(im)PATTO SOCIALE, LA CAMPAGNA CONTRO LE POLITICHE DI AUSTERITÀ
La campagna ha due obiettivi: introdurre il reddito minimo e far uscire la spesa sociale dal patto di stabilità
di Ermanno Giuca e Giorgio Marota
27 Aprile 2016
Il mondo del sociale si ribella alle politiche di austerità, accusate di creare terreno fertile per le disuguaglianze. Nasce da questo disagio la campagna (im)Patto Sociale, promossa da Libera, Gruppo Abele, Sbilanciamoci!, Arci, Rete della Conoscenza, Forum Nazionale del Terzo Settore e centinaia di realtà della rete “Miseria Ladra”. Scopo dell’iniziativa è proporre al Governo nazionale due obiettivi prioritari: garantire un reddito minimo pro-capite e far uscire dal patto di stabilità le spese sociali. È un tema di stretta attualità: in questi giorni avviene infatti la discussione in Parlamento del Documento di economia e finanza, il principale strumento di programmazione della politica economica del Governo.
L’uguaglianza non è più un ideale
Le associazioni vogliono far sentire la loro voce, con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo della politica. La novità di quest’anno riguarda l’esclusione, dal Patto di Stabilità, delle spese per la lotta al terrorismo, secondo la linea tracciata dal presidente della Commissione Europea Junker, dopo gli attentati jihadisti di Parigi del novembre 2015. Ma il mondo del sociale non subirà lo stesso trattamento di favore, andando così incontro a nuovi tagli che peserebbero come un macigno sulle condizioni di tanti cittadini.
«Dal 2008 ad oggi il fondo nazionale destinato alle politiche sociali si è ridotto dell’80%. L’Europa ha rincarato la dose facendo fuori 240 miliardi per il welfare», ha spiegato Giuseppe De Marzo (Libera) al Pigneto di Roma, lo scorso 26 aprile, in un evento dedicato ad associazioni di quartiere e comitati locali all’interno della campagna “(im)Patto Sociale”. «Ci continuano a ripetere che la spesa sociale è un costo e che c’è un debito che non possiamo incrementare. Ma sappiamo che i soldi ci sono: basti pensare che il Governo investe 9 miliardi per il bonus di 80€, quando per risanare le politiche sociali ne servirebbero solo 3».
Secondo (im)Patto Sociale la vera causa della crisi che attanaglia il Paese sembra essere proprio la povertà diffusa. Dati Istat confermano come oltre 4,5 milioni di italiani ne siano afflitti, e come in Europa il conto salga a 128 milioni, con 50 milioni di indigenti. Dispersione scolastica, povertà minorile e disoccupazione giovanile sono le piaghe per cui l’Italia sta soffrendo maggiormente e il dato potrebbe aumentare nei prossimi anni. «Le diseguaglianze sono la precondizione per il proliferarsi della mafie», continua De Marzo. «La ‘ndrangheta o la camorra ti garantiscono più lavoro di quello che ti può dare lo Stato. Ecco perché, per essere credibili nella lotta alla criminalità, non dobbiamo fare altro che abbattere la povertà garantendo servizi minimi essenziali».
(im)Patto sociale per raccogliere proposte
La campagna “(im)Patto Sociale” verrà presentata in diversi quartieri romani (San Lorenzo, Tor Bella Monaca, San Basilio e altri), con l’obiettivo di raccogliere proposte concrete, ma soprattutto per recuperare quella capacità di autorappresentazione propria del mondo sociale. «Il Pigneto è il regno dello spaccio», dice il responsabile di un’associazione del posto, «e questo sta diventando sempre più segno di una disparità di classi. Un altro simbolo del nostro quartiere è il Cinema Aquila, chiuso per via di Mafia Capitale e caduto nel nulla perché nessuno ha avuto interesse a riaprirlo. Un luogo di ritrovo e rappresentanza culturale privato a noi cittadini».
Far sentire la voce di chi soffre non avverrà senza fare rete. «Associazioni, cooperative, parrocchie non possono più seguire il proprio ego e andare per la propria strada», spiega De Marzo. «Serve una voce unica e autorevole, che possa dialogare con le istituzioni: restare uniti per poter presentare ai candidati sindaci una proposta concreta e condivisa, che non potranno ignorare. Per molti anni c’è mancata una visione d’insieme, ecco perché prima di criticare i politici dovremmo noi fare un po’ di autocritica. La nostra missione comune è solo una: ricostituire quell’uguaglianza sociale tanto cara alla nostra carta costituzionale!».
Il concetto di “dignità”, che la Costituzione custodisce negli articoli 3, 36 e 81, infatti, sta via via perdendo di significato e secondo il rapporto della Caritas nessuna forza politica oggi fa dell’uguaglianza un ideale concreto da portare avanti. La Capitale, con l’avvicinarsi delle elezioni di giugno, potrebbe fare da apri pista ad un cambio di prospettiva. «C’è un mondo sociale frammentato che a Roma non può più permettersi di fallire» conclude De Marzo. «Questa città rischia molto e l’unico modo per farci sentire sarà lavorare in squadra a difesa dell’umanità e della dignità dei cittadini».