I LAVORATORI DELL’ISTITUTO STATALE PER SORDI IN MOBILITAZIONE PERMANENTE

All’ultimo Ente pubblico per la sordità rimasto attivo in Italia manca un regolamento da oltre 20 anni e per questo rischia la chiusura

di Lucia Aversano

«La situazione è ben più grave rispetto alle altre volte», esordisce Elena Mele, lavoratrice dell’Issr, Istituto Statale Sordi di Roma, la quale ci ha aiutato a comprendere meglio l’ultimo allarme lanciato dall’Issr, attraverso un comunicato stampa pubblicato il 2 novembre scorso. Non è, infatti, la prima volta che l’istituto di via Nomentana si ritrova a rischio chiusura, né tantomeno la prima volta che i suoi 20 lavoratori, tra cui 8 sordi, restano senza stipendio per mesi.

«Per anni», si legge sul comunicato stampa, «le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto Statale per Sordi, tutti con contratti di collaborazione, hanno svolto in realtà funzioni essenziali per la sopravvivenza stessa dell’Ente, ma ancora oggi non vedono riconosciuta la propria professionalità e il proprio ruolo. Oltre il danno di un lungo precariato anche la beffa: i finanziamenti previsti per legge fin dal 1997 non sono mai arrivati e l’Issr si trova oggi in una gravissima crisi finanziaria che ne mette a rischio la sopravvivenza, trascinando con sé i lavoratori e le loro famiglie.»

Il paradosso in cui si trova l’Ente è tutto racchiuso in queste poche righe. Una manciata di lavoratori precari manda avanti un’eccellenza Statale, riconosciuta a livello internazionale, che ha avviato la sua opera nel 1784 e che rappresenta l’ultima struttura pubblica di questo tipo (dopo la chiusura degli istituti di Milano e Palermo, anche loro previsti nella legge del 1997). Con numerosi sforzi, i lavoratori sono riusciti a non sospendere i servizi, ma nonostante ciò lo Stato, in questo caso specifico il Miur, ha abbandonato l’ente a se stesso perché l’iter burocratico, iniziato 25 anni fa, e che dovrebbe portare a una regolamentazione, non è mai giunto a conclusione.

La storia dal 1784 a oggi

Nato nel 1784 come scuola per sordi, l’Istituto ha svolto questa funzione fino al 2.000, anno in cui a seguito della legge Bassanini (1997), la scuola viene sganciata dall’Istituto e quest’ultimo viene trasformato in “istituto atipico”. Da allora l’Issr è diventato un Centro per la sordità: un punto di riferimento nazionale, che garantisce servizi quali formazione e aggiornamento professionale, consulenza specialistica, documentazione e ricerca.

E sebbene la legge preveda la sua esistenza, e il suo finanziamento, la mancanza di un regolamento governativo, che i lavoratori aspettano da oltre 20 anni, ne compromette l’esistenza. L’Istituto versa in condizioni economiche complicate da diversi anni: «fino a circa 7 anni fa», spiega Elena Mele, «metà dell’immobile era affittato alla Provincia di Roma, e dunque potevamo contare su un’entrata importante che serviva a coprire buona parte delle spese; quando però la Provincia è andata via dall’edificio sono iniziati i primi problemi.»

Lavoratori dell’Istituto Statale per Sordi
Il 23 novembre i lavoratori dell’istituto Statale per Sordi manifesteranno sotto la sede del Miur, a Roma

L’ultima mobilitazione importante dei lavoratori dell’Istituto Statale per Sordi, è avvenuta nel 2017 (ne abbiamo parlato qui) e grazie a quell’agitazione, l’istituto era riuscito a ottenere un finanziamento di un milione di euro diviso in due parti. «Quei soldi ci hanno coperto fino al 2019, ma le criticità sono rimaste e i nostri appelli continuano a essere ignorati. In questi ultimi due anni non sono stati pagati i contributi ai lavoratori, negli ultimi sei mesi non abbiamo percepito stipendio, i riscaldamenti della struttura sono spenti e presto potrebbero staccarci la luce e le linee telefoniche, che per noi sono fondamentali visto che lavoriamo con le videochiamate, avendo un’utenza sorda e molta della quale segnante. La preoccupazione non è legata solo alla mancanza di stipendio, ma anche alle condizioni in cui ci troviamo a operare, alle criticità più grandi si affiancano quelle più piccole come ad esempio la mancanza della carta da stampa.»

Le richieste dei lavoratori dell’Istituto Statale per Sordi

«Abbiamo deciso di mobilitarci in maniera permanente e fino a quando non otterremo due cose: chiediamo innanzitutto un finanziamento di almeno 2 milioni di euro, per salvare una realtà che sta andando al collasso e dove i debiti si stanno accumulando giorno dopo giorno; e chiediamo inoltre che venga ripreso l’iter burocratico per la regolarizzazione dell’ente, bloccato nel 2003 dalla Corte dei Conti e mai più riavviato».

Nonostante l’istituto sia in gravi condizioni economiche da anni, i lavoratori hanno fatto di tutto per non sospendere i servizi che, col passare degli anni, sono stati ampliati anziché ridotti. Ad esempio è attivo il sostegno ai migranti sordi: «collaboriamo con i centri d’accoglienza e le diverse realtà che si occupano dell’inserimento delle persone straniere, che quando si trovano in condizione di sordità vivono una doppia difficoltà comunicativa».

A livello internazionale poi l’Issr organizza dal 2012 il Cinedeaf, l’unico festival internazionale del cinema sordo in Italia, cui prendono parte realtà di tutta Europa e del mondo. Oltre ai servizi sopracitati, l’ente dispone di un centro di documentazione: Mediavisuale, con un archivio che risale alla metà del XIX secolo. «L’istituto è ben altro che la somma di 20 lavoratori, è una realtà pubblica che, oltre a fornire servizi essenziali, attua concretamente la convenzione Onu, visto che al suo interno poco meno della metà dei lavoratori è sorda». L’importanza dell’ente sembra però non interessare allo Stato, visto che è stata totalmente ignorata da tutti i Ministri dell’istruzione, succedutisi dal 1997 a oggi (che sono circa 15).

Per questo i lavoratori hanno proclamato la mobilitazione fino a quando non avranno risposte concrete; e martedì 23 novembre manifesteranno sotto la sede del Miur a partire dalle 9:00 per far sentire la propria voce ai “sordi che non vogliono sentire” del dicastero di Viale Trastevere.

 

I LAVORATORI DELL’ISTITUTO STATALE PER SORDI IN MOBILITAZIONE PERMANENTE

I LAVORATORI DELL’ISTITUTO STATALE PER SORDI IN MOBILITAZIONE PERMANENTE