Roma, 26 Aprile. 400 abitanti di Camping River manifestano per i propri diritti. Poco distante CasaPound si raduna con l’intenzione di marciare verso il campo

“In un Paese normale gli zingari non dovrebbero manco respirare”. Così CasaPound su Facebook contro gli abitanti del Camping River

Il 18 aprile la polizia aveva fatto un blitz nel campo, fermando dieci persone, mettendo i sigilli a un’area usata come discarica, sequestrando 25 auto senza assicurazione

Per il vice presidente CasaPound, Antonini, i campi «vanno chiusi tutti e il prima possibile. Sono luoghi di criminalità e degrado. Il 30 giugno il Camping River deve chiudere».

Marcello Zuinisi ci indica un ragazzino di circa 15 anni: «Lui è nato in Italia e va a scuola tutti i giorni. Tanti qui sono italiani, rom non vuol dire straniero».

I vestiti sugli stendini, le donne che cucinano e i bambini che giocano raccontano di 120 famiglie che potrebbero perdere anche quel poco che hanno.

«Il Comune ti dà assistenza, magari anche una casa, se gli porti un contratto di lavoro, ma la gente ci odia. Siamo tutti poveri, per fortuna c’è solidarietà», spiega una mamma di 4 figli.

Nonostante il Piano Rom, nessuno è uscito dal campo e in pochissimi hanno avuto accesso a misure di sostegno.

«Ma quelli di Casa Pound stanno venendo qui? La polizia ci aiuterà?», chiede una ragazza. «Se aspetti la polizia finisce che muori. Io mi difendo da solo» gli risponde un coetaneo.