IL GIOCO D’AZZARDO ROVINA L’ITALIA. E DUNQUE ANCHE TE
La diffusione del gioco aumenta paurosamente nel nostro paese. Un libro fa il punto della situazione e spiega perché
21 Dicembre 2020
È vero, il gioco d’azzardo è sempre esistito, ma adesso è a portata di mano per tutti – grazie alle slot, prima, al gioco on line poi e a quello “legalizzato” – e questo fa la differenza. Di opportunità noi italiani ne abbiamo perse tante, ma questa proprio no e così siamo sulla buona strada per diventare il primo mercato mondiale dell’azzardo, in rapporto alla popolazione. Tra il 2014 e il 2019, il fatturato nel nostro Paese è passato da 84,5 a 110,5 miliardi di euro, il numero dei giocatori è aumentato del 30%, e quelli problematici sono quadruplicati in soli dieci anni.
Questi ed altri dati si trovano nel libro “Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia”, di Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeuta, e Umberto Folena, giornalista (con prefazione di Maurizio Fiasco). Un libro-inchiesta che racconta i diversi aspetti di un problema che, davvero, rovina tanti italiani e l’interno Paese (ad esempio abbassando di oltre 2 punti il nostro già fragile Pil).
Nel libro troviamo le storie dei giocatori e di come il gioco ha rovinato la loro vita, le motivazioni per cui con l’azzardo non si vince mai, la descrizione delle tipologie dei giocatori e dei meccanismi attraverso i quali si diventa tali, il problema dei minori, i conti dello Stato, che con l’azzardo si illude di guadagnare e invece alla fine ci perde – proprio come i succede ai singoli cittadini – perché per curare chi è diventato dipendente e per riparare i danni spende più di quello che ha tirato su.
Che non si vinca lo dice la matematica: la probabilità di azzeccare un 6 all’Enalotto è una su 622.614.630. Con il Gratta e vinci non va molto meglio: le probabilità di vincere il primo premio al Miliardario sono dello 0,00002 (ne abbiamo parlato qui). Ma la razionalità della matematica non ha potere persuasivo rispetto all’emotività dell’illusione che, alla fine, riuscirai a fare la mossa che può cambiarti la vita, illusione che ti accompagna dentro la dinamica perversa vincita/perdita/disperazione: perché i signori del gioco sono molto bravi a farti vincere, quando inizi a giocare, risvegliando così in te la voglia di riprovarci. Ma più giochi, più perdi e quindi, se non riesci a smettere, finirai nella disperazione. Ci caschi perché «insegui un sogno ben confezionato da chi organizza la trappola, ossia i signori dell’azzardo, che conoscono benissimo il giocatore assiduo, il suo modo di pensare e di agire, ne prevengono alcune mosse e ne suggeriscono altre».
E tutto questo complice, come abbiamo detto, uno Stato ambiguo: che da un lato, acquisisce slot machine e promuove casinò e dall’altro finanzia campagne per curare i giocatori patologici.
Che sono tanti, ma ancor di più sono le vittime passive del gioco: proprio come succede per il fumo, sono quelli che subiscono i danni del gioco degli altri. Le famiglie, prima di tutto, che si ritrovano in povertà o si disgregano per i conflitti e la sfiducia e i conflitti nei confronti del giocatore. Ma anche la famiglia allargata, a cui si ricorre per prestiti e richieste di aiuto. E gli amici, e tutti gli altri attorno.
Attraverso questi e altri percorsi il libro, in strema sintesi, dimostra una tesi chiara: «L’industria dell’azzardo di massa è fondata su una patologia. Ne ha bisogno, deve alimentarla». Allora anche lo Stato deve decidere da che parte stare: se dalla parte di questa “industria”, o dalla parte dei cittadini e della società civile, che cercano di affrontare il problema con la prevenzione, la cura, la cultura e l’educazione.
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Daniela Capitanucci, Umberto Folena
“Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia”
Edizioni Terra Santa 2020
pp. 320, €18,00
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