IMPOTENTI E LADRI DI BAMBINI: MA GLI ASSISTENTI SOCIALI SONO DAVVERO COSÌ?
Una ricerca rivela che i media diffondono un’immagine distorta dei servizi sociali. Quali misure adottare?
13 Maggio 2015
«Generalmente donna, in bilico tra la frustrazione personale e l’insensibilità professionale, quasi mai protagonista»: l’identikit dell’assistente sociale diffuso dai nostri mezzi di comunicazione si basa spesso su questi stereotipi. La descrizione della professione, poi, è quasi sempre parziale o riduttiva. Questo è quanto emerge dalla ricerca “Le rappresentazioni del Servizio sociale nei media”, condotta da studiosi e docenti universitari in Germania, Gran Bretagna e Italia. Gli atenei coinvolti sono: l’inglese University of Hertfordshire, le tedesche Catholic University of Applied Sciences e Alice Salomon University, l’italiana Università del Piemonte Orientale.
Giornali e tv contro i “ladri di bambini”
Secondo lo studio dei ricercatori, il servizio sociale non godrebbe in Europa di una buona reputazione. Impotenti di fronte ai problemi dei cittadini o incapaci di risolverli, spesso gli assistenti sociali vengono considerati «ladri di bambini», freddi burocrati, oppure «eroi» inclini a violare le regole.
In Italia, la ricerca – curata dall’équipe di Elena Allegri dell’Università del Piemonte Orientale – sottolinea soprattutto il grande spazio occupato dalla cosiddetta “tv del dolore”. Spesso i programmi televisivi affrontano fatti di cronaca che coinvolgono anche i servizi sociali, con l’intento di proporsi come trasmissioni a carattere investigativo o di denuncia. Molto raramente, però – emerge dalla ricerca – gli assistenti sociali sono invitati a partecipare come esperti. Al loro posto vengono interpellati psichiatri, psicologi o avvocati e i programmi tv si trasformano spesso in un processo all’operato dei servizi sociali.
Nella stessa direzione sembrano muoversi anche gli articoli giornalistici: l’equipe italiana ha infatti esaminato le rappresentazioni del servizio sociale realizzate dai quotidiani “La Repubblica” e “Il Giornale”, riguardo gli episodi di violenza domestica che hanno interessato il periodo 2012/2013. A mancare quasi sempre sono i riferimenti alle leggi e alle politiche che regolano gli interventi degli assistenti sociali, mentre molto diffusi sono espressioni come «Conoscono il pericolo, ma non fanno nulla».
Diventare una fonte attendibile
La ricerca presentata coinvolge anche gli Ordini e le Associazioni di categoria dei tre Paesi: la British Association of Social Workers, il Deutscher Berufsverband für Soziale Arbeit e l’Ordine degli Assistenti sociali.
«Un fatto che mi sentirei di sottolineare – ci dice la Presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali, Silvana Mordeglia – è la sostanziale omogeneità in ogni paese europeo esaminato di una diffusa disattenzione o, peggio, distorsione della specificità della professione di assistente sociale. Per questo motivo, il Consiglio nazionale dell’Ordine ha iniziato a percorrere una strada nuova nei rapporti con i mezzi e con gli operatori dell’informazione. Siamo consapevoli che a volte, ad esempio, dobbiamo mettere da parte la gergalità del nostro linguaggio, utilizzando quello più semplice – ma non semplicistico – della comunicazione. Così come fondamentale risulta acquisire tempi e ritmi della comunicazione mediatica».
Altrettanto importante per migliorare l’immagine pubblica dei servizi sociali diventa la possibilità di “farsi fonte”: «dobbiamo essere noi a raccontare la nostra professione – continua Mordeglia – per farlo, il Consiglio nazionale si è dotato di una apposita struttura di comunicazione che monitora questo settore, anche attraverso una rassegna stampa quotidiana. Con la nostra newsletter quindicinale raggiungiamo poi oltre 30 mila assistenti sociali, rafforzando in questo modo il senso di appartenenza alla professione e informando i colleghi delle posizioni ufficiali assunte dalla categoria».
Il passo successivo da compiere è quello di «diventare un soggetto politico sui temi che riguardano minori, welfare, famiglie, diritti civili, immigrazione, nuove povertà, carceri – continua Mordeglia – dobbiamo far sapere all’opinione pubblica quali sono le nostre posizioni, cercare e trovare un confronto».
Il servizio realizzato dall’Ordine Assistenti Sociali sulla presentazione della ricerca:
Una risposta a “IMPOTENTI E LADRI DI BAMBINI: MA GLI ASSISTENTI SOCIALI SONO DAVVERO COSÌ?”
Il problema è che l’ordine dei giornalisti non sà o peggio fa finta di non sapere l’importanza del nostro codice deontologico come strumento fondamentale su cui si basa il rapporto di fiducia con la persona senza cui è impossibile lavorare.