I CSV DOPO LA RIFORMA: RICONNETTERE PERSONE E SERVIZI
Paola Capoleva spiega le sfide dei CSV dopo la riforma e come le affronta CSV Lazio, guardando ai territori, ai giovani, al futuro
24 Febbraio 2020
Rilanciamo l’intervento sui CSV dopo la riforma della presidente Paola Capoleva, al convegno “Al Centro del Volontariato. La riforma del Terzo settore e le opportunità offerte dai Centri di Servizio”, svoltosi a Roma il 20 febbraio, all’interno del progetto CapacitAzione.
In un recente articolo sul mensile “Vita” il giornalista Dario Di Vico incitava il Terzo settore a riprendere con vigore le sfide culturali e politiche che in questi anni si sono affacciate come la lotta alla povertà, all’inclusione nel lavoro o all’ambiente. Nel concludere il suo intervento auspicava per il Terzo settore dunque l’assunzione di un ruolo di “governo della società” contro i rischi di frantumazione.
Dalla formulazione della Legge 106 e del Codice del Terzo settore il dibattito e il confronto sui temi del volontariato nel nostro Paese si è certamente animato e la partecipazione del Presidente Conte alla giornata nazionale del volontariato, svoltasi il 5 dicembre qui a Roma, ne è stata certamente una dimostrazione. Tutto il mondo del Terzo settore sta infatti ripensando regole interne ed esterne, sta approfondendo temi ed ambiti consapevole della grande responsabilità che ha via via assunto.
Il volontariato, corpo intermedio
I volontari sono importantissimi artefici di questa voglia di rinnovamento perché portatori di visioni e valori, come la pace e la giustizia sociale, di funzioni, costruire reti di solidarietà, come disse il presidente Mattarella nel suo discorso di fine d’anno nel 2018, ma anche di gesti concreti che ogni giorno si realizzano negli ospedali, negli empori solidali, nei centri di aggregazione.
I volontari sono gli alfieri della Repubblica, perché con il loro impegno tutti i giorni rendono vivo l’art.3 della Costituzione, impegnandosi nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico o sociale e favorendo lo sviluppo della persona, delle comunità, ricucendo relazioni in uno spirito di coesione contro ogni odio.
Del resto proprio Mattarella, intervenendo a Padova Capitale europea del volontariato il 7 febbraio, dichiarava che la responsabilità civica espressa dai volontari «produce riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale» e questo non solo perché ricuciono gli strappi o le lacerazioni prodotto da un terremoto, da una alluvione o da una emergenza sanitaria, ma perché con il loro fare discreto sono diventati veri e propri “corpi intermedi” tra i cittadini e le istituzioni, dando voce a chi troppo spesso voce non ha ed essendo attenti al bene comune.
Per questo i volontari e il terzo settore oggi POSSONO o meglio DEVONO impegnarsi nel costruire un modello di economia civile sostenibile, in nome dell’equità, e che dunque cerchi un equilibrio tra interessi diversi, che tuteli l’ambiente , che valorizzi l’impegno verso le comunità e che dunque miri ad uno sviluppo il cui filo conduttore sia sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale.
I CSV dopo la riforma
La riforma del terzo settore rappresenta infatti una grande sfida perché pone tutti i soggetti in esso rappresentati ad allearsi nel rendere migliore le nostre comunità e chiamando in questo impegno anche gli enti pubblici attraverso diversi articoli, come il 55 sulla coprogettazione o l’art.19, dedicato proprio alla funzione di valorizzazione della cultura del volontariato che le istituzioni devono avere.
I Centri di Servizio, con una serie di articoli che riprendono il parte la Legge 266 del 91, ampliano e consolidano la loro funzione perché, delineando in modo più preciso il proprio mandato con gli articoli 62 e 63, di fatto costruiscono un quadro regolativo di riferimento, valorizzando le specificità acquisite in questi anni, confermando le proprie responsabilità nel sostegno al volontariato tutto dentro le associazioni e negli enti del Terzo settore.
Viene così riconosciuta una funzione che, al pari dello Stato, persegue l’interesse generale delle comunità, favorendo partecipazione e democrazia nelle comunità. Di questo mandato dobbiamo essere più consapevoli come volontari, come operatori e dirigenti dei Centri di servizio, consci che non è e non sarà solo la legge di Riforma a dare forza a questo mandato, che si collega in modo inscindibile all’art. 118 della costituzione, bensì è e sarà il nostro costante impegno a generare comunità solidali.
È in questa cornice che si colloca Capacit’azione ed è in questa cornice che il CSV Lazio, nato un anno fa dalla fusione dei due Centri di servizio Cesv e Spes, radicati da vent’anni in tutta la regione Lazio con le Case del Volontariato, ha sempre operato.
Molte cose sono cambiate in questi vent’anni. Abbiamo avviato un percorso interno non scontato, che voleva raccogliere l’eredità migliore dei Centri, il loro aver animato rapporti di collaborazione con Istituzioni ed enti (Regione, ASL, Università con oltre una decina di protocolli); l’aver supportato tante piccole associazioni aiutandole a crescere e radicarsi (oggi ne contiamo più di duemila come organizzazioni di volontariato, che sommate alle associazioni di promozione sociale raggiungono cifre significative di attività e volontari); abbiamo promosso reti come nella salute mentale, in oncologia, sugli amministratori di sostegno, o scuole e migranti.
Coprogettazione e cogestione
Crediamo infatti che il valore della collaborazione e della partnership, che si sostanzia nello scambio di competenze e saperi, sia fondamentale ed in questo il CSV ha da sempre avuto un ruolo, nei primi bandi avviati come Socialmente, ma anche nelle più recenti azioni svolte in collaborazione con le ASL nei Tavoli misti per la partecipazione.
È un filo conduttore che ci ha caratterizzato, perché consente di far crescere la responsabilità civica anche in territori piccoli o distanti dalla capitale, dove ogni volontario è veramente sentinella, testimone di solidarietà, ma anche perché permette alle diverse istituzioni (enti locali, ma anche istituzioni scolastiche) di concepire «l’ente pubblico come un soggetto la cui azione si affianca a quello della società civile nel perseguimento del bene comune» , come ribadisce anche Fici nel recente testo “Dalla parte del Terzo settore”.
Gli enti del Terzo settore, come ricorda sempre Fici, sono senz’altro riconducibili a quella formazione sociale, ovvero a quei corpi intermedi rappresentativi della società civile, che possono fungere da filtro tra lo Stato e le persone. Anche la recente richiesta di riesame del parere dell’Anac, espressa dal Consiglio di Stato con nota 3235, il 27 dicembre 2019, ci induce a voler ritenere necessaria la costruzione di nuove modalità di collaborazione e del resto è utile ricordare come con la DGR n. 326 del 2016 la Regione Lazio già faceva proprie le indicazioni di puntare sulla coprogettazione e cogestione.
Le nuove generazioni
Mi piace allora qui ricordare anche il percorso fatto in questo ultimo anno dal CSV Lazio, un percorso che ha permesso di diventare interlocutori sempre più impegnati in tanti ambito e per tutti cito il servizio civile, scuola e volontariato e la povertà educativa minorile.
Cito questi tre percorsi distinti, ma uniti dalla voglia di investire sui giovani e dalla preoccupazione che una società che invecchia lascia sempre meno spazi di espressione e realizzazione, da una consapevolezza purtroppo suffragata da recenti indagini istat, che il trend in cui l’Italia si è avviata non vede la crescita delle nuove generazioni.
Ma cito questi tre ambiti perché sono stati e saranno per il CSV un grande bacino di prova. Il servizio civile di cui anche Mattarella si è occupato, auspicando in un suo ampliamento. “Scuola e Volontariato” con i tanti laboratori nelle scuole della Regione, che ormai da dieci anni producono relazioni, conoscenze e energie. E i progetti di contrasto alla povertà educativa minorile, che sappiamo incide sul futuro economico, sulla salute e più in generale sul benessere dei nostri giovani… tutto questo ha un filo conduttore.
Crediamo che investire sui giovani sia necessario e non rinviabile, lo abbiamo sostenuto nel documento CSV Lazio Futuro prossimo, ma lo sosteniamo ogni giorno nelle nostre attività e per questo abbiamo promosso ad esempio il progetto Tutti a Scuola e siamo partner di Radici di Comunità, che ci ha visto impegnati nel tessere una larga rete di collaborazione dove associazioni enti locali e istituzioni scolastiche si sono confrontate e stanno lavorando gomito a gomito oltre 100 soggetti per tre anni.
Radicati nei territori
Riconnettere le generazioni per essere generativi, questa è una sfida a cui non ci possiamo e non ci dobbiamo sottrarre. La capacità di interconnettere servizi e persone è la nostra forza , tenendo insieme sfere di vita e innovazione, bisogni e risorse. Facendo crescere i saperi che creano un argine all’isolamento, alla solitudine.
Vogliamo disegnare un nuovo welfare, se è vero che in sedici anni il Terzo settore è cresciuto del 49%, sia come numero di organizzazioni che come numero di occupati, ma è cresciuto perché ha saputo essere “capillare” nei territori innovatore nelle risposte.
Per questo abbiamo aperto il confronto anche verso una trasformazione e una crescita del CSV attraverso un documento che abbiamo chiamato “CSV Lazio Futuro prossimo” e che abbiamo portato attraverso 8 incontri nei territori con oltre 350 partecipanti, creando confronto tra i nostri soci ma anche tra tutte quelle associazioni che riconoscendo il valore del confronto e dello scambio vogliono mettersi in gioco.
Da questi incontri è emerso il desiderio di migliorare la formazione congiunta tra operatori degli enti locali, le Asl e la costruzione di reti territoriali sui temi che avvertiamo più sensibili come la lotta alla povertà, l’immigrazione, la disabilità o l’ambiente.
Guardare al futuro
Non vogliamo essere una nicchia di coraggiosi ma vogliamo essere un laboratorio che guardi al futuro con responsabilità, fiducia verso gli altri e passione.
Il CSV Lazio ha la possibilità di indirizzare le proprie attività alla promozione e al sostegno del volontariato. È possibile quindi dedicare energie per l’attivazione di punti di aggregazioni territoriali, regionali nei quali le grandi risorse politiche, culturali, organizzative del non profit, insieme alle istituzioni sociali e formative, possano collettivamente dotarsi di strumenti per la lettura dei fenomeni sociali, per la individuazione dei bisogni su cui mirare le attività ed essere veicolo di innovazione.
La generosità va coltivata perché è l’unico antidoto contro ogni individualismo, localismo, il razzismo, ma anche contro la paura.
Il CSV vuole raccogliere la sfida favorendo visioni comuni e sviluppando culture condivise.
Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org