IL CORONAVIRUS NON FERMA IL VOLONTARIATO/1 LE SFIDE A ROMA
Il volontariato, davanti alla diffusione del virus, deve affrontare nuove sfide: se alcune cose devono essere sospese, altre vanno difese o inventate
09 Marzo 2020
Roma. Il volontariato davanti alla diffusione del virus Covid-19 non può (anzi, non deve) fermarsi!
È un messaggio chiaro e di speranza, quello che piccole e grandi associazioni nel Lazio stanno lanciando in queste ore, a seguito del decreto che lo scorso 4 marzo ha sancito diverse disposizioni a tutela della salute dei cittadini. Ma se è importante contenere i contagi, è altresì necessario garantire quei servizi diretti a persone in difficoltà che migliaia di volontari in tutta Italia portano avanti quotidianamente.
La donazione del sangue
Un invito alla fiducia e alla corretta informazione viene lanciato dalle associazioni di donatori di sangue, che negli ultimi giorni stanno registrando un calo di raccolta dovuto all’astensione di alcuni donatori spaventati da presunti contagi. «Ci troviamo davanti a una paura non giustificata», spiega Paola Tosi, presidente della Federazione Italiana Donatori di Sangue del Lazio, «perché all’interno dei nostri centri trasfusionali sono sempre state rispettate tutte le norme igienico-sanitarie previste dai regolamenti. C’è sicuramente una maggiore attenzione nel non affollamento di alcuni ambienti, ma ribadiamo che le norme c’erano e continuano ad essere seguite con scrupolo».
Il Centro Nazionale Sangue, recependo i rapporti dell’OMS, ha recentemente ridotto da 28 a soli 14 giorni la sospensione della donazione solo per alcune categorie di donatori, che hanno transitato nelle zone “a rischio” o manifestato sintomi compatibili con l’infezione da SARS-CoV-2. «Ai fini della donazione», continua Tosi, «trattiamo questa infezione come altre patologie che ogni donatore deve dichiarare al medico, prima di presentarsi per il prelievo. Nel Lazio le scorte di sangue si stanno riducendo, mentre non si riducono i malati talassemici, oncologici e tanti altri soggetti deboli che necessitano di trasfusioni. In caso di dubbi o incertezze chiediamo ai donatori di chiamarci per avere le giuste informazioni».
I pasti agli homeless
A non fermarsi sono anche quei volontari che quotidianamente assistono nelle stazioni i senza fissa dimora. Come l’associazione Per la strada, che da oltre 24 anni coordina 20 gruppi di volontari che il sabato e la domenica distribuiscono la cena ai senzatetto delle stazioni Roma Termini e Roma Ostiense. «Anche prima della diffusione di questo virus», spiega la referente Iliana Melis, «tutte nostre unità di strada notturne rispettavano delle norme igieniche, tali da evitare il contagio di alcune malattie (mascherine, distanza di sicurezza quando viene consegnato il pasto, segnalazione agli ambulatori competenti per chi ha sintomi influenzali, disinfezione di tavoli dove vengono consumati i pasti). Per essere maggiormente scrupolosi in questi giorni stiamo evitando di fornire il primo piatto, ma consegniamo solo una busta con doppio panino, doppio dolcetto e mezzo litro di tè. Voglio confermare, che anche davanti a questa emergenza tutti i nostri volontari hanno confermato la loro presenza alle unità di strada, convinti che nessuna di quelle persone può essere lasciata a digiuno».
La solitudine degli anziani
Ciò che distingue l’associazionismo da altri settori è anche il saper fare di necessità virtù, come sta facendo in queste ore l’associazione Televita, che nel quartiere Nuovo Salario sta ogni giorno accanto agli anziani soli o in difficoltà, sia con un servizio di Tele-soccorso sia con dei laboratori di socializzazione all’interno dei locali della parrocchia San Frumenzio. «Abbiamo cercato di resistere fino alla fine, ma dopo il decreto siamo stati costretti a sospendere le attività di socializzazione, che prevedevano la partecipazione fisica di queste persone», dice Sergio Cametti, responsabile di Televita. Allora abbiamo deciso di incrementare il Tele-soccorso che già nell’ordinario vede impegnati 3-4 volontari in cabina, che ricevono ed effettuano dalle 70 alle 90 chiamate al giorno. Tutti i nostri volontari, anch’essi maturi di età, hanno confermato la loro presenza nell’assistere a distanza queste persone. Nelle prossime ore attiveremo anche un servizio di consegna della spesa a casa, richiesto da alcuni nostri utenti. Non solo, stiamo anche studiando insieme alla Fondazione Mondo Digitale (che già ci supporta per altre attività) un collegamento web tramite smartphone o tablet direttamente dalle loro case. Siamo coscienti che il rapporto 1 a molti non è come quello 1 a 1, ma non vogliamo fermarci e lasciare sole queste persone».
C’è un Italia che non si arrende e continua a portare avanti valori come la solidarietà, concretizzata nel servizio a chi si trova in difficoltà. È il volontariato come antidoto al virus dell’indifferenza.
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