POVERTÀ EDUCATIVA. IL RUOLO DEL VOLONTARIATO SUL TERRITORIO
"Tutti a Scuola e "Radici di comunità" presentati a Latina. Ma le associazioni devono essere presenti anche sul piano culturale
di Claudio Tosi
22 Ottobre 2019
A Latina, in occasione della giornata mondiale contro la povertà, il Comune ha organizzato un convegno dedicato a “I tanti volti della povertà”, collegando settori e comparti diversi, coinvolgendo la Asl, chiamando associazioni, comitati, cittadini, scuole. Hanno partecipato anche dirigenti amministrativi, funzionari, politici.
Ma non si respirava un’aria ingessata, non è stata una fila interminabile di interventi istituzionali: un saluto dedicato dalla Vicesindaca Maria Paola Briganti, una introduzione appassionata e competente dall’assessora alle politiche di welfare e pari opportunità Patrizia Ciccarelli, una gestione leggera e intensa degli interventi delle tante realtà presenti.
I VOLTI DELLA POVERTÀ. La povertà viene affrontata sotto aspetti diversi: educativa, sociale, sanitaria, verso migranti, minoranze, famiglie, ragazzi, contesti locali.
E se ci sono differenze organizzative, le parole d’ordine sono molto, molto simili. E soprattutto è diffusa una sensibilità: la povertà è sempre povertà di diritti e l’impegno non è di chi vuole uscirne o non entrarci, ma è dell’azione congiunta della collettività, che ne deve costantemente ridurre l’incidenza, dando a tutti sicurezza e cura.
I DUE PROGETTI. All’interno del convegno, sono stati presentati anche i progetti “Tutti a Scuola” e “Radici di Comunità”, finanziati da Con i bambini e dedicati a contrastare la povertà educativa. Che, tra le forme di povertà, è quella più di sistema, di contesto. Si tratta di due progetti territoriali importanti, che si occupano di costruire ricchezza educativa a partire dall’attivazione e dal riconoscimento della capacità di chi è più segnato – e non è solo questione di censo – dalla fragilità sociale.
“Radici di Comunità” e “Tutti a Scuola”, entrambi presentati da una grande rete di partner a forte grado di interistituzionalità, partono entrambi da un si e da un no.
NO allo stigma della povertà, che non deve generare percorsi passivizzanti di assistenza, ma attivare processi per riscoprire e rinsaldare le capacità di ogni componente della rete educativa, istituzioni, educatori, genitori, persone..
SI alla dignità, perché ciascuno è una persona e ognuno ha diritto ad essere riconosciuto intero: i bambini e ragazzi devono potersi sentire coinvolti e partecipi, le famiglie devono sapere, che c’è fiducia nei loro confronti e ascolto per le loro problematiche.
LA SCUOLA E LA FAMIGLIA. Le azioni previste sostengono i ragazzi nel loro percorso di espressione e costruzione di sé, le famiglie nel proprio compito educativo, la scuola nel suo ruolo di guida didattica e sociale, le amministrazioni nel consolidamento di una rete di soggetti attivi sul territorio.
La difficoltà di integrazione delle politiche lascia alle scuole il difficile compito di affrontare le problematiche socio-culturali che, al loro interno, precipitano incidendo fortemente sui percorsi dello sviluppo armonico dei bambini. Le attività proposte dal volontariato e dal Terzo settore agiscono invece disseminate sui territori, attingendo a risorse provenienti da fonti svariate, sono attive in circuiti spesso chiusi e difficilmente accessibili, preziose ma anche stigmatizzanti.
Sul versante delle famiglie, è chiaro che molte di quelle che vivono nei territori coinvolti risentono dell’avere scarsi strumenti a disposizione per la cura di figli, vivono in uno stato di isolamento, causato anche dal fatto che il tempo del lavoro spesso non consente di prendersi adeguatamente cura della vita dei figli e di nutrire relazioni significative con le comunità locali. Ma “Tutti a scuola” e “Radici di comunità” puntano a fare leva sulle risorse – che pure ci sono – di questi territori e di queste famiglie, perché possano riscoprirsi capaci e importanti.
IL RUOLO DEL VOLONTARIATO. E qui rileviamo una congruità tra intervento diretto e costruzione della rete, tra educazione e organizzazione sociale, perché in entrambi i casi il Si alla dignità è cruciale, il riconoscimento di capacità va dato a tutti i soggetti della rete, a tutte le forme della partecipazione, anche a quelli considerati “fragili”, i comitati informali, le OdV, il Terzo settore tutto. Per questo i due progetti sono attivi per costruire con le Istituzioni (Scuole, Asl Ente locale) e la rete territoriale un riconoscimento ufficiale e sistematico alla povertà educativa nei documenti di programmazione istituzionale, primi tra tutti i Piani sociali di zona.
Piani sociali di zona in cui il volontariato non deve più essere il sostegno attivato per i casi che sfuggono ai servizi, ma come partner territoriale, forte nella sua capacità di intercettare linguaggi e tempi tarati sui bisogni delle persone coinvolte. Il volontariato deve inoltre riscoprire il proprio ruolo nel tessere e non abbandonare il piano della costruzione culturale, per non agire esclusivamente nel supporto alle persone in condizioni di forte vulnerabilità.
Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org