusso di idee ma anche una fiammella di speranza (lumen) per il cambiamento. L’evento ha esplorato temi cruciali come l’ecologia, le migrazioni e la nonviolenza, portando le testimonianze di chi, ricoprendo vari ruoli, è riuscito a tradurre in impegno e lavoro concetti come pace, inclusione e giustizia sociale, valori che spesso risultano relegati ad una dimensione astratta. Per il pubblico ha rappresentato un primo spiraglio attraverso il quale scoprire alcuni dei modi possibili con cui ciascuno può ritagliarsi un ruolo attivo. Un punto di partenza, questo, per poi giungere ad una riflessione sul metodo da impiegare per evitare uno scollamento tra i progetti e le esigenze della collettività. Ciò può accadere soltanto attraverso un’azione coesa e congiunta che integri la dimensione pubblica e quella privata, la politica e la comunità dei cittadini.

Scuola bene comune: gli spazi al centro

Flumen 2024
Un momento dell’incontro dedicato ad un’alleanza per i patti educativi sul territorio

I patti educativi rappresentano una declinazione di questo tipo di impegno in quanto mirano a rafforzare l’alleanza tra scuole, famiglia, istituzioni e comunità per garantire un’educazione che risponda alle esigenze di una società in continuo cambiamento. L’idea di trasformare le punizioni scolastiche in contributi alla società ha dimostrato come si possa creare un’educazione inclusiva e di qualità, anticipando la missione stessa dei patti educativi. Non è un caso allora che uno dei panel organizzati dal Festival sia stato dedicato al mondo dell’educazione riconoscendo la scuola come bene comune fondamentale. La possibilità di cogestirla e sfruttarla anche al di fuori dell’orario scolastico permette di creare spazi di crescita e di sviluppare un senso di comunità. È difficile purtroppo che ciò accada ed è ancora più complesso trovare altri luoghi adatti, come ha evidenziato l’assessora alle Politiche sociali e Pari Opportunità Municipio Roma 10, Denise Lancia. La sua testimonianza ha evidenziato sia le complicazioni dovute alla burocrazia e alla mancanza di fondi, sia l’importanza di coinvolgere attivamente anche i giovani, spesso poco accolti e ascoltati o addirittura esclusi dai processi decisionali.

SCU: un passaggio di testimone tra vecchie e nuove storie

Flumen 2024
Quello che Flumen 2024 e i suoi contributi hanno lasciato a tutti è l’urgenza del dialogo e di coesione di azione

Le loro esigenze, idee e desideri vengono spesso trascurati e poco valorizzati, per fortuna ciò non accade ovunque: un esempio evidente è Whatsapp, un circolo di lettura per ragazzi che mescola collaborazione e cultura per creare un nuovo senso di comunità. Un’altra attività all’interno di questo progetto è stata l’organizzazione di una caccia al tesoro dedicata alla street art, un evento che ha sicuramente messo in contatto i più giovani con questa nuova forma d’arte coinvolgendoli su diversi piani. C’è stato anche un momento di condivisione in cui i nuovi volontari del Servizio civile hanno avuto l’occasione di ascoltare le esperienze di chi lo ha già terminato. Dalle loro voci è emerso come il volontariato può ampliare le prospettive personali e rivelare nuovi aspetti di sé: questa è la visione alla base del SCU che non è limitato allo svolgimento del ruolo assegnato ma rappresenta anche una sfida che incoraggia a uscire dalla propria comfort zone. Un modo per raggiungere questo traguardo è affidarsi a chi è alla guida dei progetti che, tramite l’esperienza e la conoscenza, vede aspetti nascosti in ogni volontario e li valorizza. Quello che il Festival e i suoi contributi hanno lasciato a tutti è l’urgenza del dialogo: una delle principali sfide di chi agisce nel sociale sembra essere quella di portare avanti un’azione coesa unendo la dimensione pubblica e privata così come la politica e la comunità dei cittadini, ciò sembra possibile solo attraverso il confronto tra tutti i soggetti coinvolti per evitare “cattedrali nel deserto”. Flumen è, dunque, uno spazio aperto e plurale che infonde fiducia nella possibilità di creare un tessuto sociale che consenta di canalizzare le idee e gli sforzi verso azioni e progetti che non siano solo realistici e sostenibili ma anche veramente utili e coerenti con le necessità della collettività.

FLUMEN 2024. PUNTO DI PARTENZA DI UN DIALOGO NECESSARIO

FLUMEN 2024. PUNTO DI PARTENZA DI UN DIALOGO NECESSARIO