GUARDAOLTRE. A TOR TRE TESTE LA SOLIDARIETÀ COINVOLGE L’ANIMA
Impegno educativo, ascolto di chi è in difficoltà, distribuzione di derrate alimentari... L'associazione GuardaOltre punta tutto sulla resilienza e sulle relazioni
19 Marzo 2020
Nel sito dell’associazione GuardaOltre c’è una frase che colpisce più di tutte: «Aiutiamo a costruire speranze». Nella loro sede al civico 70 di via dei Berio, a Roma, tutti i venerdì i volontari distribuiscono pacchi alimentari e vestiti a chi non può procurarseli. Il bene più prezioso che offrono però è la presenza fisica. Tanti infatti non hanno bisogno solo di cibo e indumenti, ma soprattutto di parlare ed essere ascoltati. È il quartiere periferico di Tor Tre Teste, dove persone povere, emarginate e fragili convivono con i residenti storici lontano dai quartieri bene della Capitale.
GuardaOltre
L’associazione. Fondata nel 2012 per dare corpo ai valori del Vangelo, l’associazione di promozione sociale GuardaOltre nasce con l’intento di portare ristoro, accoglienza e conforto attraverso azioni concrete. Il Progetto Amore, ad esempio, offre un percorso educativo e culturale composto da iniziative umanitarie e sostegno ai bambini in difficoltà. Come? Attraverso la costruzione di scuole, strutture sanitarie, campi scuola, case famiglia, viaggi di istruzione, campeggi, ludoteche, centri ricreativi e sportivi. Con il Progetto Amico, invece, i volontari predispongono un punto di ascolto per la persona, la coppia e la famiglia utile a prendersi cura delle relazioni, ricostruirle e soprattutto reagire alle delusioni, insegnando cos’è la resilienza e come si applica nella vita di tutti i giorni. Con il Progetto Assistenza, infine, i volontari distribuiscono derrate alimentari e allestiscono anche mostre e mercatini utili nella raccolta di fondi.
Bisogni materiali e bisogni spirituali
I tanti progetti portati avanti dalla onlus però hanno un unico obiettivo: farsi strumento per aiutare il prossimo. «Nonostante i problemi comuni a tutte le altre associazioni, riusciamo sempre a portare a termine tutte le iniziative che organizziamo, anche quelle in collaborazione con altri enti», ha spiegato il presidente di GuardaOltre Romolo Gesmundo. «Il calore e l’affetto delle persone che riconoscono il nostro lavoro ci aiuta ad andare avanti».
Presidente, cosa vuol dire fare volontariato in un quartiere come Tor Tre Teste?
«Le difficoltà sono diverse, ma credo che nessuna sia così incisiva quanto il comportamento schivo delle persone. I tanti esempi negativi di volontariato, o presunti tali, hanno minato la fiducia della gente. Si sente un grande bisogno di servizio e le tante attività delle associazioni spesso vengono ostacolate dalla mancanza d’informazione o dal modo in cui i mezzi di comunicazione riportano i fatti. Il dibattito pubblico ha un gran bisogno buone notizie».
Siete impegnati in tanti progetti. Dove reperite i fondi necessari per finanziarli tutti?
«Fondamentalmente ci autotassiamo e aiutiamo il prossimo con le capacità che abbiamo. L’altra entrata importante è quella del 5×1000. Di sicuro non percepiamo altro denaro da altri enti o istituti».
I contenuti del vostro sito tradiscono valori evangelici. Ci sono differenze tra il volontariato laico e quello cristiano?
«Secondo me, vivere i valori del Vangelo cambia la prospettiva del fare volontariato, anche se quel che più conta alla fine è il risultato finale. Noi non ci accontentiamo di distribuire il pacco alimentare, ad esempio, ma cerchiamo di fornire anche un’assistenza che vada oltre i bisogni di corpo. Perché anche in chi si dice ateo o materialista riscontriamo comunque un immenso bisogno spirituale, che con i nostri poveri mezzi proviamo a soddisfare».
Quali sono i prossimi appuntamenti di GuardaOltre?
«In questo momento stiamo organizzando un seminario informativo, che si terrà tra aprile e maggio, a cui parteciperà una psicologa che ci aiuterà ad affrontare il grande tema del perdono. La legge del taglione è più allettante e spinge l’essere umano a ricercare quella giustizia personale, che molte volte si trasforma solo in vendetta. Tuttavia chi sta percorrendo un cammino di fede non può certo accontentarsi dell’aspetto repressivo della pena, ma è spinto a “guardare oltre”».
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