IL WELFARE COME BENE COMUNE: UN INCONTRO ON LINE
Che ruolo ha il mondo associativo in un welfare come bene comune? Se ne parlerà domani con l'economista Elena Gramaglia
11 Marzo 2021
Si svolgerà domani, venerdì 12 marzo alle 18.00, in collaborazione con l’Associazione “Etica ed Economia”, l’incontro con Elena Gramaglia sul tema del Il welfare come bene comune. Per partecipare all’incontro on line, che si svolge all’interno del progetto “Futuro Prossimo” di CSV Lazio, basta registrarsi a questo link.
L’incontro con la professoressa Elena Granaglia , professore ordinario di Scienza delle Finanze nell’Università di Roma Tre e membro della Redazione del Menabò di Etica ed Economia sul tema Welfare bene comune, rappresenta un ulteriore passo nel cammino da avviato da CSV Lazio ormai da alcuni mesi sul tema delle disuguaglianze, storicamente accumulatesi negli anni ed aggravate dalle conseguenze della pandemia che ci affligge ormai da più di un anno.
Questa volta il tema che affronteremo riguarda i confini di ciò che comunemente viene considerato welfare, introducendo il concetto di bene comune, che estende la definizione di welfare sia per ciò che concerne i contenuti, sia per l’individuazione dei soggetti e degli attori coinvolti.
La cosa riguarda da vicino anche CSV Lazio, nel momento in cui stiamo avviando con il mondo associativo della nostra regione una iniziativa diffusa e pervasiva sul Piano sociale Regionale. Si tratta di un impegno di grande rilevanza, per il quale prevediamo di attivare momenti formativi e di approfondimento, che ora può giovarsi del protocollo, sottoscritto con ANCI Regionale, che fra le diverse aree di collaborazione prevede in modo specifico il tema della co-programmazione e co-progettazione.
Questo chiama in causa la capacità del mondo associativo di porsi come interlocutore in grado di comprendere le problematiche dei territori, con uno sguardo non limitato alle singole emergenze sociali, ma in grado di comprenderne la complessità e di superare l’ottica angusta di prestatori di servizi in cui la cultura prevalente, riflessa anche nella riforma del Terzo Settore, tende a confinare il ruolo della cittadinanza attiva.