IL “RINASCIMENTO EUROPEO” È NELLE MANI DEI CITTADINI
Come si è arrivati alla Conferenza sul Futuro dell'Europa? Un po' di cronistoria, a partire dalla lettera di Macron "Per un rinascimento Europeo"
22 Luglio 2021
La Conferenza sul Futuro dell’Europa ci invita tutti a partecipare, ma per poter partecipare bisogna conoscere, quindi facciamo un po’ di cronistoria.
Il 4 marzo del 2019, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, scriveva una lettera ai cittadini europei dal titolo “Per un Rinascimento europeo” (il testo si trova qui). Perché? Le elezioni europee erano alle porte e c’era il rischio che vincessero le forze antieuropee; si era prossimi alla conclusione del processo di uscita dalla UE della Gran Bretagna; i nazionalismi, avversi al progetto europeo, si stavano rinfocolando.
Sono passati poco più di due anni, ma sembra veramente un’altra epoca, con gli eventi che si sono succeduti: la Brexit che si è concretizzata il 1/1/2021 e che può interessare forse solo a chi si occupa di Europa, agli italiani che lavorano in Gran Bretagna ad esempio, agli studenti di Erasmus, quando invece avrebbe dovuto interessare a tutti noi; le elezioni europee che si sarebbero tenute in maggio di quell’anno; l’ascesa delle pulsioni nazionaliste e sovraniste a livello europeo con i paesi “Visegrad”, Ungheria e Polonia avanti a tutti. Anche in Italia i partiti di destra e i movimenti xenofobi e filofascisti facevano la loro parte, cavalcando rabbia e paure inesistenti in paesi democratici, ma non esenti da manipolazioni provocate da false informazioni e propagande, in primis contro i migranti in arrivo via mare e attraverso a confini ad Est, contro le organizzazioni non governative a difesa di chi difeso non è.
La forza dei mercati, la debolezza dell’Europa
L’Europa e l’Italia stavano appena uscendo dalla grave crisi finanziaria ed economica del 2008-2014, ma i cittadini non se ne erano accorti. Non ce ne eravamo accorti perché l’economia reale, quella delle attività produttive e dei consumi, reagisce più lentamente rispetto agli invisibili e virtuali mercati finanziari. Eravamo piuttosto rassegnati o tranquilli, quasi certi che l’Europa fosse più forte di tutti gli ostacoli politici, economici e finanziari. Però abbiamo verificato che non è vero: i mercati sono più forti, gli interessi geopolitici delle grandi potenze sono più forti, la democrazia al contrario appare debole e va difesa, almeno fino a che un altro sistema politico migliore non verrà fuori. Guardare alla piccola Cuba forse è complicato, ma per chi si occupa di diritti sociali risulta più interessante.
La politica europea (economica, sociale, estera) si è dimostrata debole: l’Europa è una struttura organizzata, ma chiusa in sé stessa, dalla quale i cittadini si sono allontanati, anche emotivamente. Hai voglia a dire «il progetto europeo ci ha dato oltre 70 anni di pace» in un continente che si è dilaniato per secoli; che l’ultimo conflitto mondiale provocato in Europa, da un Paese oggi alla guida dell’economia, ha causato oltre 50 milioni di morti nel mondo e un olocausto. Tutto ciò non sembra bastare.
La svolta del 2019
Nella seconda metà dell’anno 2019 qualcosa è iniziata a cambiare: la nuova Commissione è presieduta da Ursula van Der Layen, c’è un Commissario agli Affari economici (tra i più importanti) come Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio. La Commissione lanciava il Green Deal europeo, come strategia di crescita per ridurre le emissioni, aumentare l’occupazione, intervenire in favore dell’ambiente e del clima, in Europa e a livello mondiale. Forse in linea con i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) promossi dalle Nazioni Unite nel 2015, che mettono al centro il benessere umano e la protezione dell’ambiente.
Nel 2017, la precedente Commissione Junker aveva varato il Pilastro europeo per i diritti sociali, una Raccomandazione a tutti gli Stati membri imperniata su 20 tra principi e diritti, che si è concretizzata solo nel marzo 2021 con il Piano di Azione Sociale: ad una Europa sociale forte devono corrispondere Stati membri forti socialmente, con una forza lavoro qualificata, capace di adattarsi alla transizione verde e digitale. Questo significa che l’Europa deve basarsi anche e soprattutto sui cittadini, sui lavoratori, per essere socialmente ed economicamente forte, altrimenti non può funzionare.
Le reazioni alla lettera di Macron
Quando la lettera di Macron sul rinascimento europeo fu scritta mancava un anno allo scoppio della pandemia da Covid-19, che avrebbe contaminato tutto il globo e provocato morti a migliaia. Il progetto europeo era sicuramente in forte crisi e a rischio di implosione.
La lettera del Presidente francese però non ha smosso la reazione positiva che forse si aspettava: la Germania è stata “tiepida”, forse per non essere stata direttamente coinvolta. Solo Ungheria e Romania hanno applaudito, ma per intestarsi la riforma dell’Unione europea secondo la loro visione: più sicurezza, meno immigrazione, meno diritti civili e sociali, meno stato di diritto.
Noi crediamo che la lettera prima di tutto fosse indirizzata ai francesi. In quei mesi del 2019 i “gilet gialli” scendevano in strada ogni settimana, proprio contro il governo e le riforme sul lavoro e sul prezzo dei carburanti. In Italia il governo era ancora giallo-verde, con tutto ciò che ha significato per noi: spaccatura culturale nella popolazione, diffidenza nei confronti dei diversi e degli altri, colpevolizzazione delle azioni di solidarietà dentro e fuori i confini nazionali.
La società civile si muove
Qualcosa però la lettera di Macron ha smosso: i tre obiettivi (Difendere la nostra libertà, Proteggere il nostro continente, Ritrovare lo spirito di progresso), se non sono stati accolti favorevolmente dalle istituzioni nazionali, hanno provocato un maggiore fermento nelle organizzazioni della società civile, che si muovono a livello europeo, e che hanno le loro diramazioni negli Stati membri. In Italia sicuramente tra gli organismi più attivi va nominato il Movimento Europeo Italiano, presieduto da PierVirgilio Dastoli, che tra i primi si è mosso creando e animando una piattaforma di discussione e confronto sul Futuro dell’Europa, con analisi e critiche puntuali su come il processo di partecipazione viene portato avanti dalle istituzioni nazionali ed europee, sul ruolo della società civile, sui temi in discussione.
Abbiamo dovuto aspettare il 5 marzo 2021, due anni dopo la lettera Macron, perché il Consiglio dell’UE approvasse una dichiarazione congiunta per una “Conferenza sul Futuro dell’Europa” (ne abbiamo parlato qui), per coinvolgere i cittadini per la democrazia, costruire una Europa più resiliente.
Da quel momento si sono attivate le reti europee, tra cui ricordiamo Civil Society Europe, nata ad hoc per la partecipazione alla Conferenza cui aderiscono tra le altre Eapn e Solidar; ma anche il Movimento Europeo Internazionale, cui aderiscono i movimenti nazionali (incluso il già citato Movimento italiano).
Cosa fanno queste organizzazioni? Organizzano seminari, dibattiti sul Futuro dell’Europa coinvolgendo i cittadini e le organizzazioni ad esse aderenti.
È sufficiente? Non ancora, come abbiamo detto nel precedente articolo – CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA: I POVERI CHE NE SANNO? (retisolidali.it) –, ancora non ci siamo, perché i cittadini europei, soprattutto quelli italiani, sono ancora troppo lontani dal dibattito in corso, nonostante gli sforzi di queste grandi reti. I mass media, soprattutto quelli generalisti, non parlano della Conferenza, ma soprattutto quando parlano di Europa è solo per riprendere cosa accade in economia, finanza, Covid, e fino a pochi giorni fa per parlare del campionato europeo di calcio. Per trovare articoli sul Futuro dell’Europa bisogna andare sulle versioni on line, e comunque sempre con rilievi che non possono interessare tanto da creare una opinione pubblica sul tema.
A chi dobbiamo affidarci, noi volontari, noi organizzazioni di base che operiamo nei diritti sociali, civili, umani per sapere cosa si sta muovendo per il Futuro dell’Europa e quindi del nostro Futuro? Iniziamo da quelle che riteniamo le più interessanti: Civil Society Europe (solo in inglese) e Movimento europeo (in italiano).