“LA LOTTA ALLA MAFIA È GIOIA DI VIVERE”. LA MANIFESTAZIONE A ROMA
Nella Giornata della Memoria e dell'Impegno, ha raccolto in Campidoglio studenti, associazioni e amministrazioni locali
21 Marzo 2022
«Me l’hanno ammazzato nella piazza del paese, a Cutro. Era andato a comprare i fumetti per me e per mia sorella. Avevo 8 anni». Il maresciallo dei Carabinieri Francesco Borrelli dal 1982 è nella lista delle persone uccise dalla criminalità organizzata: l’hanno letta in tutte le piazze, elencando con un lungo sospiro ogni nome di uomo, donna o bambino (sono 1055) massacrato/a per un’ideale di giustizia. Il figlio di Borrelli, Alfredo, oggi 48enne, trattiene a stento le lacrime mentre parla a una platea di studenti presenti in Campidoglio. Tra tutti i luoghi, è stato scelto questo come epicentro della manifestazione nazionale per ricordare le vittime innocenti delle mafie, in occasione della 27a Giornata della Memoria e dell’impegno che si tiene ogni 21 marzo.
La giornata della memoria
In questa formula – memoria e impegno – c’è il doveroso ricordo delle vittime, ma anche la responsabilità di continuare la battaglia per la legalità. Perché, come sosteneva Giovanni Falcone, «gli uomini passano, le idee restano. E continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Alfredo Borrelli ha ribadito con forza questo messaggio insieme a tutte le persone intervenute sul palco di “Terramia”, allestito a pochi passi dalla statua di Marco Aurelio. Il maresciallo Borrelli fu assassinato quarant’anni fa dalla ‘ndrangheta poiché cercò di sventare un attentato nei confronti del boss Antonio Dragone, dando l’allarme per mettere in salvo i suoi concittadini. «Ma ricordare il gesto di mio padre non basta, se vogliamo davvero sconfiggere la mafia. La memoria non è solo uno sguardo rivolto al passato».
Fermezza e condanna. Gli stessi concetti che elabora Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale politiche sociali di Libera e Coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari, in un intervento nel quale ha evidenziato prima di tutto la presenza delle istituzioni (gli assessori Alfonsi e Zevi, oltre al presidente della Regione Lazio, Zingaretti). Un fatto che definisce «non scontato» perché «negli ultimi anni abbiamo combattuto tutte le battaglie da soli». De Marzo ha spiegato come il punto di partenza per sconfiggere le mafie dev’essere «combattere la pandemia delle diseguaglianze. Da 13 anni povertà, analfabetismo di ritorno e precariato continuano a crescere nel nostro Paese ed è inaccettabile. La forza delle mafie è qui. Quando si tagliano le politiche sociali e culturali non si dà una mano alla democrazia».
A colorare la piazza ci hanno pensato decine di alunni delle scuole medie e superiori di Roma. Quelli del Macinghi-Strozzi hanno preparato alcuni cartelloni con dei pensieri per le vittime di mafia, in particolare per i bambini Giuseppe Di Matteo, Michele Facchinieri, Emanuele Attardi, Filippo Scotti, Luigi Cangiano, Calcedonio Catalano e Pasqualino Perri.
I cittadini del presente
La loro insegnante, Federica Novelli, si occupa proprio del Coordinamento Docenti Antimafia della Rete dei numeri Pari. «Una volta venuti a conoscenza dell’iniziativa, gli studenti hanno voluto realizzare questi cartelloni», ha dichiarato la prof. «Ognuno di loro ha scelto una vittima di mafia minorenne, studiando la sua storia e raccontandola agli altri compagni. Perché sono utili questi percorsi didattici? Perché noi educatori abbiamo il compito di aiutare i giovani a essere cittadini impegnati e non distratti. La mafia a scuola è il bullo che ti viene a dar fastidio, parte tutto da lì».
Nello spazio esterno dell’istituto, che si trova in zona Garbatella, sono state installate le panchine dei diritti, vicino a delle pietre d’inciampo in memoria dei migranti deceduti nel Mediterraneo e al fianco dell’albero della legalità: una contro la violenza sulle donne, una contro il bullismo e un’altra per i diritti umani.
«Quando vi dicono che siete i cittadini del futuro arrabbiatevi!» l’appello di De Marzo ai ragazzi. «Voi siete i cittadini del presente e con voi dobbiamo costruire una società migliore. La precondizione per sconfiggere le mafie sta nella giustizia sociale, come sosteneva Peppino Impastato».
Il dossier
L’associazione Libera, promotrice dell’iniziativa, un mese fa ha presentato un dossier dal titolo “La tempesta perfetta 2022. La variante Criminalità” dal quale emergono dati preoccupanti. Uno su tutti: da quando esiste il Covid, in Italia ci sono 1 milione di poveri in più mentre i miliardari sono aumentati di 12 unità. Significa che la distribuzione della ricchezza continua a non essere equa e che la forbice della diseguaglianza aumenta. Come i reati.
Nel biennio pandemico 2020/2021, le segnalazioni sospette complessivamente hanno raggiunto la cifra di 252.711 con un +24% rispetto al biennio precedente. Sono sette le regioni in “zona rossa” (Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Sardegna, Basilicata, Trentino Alto Adige) con gli incrementi maggiori rilevati nel Lazio (+57%), Trentino Alto Adige (50%) e Sardegna (+38%). Sempre nel periodo pandemico, sono ben 3.919 le interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Truffe, reati di usura, riciclaggio di denaro, reati di estorsione, traffici di droga: negli ultimi due anni, insomma, la criminalità ha fatto affari.
Marco Genovese, referente di Libera a Roma, ha sottolineato la valenza di «celebrare questa giornata nel primo giorno di primavera. È una speranza di cambiamento, ma ricordiamoci che le mafie oggi sono più nascoste e quindi più pericolose».
Roma e il Lazio
Tobia Zevi, l’assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale, ha citato un problema evidente nelle periferie delle grandi città: «Se non riusciamo a evitare che in alcuni quartieri di Roma la prospettiva di guadagnare 150 euro al giorno sia più remunerativa di qualsiasi altro percorso, perderemo questa lotta».
Nei giorni scorsi è stato inaugurato un forum cittadino per i beni confiscati alla mafia (ne abbiamo parlato qui), con l’obiettivo di co-progettare insieme ai cittadini. Uno dei progetti si chiama proprio “Roma è casa nostra”, perché le mafie si sconfiggono anche con la creazione di spazi di partecipazione, investendo sulla cultura, sulla scuola, sul lavoro e sulla bellezza. «La città pubblica dev’essere un ruolo del riscatto e non del disagio», ha aggiunto Zevi.
Il governatore Zingaretti ha letto alcuni dei 1055 nomi delle vittime di mafia, insieme ai familiari e agli studenti. «Vogliamo dimostrare che, anche se quei corpi sono caduti, nessuno ha dimenticato né il loro impegno né la necessità di continuare quel lavoro di denuncia, di impegno, di trasparenza, di cultura della legalità» ha spiegato. «Nel Lazio da 8 anni abbiamo creato un osservatorio sulle mafie affinché nessuno possa dire “non sapevo che in quel quartiere ci fosse un clan mafioso”. Il nostro impegno è costante».
L’impegno
La chiusura della manifestazione per la Giornata della Memoria e dell’impegno è stata affidata a don Luigi Ciotti, collegato in video da Napoli.
Ricordando magistrati, poliziotti, carabinieri, preti, giornalisti, sindacalisti, bambini e vittime della tratta che hanno perso la vita, il presidente e fondatore di “Libera” ha detto che «Tutti i giorni abbiamo una responsabilità e un impegno: non ingabbiare la memoria del passato, ma farla vivere nel presente e trasmetterla alle nuove generazioni. Il Paese deve scrivere quei nomi nelle proprie coscienze perché sono morti per la democrazia, per la libertà».
Durante il discorso di Ciotti, in Campidoglio viene esposto un grande lenzuolo che dà voce a un sentimento autentico di riscatto. È la forza della comunità che parla: “la lotta alla mafia è gioia di vivere”. Vale la pena di sorridere e credere nel domani, nonostante tutto.