L’INSOSTENIBILE MOBILITÀ DI ROMA: LA DENUNCIA DI GREENPEACE
Un numero di automobili esorbitante rispetto alla popolazione, poche ciclabili, poco carsharing. La mobilità sostenibile è una utopia?
12 Ottobre 2021
Che il traffico nella Capitale sia a dir poco congestionato non è una novità. Ma prima del ballottaggio del 17 ottobre, che vedrà sfidarsi i candidati sindaci Gualtieri e Michetti, Greenpeace Italia onlus pubblica uno studio che mette nero su bianco i dati relativi alle 155 “zone urbanistiche” della città nel rapporto “L’insostenibile mobilità di Roma”. Una denuncia impietosa delle criticità, insieme alla proposta concreta indirizzata alla futura amministrazione e declinata in 10 priorità su cui intervenire tempestivamente.
Si parte dalla richiesta di potenziare i servizi di trasporto pubblico con veicoli nuovi ed elettrici, poi ampliare e mettere in sicurezza la rete ciclabile cittadina, promuovere servizi di sharing pubblici accessibili in tutte le zone della città e intervenire per ridurre il numero dei veicoli privati in circolazione, cominciando dalla conferma del bando di tutti i veicoli diesel nel centro città entro il 2024.
Chi tanto, chi niente
Le cifre dello studio sono impressionanti: 1,7 milioni di cittadini non adeguatamente serviti da bus, tram, treni e metro, mezzo milione di persone senza neppure un metro di piste ciclabili e chilometri di piste pericolose e frammentate, oltre 2 milioni senza servizi adeguati di mobilità condivisa.
In sintesi, «chi vive nei quartieri più centrali gode di servizi di mobilità notevolmente più sostenibili rispetto a chi vive nei quartieri popolosi della periferia, abbandonati dal trasporto pubblico e senza alternative di mobilità condivisa», evidenzia il rapporto.
L’Esquilino, ad esempio, è la zona con la mobilità migliore, mentre nel quartiere di Torre Angela (sul territorio del Municipio V), gli abitanti sono «tagliati completamente fuori da qualsiasi forma di sharing e di mobilità dolce» a causa di gravi carenze infrastrutturali. «Al netto dei proclami, delle promesse mantenute o disattese (come quella di costruire 3 km di piste al giorno), degli sforzi dell’Amministrazione e dei rallentamenti imprevisti, al netto dei cantieri effettivamente partiti, completati o in fase di avvio, delle piste esistenti ma non fotografate dai dati forniti dal Comune, risulta evidente un fatto: Roma, ad oggi, non ha una rete ciclabile degna di una capitale europea», denuncia lo studio.
Il car sharing e le colonnine
Inoltre Greenpeace ha calcolato che «2.191.000 cittadini (residenti in 125 zone urbanistiche) hanno un servizio di sharing inadeguato o del tutto assente: oltre l’80% della popolazione, dunque, è privata di uno strumento di mobilità moderno che farebbe bene all’ambiente, a cui non riesce neanche lontanamente a sopperire il car sharing gestito dal Comune di Roma. La diffusione del bike sharing è ancora fortemente limitata: 1.368.175 cittadini romani ne sono totalmente privi e 920.382 sono completamente ignorati da qualsiasi forma di micro-sharing (punteggio 0 sia su bike, che scooter e monopattino sharing)».
E la diffusione delle colonnine di ricarica? «Roma è ancora ben lontana dall’obiettivo che si è prefissata, cioè “una colonnina di ricarica ogni 1.000 abitanti”, pari a circa 2.800 colonnine, quasi 10 volte quelle attualmente esistenti». Ad aprile 2021, infatti, il totale delle colonnine attive, di quelle installate ma non attive e di quelle la cui installazione è almeno prevista è di 816: 0,03 ogni 1.000 abitanti.
L’insostenibile mobilità
A complicare la situazione è soprattutto il numero spropositato di autovetture in circolazione: 1 milione 770 mila, a cui si aggiungono quasi 400.000 motocicli.
«Con 911 veicoli ogni 1.000 abitanti, Roma è la città più congestionata d’Italia e quella dove si sprecano più ore nel traffico: 166 ore nel 2019 e, nonostante la pandemia, 66 nel 2020», secondo la classifica di Inrix (società privata statunitense che fornisce dati e analisi basati sulla posizione, come traffico e parcheggi, a case automobilistiche, città e autorità stradali in tutto il mondo e in applicazioni di navigazione passo passo come Google Waze) delle città con più traffico al mondo.
«Tutto ciò determina non solo un impatto ambientale (legato alle emissioni di CO₂ che alterano il clima), ma anche un costo sociale e sanitario dovuto sia all’insalubrità dell’aria, sia allo spazio urbano eccessivamente occupato da strade, parcheggi e veicoli, a scapito di aree verdi e spazi per le persone», osserva lo studio di Greenpeace Italia.
Le richieste
«Al futuro sindaco di Roma chiediamo di mettere al centro del suo mandato le politiche, gli interventi e gli investimenti che regolano la mobilità capitolina, al momento completamente insostenibile, tanto per l’ambiente quanto per la vita delle persone. Le soluzioni ci sono, si tratta di operare scelte politiche coraggiose in un quadro di ripensamento generale degli spazi della città», sottolinea Federico Spadini, della campagna trasporti di Greenpeace Italia.
Il report “L’insostenibile mobilità di Roma”, a cura del ricercatore Diego Gandolfo con la collaborazione del data analyst Marco Viviani e la supervisione di Pierdavide Pasotti e Federico Spadini, si può consultare qui.