IMMIGRATI: L’INCLUSIONE È ANCHE FINANZIARIA
Gestire il bilancio familiare, aprire un conto corrente, accedere ai bonus... L'integrazione finanziaria è fondamentale. Il progetto Income
21 Giugno 2021
Il progetto InCOME: INclusione, Cittadinanza economica e nuove Opportunità di integrazione dei Migranti tramite l’Educazione finanziaria nasce dall’incontro di Movimento Consumatori, CIES Onlus e Dedalus Cooperativa Sociale, impegnate da anni sul territorio a promuovere pari opportunità e tutela dei diritti. «Si è svolto in tre città italiane, Roma, Torino e Napoli», dice Daniela Bico, responsabile Monitoraggio Valutazione nel settore Mediazione Culturale del Cies e ricercatrice di InCOME. «Si è attivato dalla fine di settembre 2018, è finanziato dal Fondo Asilo Migrazione Integrazione (FAMI) 2014-2020 ed è terminato il 31 maggio scorso».
Perché l’inclusione finanziaria
Lo sportello InCOME è nato con l’obiettivo di aiutare le persone ad essere informate e fare scelte consapevoli nell’ambito finanziario. «Lo scopo è quello dell’inclusione finanziaria, attraverso l’esercizio della cittadinanza economica che, rispetto ai processi di integrazione, in Italia è stato poco trattato: l’integrazione è più basata, ad esempio, sulle questioni abitativa e socio-sanitaria. Il tema dell’inclusione finanziaria è centrale perché i motivi delle migrazioni sono spesso di natura economica. Il basso livello dell’educazione finanziaria accomuna tutti noi, invece è un ambito che va tutelato. Anche i diritti al consumo sono importanti e riguardano anche come utilizzare i prodotti finanziari: quale conto corrente aprire, avere informazioni sull’accesso alle agevolazioni», spiega Daniela Bico.
Tutto è collegato al risparmio, ma anche alla gestione del rischio personale, alla prevenzione. «Tutelandomi dal punto di vista dei diritti, facilito la gestione mia, della mia famiglia e del futuro. Il tema dell’educazione finanziaria è complesso, ha un linguaggio difficile, ha delle componenti emotive e culturali, che implicano quindi rapporti di genere, ruoli all’interno della famiglia e tra classi sociali. Queste dinamiche vanno gestite e la mediazione ha lo scopo di mettere nelle condizioni di fare scelte adeguate rispetto alla propria vita. I mediatori presso le istituzioni in ambito finanziario non esistevano, l’obiettivo nostro era verificare come potesse funzionare un servizio di mediazione culturale in ambito finanziario».
Le fasi del progetto
«Prima di tutto abbiamo esplorato il tema, con dati dell’Osservatorio nazionale dell’inclusione finanziaria curato dal CeSPI, che ha fatto parte anche del Comitato Scientifico del progetto. Abbiamo utilizzato dati quantitativi per attivare dei focus su tre territori, Roma, Napoli e Torino, con partecipanti i mediatori culturali. Durante questi focus abbiamo trattato delle tematiche che sono state utilizzate anche nei corsi di formazione congiunti per operatori di ambito finanziario di Movimento Consumatori e per mediatori interculturali». Una parte delle persone formate sono state messe in servizio agli sportelli, aperti nei tre territori di Roma, Napoli e Torino. Gli sportelli sono stati attivi (in presenza e da remoto in coerenza con le vicissitudini del lockdown) da dicembre 2019 ad aprile 2021, sono stati raggiunti circa 600 utenti di 64 diverse nazionalità. Il tutto è stato seguito da un’attività di ricerca valutativa, ogni parte del progetto è stata monitorata, dalla formazione al servizio. «Gli sportelli di Roma, Napoli e Torino, a conclusione della sperimentazione progettuale, sono chiusi perché il progetto è finito, nell’attesa di nuove progettazioni e nuovi finanziamenti. Se le persone che seguivamo ci chiedono delle informazioni li indirizziamo e orientiamo in attesa che sia possibile rifinanziare il servizio; se ci arrivano richieste di informazioni, cerchiamo di orientare sempre».
Gli sportelli hanno offerto un servizio finalizzato alla gestione del denaro, all’ottimizzazione delle proprie risorse finanziarie attraverso l’attenzione alle capacità di risparmio. Erano presenti équipe composte da operatori di Movimento Consumatori (consulenti legali o esperti di diritti dei consumatori) e mediatori interculturali che offrivano, gratuitamente, un servizio di informazione e orientamento. «Ad esempio, si orientavano le persone alla scelta di un conto corrente adatto: se si ha un conto che costa 3 volte di più perché offre servizi che non servono, meglio aprire un conto base. Alcune persone chiedevano se avevano le caratteristiche per richiedere un bonus energia e risparmiare, se potevano chiedere una pensione di invalidità, se un finanziamento in un negozio aveva un tasso di interesse troppo alto. I colloqui erano finalizzati a fare uno screening a 360 gradi della situazione lavorativa, abitativa, familiare e su questo si andavano ad inserire eventuali possibili modifiche o integrazioni laddove possibile e laddove si aveva diritto a bonus e altro di cui non si era a conoscenza: per questo una componente importante, sempre presente, è stata quella della gestione del budget familiare», spiega Bico.
Per fare un buon bilancio familiare, ad esempio, molti non sanno che il 50% del reddito dovrebbe in genere essere riservato alle spese necessarie, ossia affitto, utenze, alimentari e altro, il 20% del reddito dovrebbe essere risparmiato. Il restante 30% dovrebbe essere utilizzato per le spese non necessarie, ossia cinema, ristorante, ecc.
Il Covid paradossalmente è stato un’opportunità perché ha dato la possibilità, attraverso interventi da remoto, di raggiungere persone che certamente non avrebbero potuto accedere ai servizi in presenza, rispetto al target del progetto. «Quello che abbiamo cercato di fare è portare i servizi sul territorio. Siamo andati, ad esempio, alla moschea a Centocelle e al Centro Astalli: è risultato molto efficace», spiega la ricercatrice.
In prospettiva futura
Per monitorare l’impatto del progetto sperimentale sono state condotte interviste in profondità con operatori e mediatori e sono stati sottoposti questionari agli utenti dei servizi e alle istituzioni che hanno partecipato a degli incontri di scambio sui tre territori. Sono state intervistate persone che rappresentano 22 realtà diverse, con ruoli diversificati che a vario titolo si occupano o di immigrazione o di inclusione finanziaria o questioni collegati e/o inerenti. Il 95,5% degli intervistati ritiene utile il servizio proposto nel progetto InCOME ai fini del processo di integrazione, il 95% considera importante il tema di inclusione finanziaria per gli immigrati e il 91% pensa sia necessaria la presenza di mediatori interculturali all’interno di enti/istituzioni finanziarie. InCOME è un progetto innovativo nel 96% delle risposte, e replicabile per la totalità degli intervistati. Il 100% ritiene che il progetto possa essere di supporto alla rete dei servizi e ai suoi operatori, il 95,5% degli interpellati crede sia un servizio da mettere a sistema, il 91% dichiara che il suo ente (o la sua istituzione) se ne avvarrebbe.
Il 75% di utenti di Roma che ha usufruito dei servizi del progetto InCOME ha tra i 20 e i 40 anni, con richieste di necessità informative di base, ad esempio sullo Spid e sull’Isee. Le richieste informative di aiuto economico, sui bonus e di integrazione al reddito sono state molte, l’assistenza ha riguardato la gestione del budget familiare nel 36,7% del totale. Persone di 52 nazionalità diverse hanno acceduto ai servizi di Roma.
«Speriamo di poter presto riattivare i nostri servizi e riaprire i nostri sportelli», conclude Daniela Bico.