IL CSI DI ROMA SCENDE IN CAMPO PER LA RIPARTENZA
Le piccole associazioni sportive fanno fatica a riprendere le attività. Ecco come il Centro Sportivo Italiano le sostiene, perché lo sport sia di tutti
02 Settembre 2020
Finalmente una buona notizia per le associazioni sportive iscritte al comitato romano del Centro Sportivo Italiano (CSI): le 500 associazioni iscritte potranno beneficiare di uno stanziamento di 50 mila euro. Da marzo i campionati giovanili e dilettantistici sono rimasti fermi a causa della quarantena imposta per contenere la diffusione del coronavirus. Ora però 90 mila tesserati tra presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori sono pronti a tornare in campo. Sì, ma come? Il lockdown ha duramente colpito le piccole realtà sportive, che non hanno potuto incassare le quote degli iscritti, unico ricavo sicuro e costante durante la stagione. Inoltre le misure di prevenzione, come l’igienizzazione dei materiali di gioco e il rispetto delle distanze di sicurezza, sono responsabilità dei consigli direttivi. Senza contare che gran parte del tessuto associativo è costituito da volontari e dopolavoristi che, più o meno colpiti dalla crisi economica, sicuramente dovranno ripensare il tempo e l’impegno da dedicare al Terzo settore.
È per andare incontro a queste difficoltà che la sede romana del Centro Sportivo Italiano ha voluto essere vicina ai suoi iscritti, erogando un contributo piccolo, ma utile, alla ripresa delle attività. Ogni realtà sportiva potrà richiedere massimo 100 euro, se già iscritta alla federazione. Cifra che scende a 50 nel caso di una nuova adesione. Il presidente del CSI Roma Daniele Pasquini lo ha definito un primo passo verso «un patto associativo tra comitato provinciale e associazioni sportive affiliate, ancora più forti di prima», in modo da testare «la resilienza delle nostre realtà sportive di fronte a questa crisi, che ha colpito in modo significativo le generazioni più giovani, lo sport e la cultura dell’incontro e dell’aggregazione». E il contributo è un modo per «essere vicini alla ripartenza delle nostre società sportive, che devono tornare ad essere avamposti educativi e sociali sul territorio».
Ma non è solo il comitato romano ad aiutare i propri iscritti. Lo ha ricordato il presidente nazionale del CSI Vittorio Bosio, intervistato da Reti solidali.
Presidente, qual è la situazione nel Lazio?
«Le difficoltà sono enormi. Come giusto, le società più piccole sono rimaste ferme completamente: non c’erano alternative. Nel Lazio qualche campionato sono riusciti a chiuderlo, con qualche sacrificio. Penso soprattutto al calcio a 5 e al ciclismo di Latina».
Quali risorse hanno i consigli direttivi per affrontare la ripartenza?
«Come CSI nazionale abbiamo stanziato un milione di euro e la maggior parte sono finiti nelle casse dei comitati provinciali, più a contatto con le singole realtà sportive. Che comunque possono anche contare sui bandi delle amministrazioni comunali, ricorrere al credito sportivo e altre agevolazioni previsti dai decreti. Ma c’è un altro problema oltre alla mancanza di liquidità».
Quale?
«La sicurezza. Intanto non sappiamo se i prossimi campionati e tornei potranno concludersi o se dovremo sospendere anche questi. Molto dipenderà dall’andamento della curva epidemica dopo la riapertura delle scuole. Inoltre riceviamo in continuazione telefonate di presidenti, che hanno paura di far ripartire le attività. Gli aspetti a cui deve essere prestata massima attenzione sono molteplici e in caso qualche cosa sfugga, durante un controllo i dirigenti possono anche essere chiamati a risponderne penalmente. Capisco bene quindi che qualcuno non se la senta di correre il rischio di riaprire».
Come può aiutarli il CSI?
«Il rischio contagio ha reso indispensabili misure prima solo auspicabili, come il rinnovo delle piattaforme tecnologiche. Ad esempio per la stagione sportiva 2020/2021 le associazioni potranno ricorrere al tesseramento digitale, che può essere effettuato direttamente da smartphone. Come federazione poi ci siamo mossi per convincere le assicurazioni a stipulare polizze anti covid, utili a coprire eventuali spese mediche e una parte dell’importo è a carico nostro. Tuttavia il clima di incertezza impedisce di estendere la copertura oltre il 31 dicembre 2020».
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