GLI INCENDI NEL LAZIO E I MILLE VOLONTARI CHE LI COMBATTONO
Roghi sei volte più numerosi dell'anno scorso, con minori risorse per affrontarli. Instancabili i volontari di protezione civile, nonostante le difficoltà
20 Luglio 2017
Nell’ultimo mese gli incendi hanno colpito duramente il Lazio, bruciando ettari di bosco e terreni, lambendo spesso anche insediamenti abitativi e importanti arterie stradali con tutti i pericoli e disagi che ne derivano. Circa 1900 incendi, di varia entità e natura, che significano il 600% in più rispetto a quelli registrati nello stesso periodo nel 2016, un anno che aveva comunque registrato livelli di incendi più alti della media.
A far fronte a questa emergenza è soprattutto la Protezione Civile, responsabile per lo spegnimento degli incendi boschivi e di “interfaccia” urbano-rurale, con migliaia di volontari in tutto il Lazio.
I NUMERI. Tremila squadre attivate, tra i seicento e i mille volontari impegnati ogni giorno con circa quattrocento mezzi. Sono i numeri del volontariato che combatte gli incendi nel Lazio, con picchi fino a sessanta interventi contemporanei in tutta la Regione, coordinati dalla sala operativa regionale. «È solo grazie al loro coraggio e dedizione che riusciamo a far fronte alle emergenze nonostante le difficoltà », dice Marco Lorentini, Presidente del Coordinamento delle Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile della Regione Lazio (COV).
Uomini e donne di diversa provenienza, studenti, dipendenti, precari, professionisti, giovani disoccupati, tutti a disposizione e a difesa delle comunità e dei territori in cui vivono. Ognuno di loro è un pezzo di quel volontariato che sopperisce alle mancanze strutturali del sistema. «Sono portatori di valori importanti, preziosi per le nostre comunità e attivi nel sociale», continua Lorentini. «lo fanno in silenzio, senza chiedere niente in cambio, dovendo affrontare anche mille difficoltà che si sarebbero potute evitare. A Castel Fusano, quando abbiamo spento l’incendio dopo trenta ore di lavoro massacrante e ininterrotto», racconta Lorentini, «quello che abbiamo provato è stata tanta rabbia. Quell’incendio, il fuoco, erano il drammatico risultato di un territorio lasciato all’abbandono e al degrado, della mancanza di prevenzione e previsione. Quindici anni fa si organizzavano squadre di presidio in quella zona, ora versa in uno stato di totale abbandono».
SENZA MEZZI E SENZA SOLDI. Nel pieno dell’emergenza salgono spesso le polemiche, gli enti si rimpallano le responsabilità e si cercano spesso soluzioni tardive. In questo momento critico la Protezione civile si è trovata con mezzi strategici fermi per guasti, manutenzioni necessarie non fatte, orari di attività oltre il limite di sicurezza previsto. La situazione più difficile è quella sul territorio della Città Metropolitana di Roma, quella maggiormente colpita dagli incendi (quasi l’80% sul totale regionale) insieme al Sud Pontino.
«Ormai siamo già oltre l’autofinanziamento, le collette dei volontari per anticipare i soldi del carburante, che oltre al loro tempo mettono a disposizione risorse personali per difendere il territorio di tutti», dice Lorentini. «ci sono mezzi importanti – che aiuterebbero a spegnere gli incendi più velocemente, salvando ettari di terreni e boschi – fermi per riparazioni da mille o duemila euro, che le associazioni non possono permettersi a causa della mancanza dei contributi».
SENZA INTERLOCUTORI. Oltre alla mancanza di risorse e alle modalità di erogazione delle stesse, previste in quella che le associazioni hanno definito “convenzione capestro”, le critiche maggiori, rivolte soprattutto all’amministrazione romana e alla Sindaca Virginia Raggi, sono quelle di immobilismo e di mancanza di concertazione nei mesi passati.
«Sono mancati gli interlocutori», accusa Lorentini. «non è stato nominato un direttore della Protezione civile nell’area maggiormente interessata dagli incendi, non ci hanno ricevuto e non si è messo in campo un piano adeguato di prevenzione, con gli sfalci dell’erba, per esempio, o per la lotta all’abusivismo e all’abbandono di diverse aree in questi giorni colpite dagli incendi».
SENZA LA FORESTALE. Positivo invece secondo Lorentini l’impegno della Regione, che si sarebbe attivata con gli strumenti a disposizione per sostenere il volontariato, «anche se i tempi della burocrazia non coincidono con quelli degli incendi». Anche sul piano dei mezzi a disposizione, la Regione ha aumentato di tre unità la flotta aerea per quest’anno, anche per sopperire alle mancanze derivate dallo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato, che ha portato anche alcuni problemi di tipo organizzativo.
Tra questi il ridotto numero dei direttori delle operazioni di spegnimento (DOS), che svolgono una funzione di guida degli interventi e di coordinamento con l’intervento aereo. Senza la Forestale, « a fronte di una necessità di quaranta interventi al giorno per gli incendi nel Lazio», spiega Lorentini «ne abbiamo solo una quindicina, forniti dai Vigili del fuoco. Mancando queste figure le operazioni vengono gestite sul campo dal caposquadra dei Vigili del fuoco, quando ci sono, o direttamente dal volontario più anziano in servizio, ovviamente coordinati dalla sala operativa regionale».
RISPETTO PER I VOLONTARI. Mentre si contano i danni degli incendi nel Lazio, ambientali ed economici, il volontariato continua a lavorare insieme alle forze dell’ordine, lanciando però un grido d’allarme per quello che rimane dell’estate e per i prossimi anni.
Serve un piano di prevenzione concertato e la massima collaborazione tra amministrazioni, forze dell’ordine e Protezione civile per evitare che si arrivi a emergenze di questo tipo. Ma serve anche rispetto per i volontari e per le associazioni che si spendono gratuitamente e tra mille difficoltà, trovando spesso le porte chiuse quando chiedono di essere ascoltate.