I CENTO ANNI DELL’EDUCAZIONE ATTIVA: UNA STORIA DA RACCONTARE
I Cemea festeggiano 50 anni di educazione attiva, e i cento della Lega dell'Educazione Nuova. Una risposta alla povertà educativa
22 Ottobre 2021
Realizzare laboratori di pedagogia pratica che, accanto alle scuole ufficiali, dessero più spazio alla vita di comunità, alle attività all’aperto e alla centralità dello studente. È partendo da questi principi che nel 1921 alcuni pensatori e pedagogisti elaborarono il manifesto della Lien, la Lega Internazionale dell’Educazione Nuova, un movimento dal respiro europeo, che ancora oggi vive grazie a scuole e associazioni che portano con sé questa eredità educativa.
Tra questi anche la Federazione Italiana dei CEMEA, che festeggia i suoi 50 anni di progetti di “Educazione attiva” in Italia. I contesti sono cambiati, lavorare con bambini e giovani comporta nuove sfide (il multiculturalismo, l’urbanizzazione, le nuove tecnologie), ma i principi di cento anni fa sono ancora oggi attuali e rispecchiano ogni attività che i CEMEA portano avanti in tutta Italia. «Quello che ci hanno lasciato i fondatori della Lien è un testo di grande valore», spiega Cristina Brugnano, presidente di CEMEA del Mezzogiorno Onlus, «un documento diviso in punti e poco argomentativo, ecco perché ancora oggi è attuale e applicabile in diversi contesti. La co-educazione di ragazzi e ragazze, l’impiego delle attività all’aperto e la cura del corpo, la centralità del pensiero di ogni studente o ancora una gestione democratica della scuola: sono princìpi molto attuali e che nel 1921 rappresentano una grande innovazione. L’obiettivo era integrare, con delle esperienze specifiche, il percorso culturale di apprendimento classico, che già allora non diceva tutto sull’educazione».
I cento anni dell’educazione nuova
I centri CEMEA sono diffusi in tutto Paese e, in particolare a Roma, presidiano quartieri segnati da alti tassi di povertà educativa e scarsa offerta culturale.
I giovani e gli educatori che frequentano questi centri portano con sé queste esperienze di comunità e di solidarietà, come il giovane regista Phaim Bhuiyan. «Phaim è diventato uno dei nostri simboli proprio perché è nato e cresciuto a Tor Pignattara frequentando molte delle nostre attività al centro Fenix19. È riuscito a coronare il sogno di fare il regista e di raccontare al grande pubblico, con il suo film “Bangla” come e cosa vive un adolescente di seconda generazione in Italia. Storie di successo come quella di Phaim ce ne sono state diverse, come molte ragazze che, dopo aver vissuto i nostri centri, hanno scelto di studiare scienze dell’educazione e diventare pedagogiste».
Per festeggiare i cento anni della Lien e i 50 della Federazione italiana, i CEMEA il prossimo 25 ottobre apriranno al pubblico il Teatro Centrale Preneste, nel quartiere Pigneto, animando l’evento “Una storia ancora da raccontare. 100 anni (e più) di educazione attiva” (qui le info). La mattina sarà dedicata a laboratori pratici sull’educazione attiva, mentre il pomeriggio verrà dato spazio ad esperti, docenti e pedagosti all’interno di una grande tavola rotonda su tema della giornata: questa si concluderà con le domande e i suggerimenti di alcuni giovani provenienti dai centri della capitale.
Le richieste al sindaco
Sono tante le sfide che i CEMEA vogliono continuare ad affrontare, sperimentando anche percorsi innovativi. Come “StoryDec”, un progetto avviato con altri partner internazionali che, attraverso l’uso dello storytelling e del video partecipato, educa al senso civico e sociale dei più giovani.
«Ci siamo chiesti, come sostenerli in questi percorsi di apprendimento? Ci siamo affidati alle nuove tecnologie, dandogli modo di raccontarsi attraverso un video, perché le loro non sono solo storie private, ma esperienze utili a tutta la comunità. Storie che stiamo raccogliendo sul portale StoryAp.
Generare impatti significativi su quartieri romani come San Basilio o Tor Pignattara vuol dire anche fare i conti con un’amministrazione che spesso è assente. Al nuovo sindaco e alla nuova giunta capitolina che nei prossimi giorni si insedierà, cosa chiedono i tanti giovani che frequentano i CEMEA? «I ragazzi del centro Fenix19 chiedono al neo-sindaco punti molto concreti: uno sport accessibile a tutti, luoghi pubblici attrezzati (come già avvenuto in grandi parchi della capitale) e libri di testo gratuiti per gli studenti che frequentano le superiori (bisogno che si fa più urgente per i ragazzi migranti e rifugiati). Noi educatori desideriamo più spazi dove poter svolgere le nostre attività, più aree verdi bonificate da restituire alle comunità. Non sono grandi rivoluzioni, per noi rappresentano però piccole opportunità per rendere ancora oggi concreta un’eredità di cento anni».