SE IL VOLONTARIATO AZIENDALE DIVENTA VALORE CONDIVISO SUL TERRITORIO
Il libro Il Volontariato Aziendale – Profit e non profit insieme per il bene di comunità e territori è pensato per essere una guida pratica per aziende ed enti di Terzo Settore. Patrizia Giorgio: «Il volontariato d’impresa ingaggia tutti i soggetti attivatori di energie positive nel territorio
29 Novembre 2024
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Una guida pratica per aziende ed enti di Terzo Settore, in grado di accompagnarli passo dopo passo nella pratica del volontariato aziendale. È il volume di Patrizia Giorgio, Laura Guardini e Renata Villa, Il Volontariato Aziendale. Profit e non profit insieme per il bene di comunità e territori (Egea 2024), che fa una ricostruzione storica e geografica di questa forma di attivazione per poi delinearne l’attuale stato dell’arte nel nostro Paese. Un fenomeno destinato ad essere uno dei motori dell’economia civile, e un’opportunità a più vie.
Il volontariato aziendale coinvolge un terzo delle imprese medio-grandi
Oggi in Italia il volontariato aziendale è una pratica diffusa nelle grandi aziende, ancora poco nelle PMI. È ancora in fase di sviluppo: le aziende più attive sono di solito le sedi italiane di multinazionali estere, in particolare di origine anglosassone o francese. Il volontariato d’impresa rimane fortemente «aziendale», svolgendosi per lo più durante l’orario di lavoro e con la partecipazione dei soli dipendenti. Secondo una ricerca del 2018 di Fondazione Sodalitas, il 61% delle 126 imprese intervistate aveva già avviato forme di volontariato aziendale, metà delle quali di origine straniera. Il 19% aveva meno di 50 dipendenti. Le tematiche principali dei progetti proposti riguardano l’ambiente (44%) e i giovani (44%). Secondo il rapporto del 2021 di Dynamo Academy, tra il 2019 e il 2020 il 53,2% delle aziende coinvolte nelle ricerche (oltre cento) ha proposto iniziative di volontariato in entrambi gli anni. Nel 2019 l’incremento è stato di 13 punti percentuali (74%) rispetto alla rilevazione precedente (60,8%) del campione, mentre per l’anno 2020 il dato complessivo delle aziende impegnate è del 67,5%. Secondo i dati di Fondazione Terzjus e Unioncamere del 2023, a livello nazionale solo il 5% delle imprese che impiegano almeno 50 dipendenti sviluppa iniziative di volontariato aziendale, di queste poco meno del 40% si orienta verso il volontariato di competenza. In generale, il volontariato aziendale coinvolge direttamente circa un terzo delle imprese medio-grandi (31%).
I benefici del volontariato aziendale per le imprese
Tra i benefici del volontariato aziendale per le imprese ci sono agevolazioni di carattere fiscale, ma non solo, spiega Patrizia Giorgio. «Il primo è riuscire a coinvolgere maggiormente i dipendenti, migliorare il clima aziendale e il lavoro di squadra, accanto all’immagine che il dipendente ha dell’azienda e che si porta all’esterno. E poi c’è lo sviluppo delle competenze, spendibili anche a livello lavorativo. Verso l’esterno il beneficio riguarda il miglioramento delle relazioni nella comunità: fai parte di un territorio e riesci a creare una rete utile in tutti i rapporti e nella relazione con i consumatori. I brand posizionati meglio a livello sociale sono quelli che vengono scelti dai consumatori».
Il volontariato di competenza
Le tipologie più diffuse riguardano il volontariato d’opera e il volontariato di competenza. Ed è soprattutto questo che è importante per gli ETS, perché così possono acquisire le expertise necessarie a rispondere a problematiche sempre più complesse a cui devono far fronte quotidianamente. «Si parte di solito con un community day, con un volontariato d’opera, e poi si passa al volontariato di competenza. Anche le aziende acquisiscono competenze dal Terzo Settore» spiega l’autrice. «Per le organizzazioni poter accedere a competenze professionali che in un altro modo avrebbero pagato è molto utile. Pensiamo a società di consulenza che fanno progetti pro bono: questo aiuta le associazioni a fare quel passo avanti in un mondo sempre più complesso e le aiuta a rimanere a galla in maniera più adeguata». «Sul volontariato di competenza va fatta una riflessione», aggiunge, «sulla necessità di capire quali siano le competenze di cui si ha bisogno e quali quelle presenti nell’impresa, pensando ad un tempo più lungo di una sola giornata, ad un vero progetto di volontariato di competenza».
La scelta dell’organizzazione è delicata
La scelta dell’organizzazione non profit da parte dell’azienda è delicata: bisogna valutare la sua solidità, la sua reputazione, la sua struttura e l’esperienza. «Nel momento in cui inserisco il volontariato aziendale nella mia strategia di sostenibilità dovrei essere coerente con quello che l’azienda ha posto in quell’anno», spiega Patrizia Giorgio, «facendo scelte coerenti. Posso sceglierla perché è una organizzazione del territorio, o perché ha un’affinità con la mission aziendale, o perché ho deciso di dedicarmi alle emergenze sociali. L’importante è avere a priori un criterio di scelta coerente con gli obiettivi aziendali e poi guardare all’affidabilità».
I benefici del volontariato aziendale per le organizzazioni non profit
Nell’evoluzione della collaborazione tra imprese e non profit si è passati dalla filantropia alla vera e propria partnership, «dalle donazioni a cascata al mettersi intorno a un tavolo e definire insieme cosa fare» riflette l’autrice. «L’idea è identificare insieme qual è l’obiettivo comune. In questa partnership il volontariato d’impresa – il fatto che l’azienda metta a disposizione la sua risorsa più preziosa, le persone – è un elemento importante, non solo una risorsa in più per il terzo settore, ma anche un modo per le persone di essere responsabili». Ma c’è un altro motivo per cui il volontariato aziendale può essere utile. Le due rilevazioni del Censimento permanente delle istituzioni non profit (INP), effettuate nel 2015 e nel 2021 dimostrano un calo del numero dei volontari italiani (-15,7% fra le due rilevazioni). «I dati hanno confermato un calo del volontariato che ha creato per le associazioni, in periodo Covid e post Covid, dei problemi riguardo alla gestione delle progettualità» spiega Patrizia Giorgio. «Su questo il volontariato di impresa ha potuto, anche se non colmare del tutto, agevolare il mantenimento di alcuni servizi. I volontari di impresa possono diventare volontari delle associazioni».
Prossimità, reciprocità, territorio
Una delle parole chiave è «prossimità», che in fondo è il concetto di «vicinanza». Per un’impresa radicata sul territorio, vuol dire essere inclusa nelle reti con una partecipazione attiva. «È importante per il Terzo Settore perché attiva forze presenti nel territorio e perché dal volontariato d’impresa si possono creare altre collaborazioni. Coinvolgendo i dipendenti all’interno di una comunità e su un progetto specifico, si attivano sul territorio altre risorse: un progetto più esteso, una donazione, una co progettazione. Il fatto che le aziende oggi lavorino più sul territorio di appartenenza nasce anche da una richiesta dei dipendenti, durante il Covid, di aiutare chi è vicino a noi». Un’altra chiave del volontariato aziendale è la relazione paritetica. «Il volontariato d’impresa ingaggia tutti i soggetti che sono attivatori di energie positive nel territorio: le non profit, i beneficiari finali e i dipendenti» ragiona l’autrice. «Se riesci ad attivare un rapporto alla pari riesci a co progettare un’iniziativa che possa creare ricchezza per il territorio oltre che per i soggetti. Non è un progetto win win, è valore condiviso nel territorio».
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Il Volontariato Aziendale
Profit e non profit insieme per il bene di comunità e territori
Patrizia Giorgio, Laura Guardini e Renata Villa
Egea 2024
pp. 152 € 20,00