FUORI FREQUENZA: IL GIOVEDÌ IN DIRETTA CON FRANCESCO, ANTONELLO E FRANCESCO
Fuori Frequenza è un progetto della Cooperativa Sociale Lavoriamo Insieme, una radio molto speciale realizzata da alcuni ragazzi con autismo. Rosario Sabelli: «Ognuno dei ragazzi di Fuori Frequenza ha un talento e lo mette a disposizione degli altri»
07 Gennaio 2025
5 MINUTI di lettura
ASCOLTA L'ARTICOLO
Si dice che i ragazzi con autismo siano fuori frequenza, che le frequenze con cui comunicano non siano sintonizzate su quelle degli altri. Ma, in fondo, in qualche modo, siamo un po’ tutti fuori frequenza. Si chiama proprio Fuori Frequenza il progetto radio della Cooperativa Sociale Lavoriamo Insieme, presieduta dalla Dott.ssa Anna Calvarese, che gestisce il servizio per l’autismo del centro di riabilitazione La Casa di Michele. La radio – in uno spazio ASL messo a disposizione dal Centro di riferimento regionale per l’autismo – vive proprio grazie ad un gruppo di ragazzi con autismo. Il nome lo hanno scelto loro, così come il logo: una bolla – perché quando si parla di autismo si parla spesso di una bolla – rotta da una frequenza. Alcuni dei ragazzi, Francesco, Antonello e Francesco, sono tra i protagonisti del documentario Io ci provo che, nato da un’idea di Francesco Paolucci e Rosario Sabelli, racconta la vita ne La casa di Michele. Li abbiamo visti e ascoltati. E il loro programma è davvero eccezionale: attuale, ironico, personale.
Fuori Frequenza: podcast e radio in diretta
«Abbiamo organizzato delle cene di beneficienza e raccolto fondi che ci hanno permesso di dare vita a questa piccola web radio» ci ha spiegato Rosario Sabelli, psicologo psicoterapeuta che lavora ogni giorno con i ragazzi del centro. «Siamo riusciti anche a organizzare un’attività di formazione, insieme al direttore regionale di Radio Ciao, Enrico De Pietra. Ci ha formato per un anno sullo speakeraggio e sui programmi radio. Così i nostri ragazzi hanno potuto iniziare a realizzare dei podcast. Oltre a questi, che pubblichiamo ogni quindici giorni, Fuori Frequenza da un mese ha un programma in diretta, ogni giovedì mattina alle dieci».
Ci piace che l’autismo si racconti
Perché l’idea della radio? «Parliamo di autismo, quindi di difficoltà nelle relazioni sociali» ci spiega Sabelli. «Abbiamo pensato che la radio potesse essere un elemento facilitante perché non hai l’impatto della relazione con l’altro: sei davanti a un microfono e tutto diventa un po’ più semplice. Dall’altra parte a noi piace che l’autismo si racconti: avere l’esperienza di un loro punto di vista diventa fondamentale per fare informazione e sensibilizzazione. Sulla diretta stiamo lavorando con persone con autismo ad altro funzionamento, ma in tutto il gruppo radio ci sono otto ragazzi, ognuno con un compito: sono una sorta di redazione. Chi non va in diretta fa il montaggio dei podcast, c’è l’addetto ai microfoni e al mixer e chi gestisce la registrazione tramite il computer» spiega Sabelli. «Nella diretta del giovedì sono in onda Francesco, Antonello e Francesco». Il giovedì è una giornata particolare. «Ci vediamo la mattina alle otto», ci racconta Sabelli, «per una piccola riunione di redazione in cui leggiamo i quotidiani, cercando le notizie per la diretta. Non c’è una grande preparazione, mi piaceva l’idea di lasciarli liberi di commentare per come pensano e vivono il mondo. Lavoriamo anche sulla turnazione di parola, sull’organizzazione del gruppo. È un lavoro di squadra che permette di rendersi conto di caratteristiche e difficoltà dell’altro e offrire supporto, che nell’autismo non è scontato».
Un’evoluzione tecnica, ma soprattutto emotiva
In onda i ragazzi non hanno il distacco di un giornalista o di uno speaker e il bello è proprio questo. La notizia la porgono in modo molto soggettivo, molto emotivo. «In riunione di redazione cerchiamo di capire come affrontare emotivamente una notizia. Abbiamo parlato del miracolo in mare, del salvataggio della bambina Yasmine: c’è stato un aggancio emotivo perfetto. Imparano a contestualizzare quello che leggono e vivono. E migliorano sempre più. La radio ci permette di affrontare certi temi in maniera un po’ più leggera. E mi colpisce sempre la loro evoluzione, tecnica ma soprattutto emotiva», conclude Sabelli. «È il lavoro che ci eravamo prefissati inizialmente» interviene Massimiliano Misiano, assistente sociale. «Ci interessa la loro opinione, ma anche l’aspetto riabilitativo, la loro evoluzione e ogni giorno che andiamo in diretta le cose migliorano sempre di più. Ci sentiamo sul gruppo WhatsApp durante la settimana. Pensiamo alle cose da fare, da dire, a cosa proporre. I ragazzi hanno una motivazione grandissima».
Imparare le regole sociali
Certo a Fuori Frequenza ci sono state anche difficoltà: nella disciplina degli interventi e della passione. «La turnazione delle voci è molto importante» commenta Sabelli. «All’inizio avevamo un po’ di difficoltà e abbiamo optato per il podcast, poi è arrivata la diretta e i ragazzi hanno imparato a rispettare i turni e le opinioni. È fondamentale per ragionare con loro sulle regole sociali nelle varie situazioni perché per una persona con autismo è molto complicato». «Abbiamo invitato a partecipare ragazzi che hanno una loro personalità» aggiunge Misiano. «Francesco gestisce i tempi e gli interventi. Antonello ha la parte più riflessiva, più profonda. L’altro Francesco è più ironico. I ragazzi funzionano insieme, hanno una loro alchimia anche perché vanno a cena fuori o fanno Capodanno insieme».
Radio Frequenza: trovare in ogni persona il suo talento
Con i ragazzi e con FuoriFrequenza «non ci soffermiamo su quello che manca, ma esaltiamo quello che c’è» riflette Sabelli. «Basta riconoscere il talento in ogni persona e dargli la possibilità di condividerlo. Così comincia a vedere i suoi limiti in maniera diversa. Ma bisogna partire da quello che c’è e in radio tutto questo arriva a chi ascolta: ognuno di loro ha un talento e lo mette a disposizione degli altri. Anche nei podcast i ragazzi seguono i loro interessi: Antonello parla di auto, Francesco di film horror, l’altro Francesco di dinosauri. Un’altra serie di podcast l’abbiamo realizzata con interviste a nostri amici, come Claudio Del Tosto, cantautore e musicista (e dirigente dello United L’Aquila, ndr) e ad alcune associazioni di volontariato del territorio. La radio deve andare oltre la sua sede, uscire fuori. Ci piacerebbe portare altre persone in diretta, e fare anche interviste. Il giovedì mattina è diventato un bel giorno».
L’inserimento lavorativo
Facciamo tutti il tifo perché questi ragazzi arrivino all’indipendenza. «Noi ce la mettiamo tutta: il documentario si chiama Io ci provo» ci risponde Rosario Sabelli. «Ma serve che anche le istituzioni ci diano delle possibilità di metterci in gioco. La via verso l’inserimento lavorativo è ancora lunga, ma le cose si cominciano a smuovere. Vogliamo andare in una certa direzione, ma serve l’impegno di tutti. Ora c’è più ascolto, ma manca ancora il fatto di concretizzare i progetti. Abbiamo molte idee. Un’idea come quella di Pizzaut potrebbe essere facilmente replicabile, ma mancano ancora delle cose fondamentali per implementare quel tipo di progetto».