
INDICAZIONI NAZIONALI SULLA SCUOLA. IL NO DELL’EDUCAZIONE ATTIVA E PARTECIPATA
In una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, 18 associazioni hanno ribadito il rifiuto del testo delle Indicazioni nazionali sulla scuola. Bocciate le novità volute dal ministro dell’Istruzione: «Arretramento culturale e pedagogico»
24 Aprile 2025
5 MINUTI di lettura
ASCOLTA L'ARTICOLO
Diciotto associazioni provenienti dal mondo della scuola, della ricerca, con storie e identità diverse ma che condividono da sempre il comune impegno per una scuola e un’educazione democratica, hanno organizzato una conferenza alla Camera dei Deputati per ribadire il “no” al testo delle Indicazioni Nazionali sulla scuola 2025. Hanno partecipato all’incontro associazioni di insegnanti, dirigenti, studenti, genitori, sindacati e Terzo settore per ribadire il rifiuto del testo delle Indicazioni Nazionali 2025 del Ministro Valditara e promuovere una riscrittura condivisa e partecipata di un documento fondante della scuola italiana.
Un sistema in crisi
«Siamo qui in rappresentanza di 18 associazioni che hanno lavorato in queste settimane, a cui si stanno unendo altre in questi giorni. Siamo partiti dalla consapevolezza che occorra un impegno nuovo e radicale da parte della politica, del mondo della scuola e della società civile per rafforzare il ruolo del sistema di istruzione che molti definiscono in crisi, per garantire che questo sistema abbia risorse e strumenti adeguati, per contrastare l’aumento delle disuguaglianze e il calo di apprendimenti e per tutelare i diritti delle bambine e dei bambini», ha detto Anna D’Auria, delegata Politiche scolastiche Movimento di Cooperazione Educativa. «Condividiamo che, se di crisi del sistema si debba parlare questa non vada attribuita alle applicazioni nazionali attualmente in vigore. Anzi, riteniamo che sia stata proprio la disapplicazione delle Indicazioni Nazionali 2012 (aggiornate al 2018) a creare quel vulnus di cui si parla nella formazione delle giovani generazioni». Il sistema di istruzione italiano «soffre di una mancanza cronica di investimenti in risorse», ha aggiunto, «la formazione degli insegnanti non è mai stata oggetto di piani strutturali e di reali intenzioni di qualificare le figure professionali della scuola».

Le gravi implicazioni delle indicazioni nazionali sullo studio della storia
Gli elementi critici delle Indicazioni «sono tantissimi. La scuola delle indicazioni del 2012 pone l’interculturalità come un orizzonte intenzionale di tutto il sistema. È una scuola della scoperta, della ricerca, dell’inclusione», ha proseguito D’Auria. Mentre nelle Indicazioni del 2025 «emerge un tipo di scuola in cui i bambini e gli adolescenti non sono riconosciuti come soggetti autonomi, portatori di saperi, capaci di contribuire alla comprensione della realtà e dei cambiamenti. Vengono, invece, interpretati e trattati come soggetti passivi». La denuncia è relativa soprattutto ad alcuni passaggi delle nuove linee guida, ad esempio «la mancanza del principio di individualizzazione» che rischia di «allontanare la comunità educante da pratiche realmente inclusive», ha detto Giuseppe Bagni, segreteria nazionale Consiglio Superiore Pubblica Istruzione. In particolare rispetto alla storia, Bagni ha letto un passaggio delle Indicazioni, l’incipit del paragrafo Perché si studia la storia: «Solo l’Occidente conosce la Storia» e, più avanti: «Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia». Ma «così si marginalizzano le altre culture» è il punto di vista delle associazioni.
«Questa della storia ha delle implicazioni particolarmente gravi se si considera anche la realtà delle classi multietniche in cui tutte le donne e gli uomini della scuola sono chiamati ad operare», ha sottolineato Monica Fontana di Flc Cgil e Proteo Fare Sapere. «L’identità sociale dei giovani si forma in un contesto familiare, comunitario. un insegnamento centrato solo sulla storia nazionale genera un senso di ulteriore esclusione nei bambini e ragazzi con background migratorio». Fontana ha continuato dicendo: «Rifiutiamo le nuove linee guida nel merito e nel metodo adottato dalla commissione Perla, compresa la sua composizione chiusa al pluralismo».
Violenza di genere «triste patologia»
Le diciotto associazioni di studenti, genitori, docenti e ricercatori universitari hanno anche deciso di inviare una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Si tratta di un arretramento sul piano pedagogico e culturale. Disegnano un modello di scuola che pone l’identità nazionale come elemento centrale ed esclusivo nella formazione delle nuove generazioni».
Un altro argomento su cui le associazioni hanno posto l’attenzione riguarda la violenza di genere, nel testo delle indicazioni considerata come «triste patologia». «Noi sappiamo invece come sia un problema sistematico e culturale, di cui la scuola deve farsi carico, in maniera intersezionale e che tenga conto di tutte le soggettività, compresa l’attenzione per la comunità Lgbtq+», ha detto il coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi Paolo Notarnicola. Cristiano Corsini, professore di Pedagogia sperimentale all’Università Roma Tre, ritiene che «le indicazioni siano irrispettose della ricerca educativa per due principali ragioni. Sono pedagogicamente inconsistenti, cioè sono incoerenti con le evidenze raccolte negli ultimi 50-60 ma forse anche 500 anni dalla ricerca educativa. In secondo luogo, si basano su un metodo di consultazione che è dilettantesco e umiliante per chi fa ricerca educativa».
«Riteniamo che l’operazione che è stata fatta sia umiliante e rivelatrice di un atteggiamento autoritario. Non è possibile fare un questionario come quello che è stato fatto senza la possibilità di segnalare un disaccordo. È una farsa colossale. Chiediamo che il ministro Valditara ci ripensi e ascolti i docenti e i ricercatori e riapra le discussioni», ha denunciato Elisabetta Piccolotti, deputata Avs. Valditara ha inviato agli insegnanti un questionario per valutare le indicazioni, che non favorisce partecipazione e confronto. Piccolotti, insieme alla responsabile scuola del Pd Irene Manzi ha sottolineato l’urgenza di un «impegno per provare a costruire un fronte di opposizione che possa portare ad una modifica delle indicazioni».
L’appoggio all’adozione alternativa di libri di testo
È arrivato l’invito da parte delle associazioni rivolto a docenti e collegi scolastici a opporsi: «Saremo a fianco di chi eserciterà la libertà d’insegnamento, anche attraverso l’adozione alternativa di libri di testo. Siamo convinti che queste scelte professionali siano azioni concrete di resistenza contro questa visione dogmatica del sapere e dell’apprendimento che le nuove indicazioni vogliono sdoganare». E hanno aggiunto: «Anche se non ci saranno cambiamenti, promuoveremo la consapevolezza che sono indicazioni, non prescrizioni». Le associazioni hanno denunciato anche che saranno pronte ad opporsi «se quanto già emerso sui media sarà confermato» per quanto riguarda la revisione già anticipata da Valditara delle indicazioni nazionali per le scuole superiori. «Abbiamo bisogno di far capire che questo documento è irrispettoso. Nel documento compare 123 volte la parola rispetto e i suoi derivati. Per un documento che è irrispettoso per i docenti, per gli studenti, per la scuola che guarda avanti», ha concluso Giuseppe Bagni.
