Il “MANIFESTO DEL FUNDRAISING” PER UN NUOVO WELFARE
Nove obiettivi per fare un salto di qualità nella cultura del dono
14 Dicembre 2015
Il fundraising. La realtà essenziale per permettere grazie alle donazioni di sostenere le attività delle associazioni e, così, far crescere il benessere, allargare i confini della solidarietà e coltivare una cultura di aiuto e impegno a favore di chi, oggi, soffre di gravi svantaggi sociali ed economici. Venerdì scorso, alla Camera di Deputati, è stato presentato un vero e proprio Manifesto del Fundraising, basato su un unico presupposto: «senza politiche, programmi e azioni definite, il fundraising non potrà crescere in qualità e quindi non potrà rispondere in modo determinante a questa sfida».
Ecco i 9 principi che oggi si propongono a chi può incidere positivamente sulla crescita della raccolta fondi in Italia:
- liberare il fundraising dagli ostacoli di natura giuridica, fiscale, amministrativa e burocratica;
- stabilire criteri di valutazione sull’efficacia ed efficienza del fundraising;
- investire sul fundraising affinché abbia un ruolo strategico per il Paese;
- tutelare concretamente i diritti del donatore;
- garantire una comunicazione e informazione corretta, accessibile e pluralista;
- promuovere e diffondere una nuova cultura della donazione (parole chiave: educare, abituare, condividere, attivare);
- potenziare la ricerca sul fundraising per permettere agli operatori e ai donatori l’accesso a dati e conoscenze su donazioni e mercati della raccolta fondi;
- stabilire un adeguato sistema di controllo della qualità e del rispetto delle regole per garantire una competizione leale e trasparente;
- valorizzare la dimensione locale e il radicamento territoriale del non profit e dei beni comuni.
Politiche per sviluppare la cultura del dono
Un esempio? «Non è possibile che le onlus ricevano il 5 per mille dopo due anni. C’è una disparità di trattamento rispetto ai partiti che, al contrario, lo ottengono subito», ha spiegato Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Roma Fund-raising.it. Ancora: «Molto spesso chi dona non è soddisfatto, perché non sa come sono stati spesi i suoi soldi. E alcuni scelgono di non fare beneficienza proprio per questo», ha continuato Coen Cagli, sottolineando che «pensare che il fundraising possa crescere solo attraverso la produzione di provvedimenti legislativi e amministrativi è sbagliato e irrealistico. Occorre che il nostro Paese sia dotato di politiche pubbliche e sociali per il suo sviluppo, riguardanti la cultura della donazione. In assenza di una strategia politica comune è difficile immaginare una prospettiva di crescita».
Il Manifesto del Fundraising, realizzato dalla Scuola di Roma Fund-raising.it, è frutto di un dibattito pubblico iniziato due anni fa con il Progetto “Fundraising. Un altro welfare è possibile”. Raccogliendo il punto di vista di dirigenti non profit, fundraiser, amministratori, aziende, fondazioni e donatori, questo documento vuole contribuire fattivamente a rendere la raccolta fondi una delle principali strategie per la sostenibilità di un nuovo welfare di Comunità e per promuovere la cultura del dono. Ed è anche per questo che il documento è “aperto” al contributo di tutti coloro che vorranno impegnarsi in prima persona, per intercettare e accogliere le sfide che si pongono a chi, nelle associazioni, chiede donazioni per sostenere progetti di spessore sociale e a chi, nelle istituzioni, può facilitare e tutelare la cultura del dono.