GIUSTIZIA RIPARATIVA: CON IL VOLONTARIATO UNA SECONDA POSSIBILITÀ

Un protocollo tra UIEPE, Centro Giustizia Minorile e i CSV di Lazio, Abruzzo e Molise valorizza il volontariato nell'ambito delle misure alternative di reinserimento sociale

di Mario German De Luca

Un protocollo che permette di valorizzare il volontariato nell’ambito della giustizia riparativa. È stato firmato il 4 febbraio scorso tra Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna per il Lazio, Abruzzo e Molise, Centro di Giustizia Minorile per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise e i Centri di Servizio per il Volontariato delle tre regioni.
Il Protocollo nasce nell’ambito della promozione e lo sviluppo delle misure volte a valorizzare le pratiche di giustizia riparativa e di comunità. Si tratta di un nuovo processo normativo ed anche culturale, che favorisce l’inclusione sociale di minori, giovani ed adulti sottoposti a procedimenti penali, che possono così accedere a misure alternative, riparative e riconciliative in alternativa alle sanzioni penali ed amministrative previste.
L’idea giustizia riparativa e di comunità è un importante passo avanti nell’ambito della giustizia, il cui impianto culturale e sociale si può così riassumere: non si tratta solo di scontare una pena – detentiva o amministrativa – a seguito di un reato, ma di affrontare come persona la responsabilità e le conseguenze reali di quel fatto, attraverso l’attivazione di alcune strategie previste dalla normativa. In breve, si tratta della possibilità di riparare ai danni provocati dai propri comportamenti, sia nei confronti delle persone lese che nei confronti delle proprie comunità.

I volontari e il terzo settore nel Lazio
Foto di Lina Vacondio © Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”(particolare)

Gli obiettivi

I CSV da una parte, l’Ufficio Inter-distrettuale Esecuzione Penale Esterna (UIEPE) e il Centro Giustizia Minorile (CGM) dall’altra, grazie a questo protocollo d’intesa possono valorizzare la partecipazione attiva delle associazioni, attraverso la realizzazione di attività di inclusione sociale all’interno delle quali le persone possono compiere il processo di presa di coscienza e riparazione del danno.
Il protocollo prevede la realizzazione dì incontri seminariali, per permettere al sistema del volontariato una migliore conoscenza del sistema penale minorile, dell’esecuzione delle pene e delle altre sanzioni di comunità. I CSV saranno impegnati nel supporto ed accompagnamento alle associazioni interessate ad avviare collaborazioni operative con gli uffici territoriali di UIEPE e CGM. I processi collaborativi infatti rappresentano la più avanzata forma di relazione prevista dalla legislazione sul terzo settore, D.L 117/2017, in ordine ai processi di amministrazione condivisa, che promuovono l’attivazione congiunta di enti pubblici ed enti di terzo settore.
Gli obiettivi operativi da realizzare, quindi, riguardano la sensibilizzazione, la formazione e l’attivazione delle associazioni per la realizzazione delle misure riparative all’interno delle proprie attività; il sostegno alle stesse associazioni per la stipula di convenzioni ed accordi con i Tribunali e gli Uffici territoriali di UIEPE e CGM; il supporto alla gestione delle persone, sia nelle misure di Lavori di Pubblica Utilità che nel coinvolgimento nelle azioni di volontariato realizzate dalle associazioni e, naturalmente, il monitoraggio partecipato delle azioni di supporto.

Le misure che potranno essere attivate

Le misure previste dalle normative che potranno essere attivate dalle collaborazioni tra le associazioni e UIEPE e CGM sono:
L’affidamento al servizio sociale, che è la misura alternativa più ampia. Può essere concessa dal Tribunale di Sorveglianza per pene, anche residue, entro i 4 anni, se non si tratta di reati ostativi.
L’affidamento al servizio sociale prevede l’adempimento di una serie di prescrizioni riguardo orari, spostamenti, contatti con l’Uepe, tra le quali anche quella relativa allo svolgimento di un’attività di valenza riparatoria.  Questa prescrizione spesso, poiché non vi è una vittima potenzialmente identificabile, si concreta nello svolgimento di un’attività di volontariato.
Il lavoro di pubblica utilità è una sanzione sostitutiva di comminata dal giudice di pace/giudice per reati minori attinenti alla violazione del codice della strada presso il Tribunale ordinario per condanne che non superino l’anno. Consiste nello svolgimento di un monte ore di lavoro di pubblica utilità, che è gratuito, ma non è volontariato.
La messa alla prova è una sanzione di comunità che consiste nella sospensione del processo con disponibilità dell’indagato/imputato a seguire un programma, che può essere chiesta per reati con pena edittale non superiore a 4 anni o puniti con la sola pena pecuniaria e viene concessa dal giudice competente a seconda della fase/rito processuale.  Nell’ambito di questo programma vi sono due aspetti da adempiere obbligatoriamente: il contatto con l’Uepe; lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità gratuito secondo il programma concordato con l’Uepe stesso. Vi sono altri “impegni” da rispettare, variabili in base al caso specifico; è opportuno che anche in questo caso l’utente venga inserito in un’attività di volontariato con valenza riparatoria.

Qui il testo completo del protocollo

 

GIUSTIZIA RIPARATIVA: CON IL VOLONTARIATO UNA SECONDA POSSIBILITÀ

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