INSUPERABILI: GIOCANDO ANDIAMO OLTRE
Nato dall’idea di creare una scuola calcio per ragazzi e ragazze con disabilità, da Torino Insuperabili è ora in tutta Italia, con tre campi di allenamento a Roma. «Cerchiamo l’abilità nella disabilità nel modo più semplice: giocando, andiamo oltre»
06 Settembre 2022
«Cerchiamo l’abilità nella disabilità nel modo più semplice: giocando, andiamo oltre». È il motto di Insuperabili, un progetto che nasce nel 2012 a Torino dall’idea di creare una scuola calcio per ragazzi e ragazze con disabilità fisico-motorie, cognitive e affettivo-relazionali, emotive e comportamentali. Attraverso il calcio si mira a garantire la crescita e l’integrazione di ragazzi con disabilità all’interno della società. Lo sport, infatti, è uno strumento di socializzazione ed integrazione che, con il divertimento e l’allenamento, può portare miglioramenti a livello di salute psico-fisica, di soddisfazione personale e più in generale di qualità di vita del singolo atleta. Abbiamo conosciuto Insuperabili guardando una serie tv dedicata alla Juventus: Giorgio Chiellini, allora capitano dei bianconeri, è il testimonial di questa realtà. È molto più che un testimonial, a dire il vero, per come ha sposato questo progetto e vive a contatto con i ragazzi. Insuperabili oggi è presente in molte città d’Italia. A Roma, ad esempio, lo staff del progetto è al Centro Sportivo Stella Azzurra, in Via Dei Cocchieri 11, in zona Eur – Marconi, al Centro Sportivo Roma 6, a Largo Preneste, Roma 6, Roma, e al Centro Sportivo Fulvio Bernardini, a Via Dell’Acqua marcia, 51 a Pietralata.
Non aveva senso che in Italia il calcio non fosse aperto a tutti
Ma come è nata l’idea? «È nata per caso» ci spiega Davide Leonardi, co-fondatore di Insuperabili onlus. «Arriviamo dal mondo del calcio e stavamo cercando una scuola calcio che potesse accogliere una nostra amica con sindrome di Down. Abbiamo provato a guardare su internet e a cercare una squadra che potesse accoglierla. Non avevamo trovato niente, se non squadre di normodotati, che avrebbero potuto accogliere bimbi con qualche disabilità, ma senza esperienza in merito. La nostra amica, inoltre, era ormai adulta. Progetti simili in Europa già esistevano, in Turchia e in Ucraina. E abbiamo trovato soprattutto un modello inglese, dal quale abbiamo iniziato a studiare. Abbiamo pensato che non aveva senso che in Italia il calcio non fosse aperto a tutti, che tutti non avessero la possibilità di giocare. Così abbiamo creato la prima scuola calcio per disabili, con la possibilità di aprire varie sedi in tutta Italia. Sapendo le caratteristiche del calcio abbiamo capito la potenza che poteva avere per dei disabili».
Puntare sulla squadra
Ma perché proprio il calcio e non altri sport? Qual è la forza di questo gioco? «Era la cosa che potevamo insegnare» risponde con sincerità Leonardi. «Sapendo insegnare quello, e avendo la consapevolezza che dovendo insegnare non bisogna improvvisarsi, abbiamo scelto il calcio. E poi perché è uno sport di squadra, perché sappiamo come le persone con disabilità in molti casi tendano ad essere delle persone isolate, e quindi, lavorando su uno sport collettivo c’era la possibilità di lanciare il concetto di gruppo, sul quale andiamo a lavorare di continuo. E infine il calcio è un facilitatore della comunicazione. Lo scopo è stato quello di lavorare sull’inclusione, sul portare l’Italia a diventare un paese sempre più inclusivo. Per farlo bisogna lanciare dei messaggi importanti. Il calcio è un facilitatore, un grande veicolo per lanciare dei messaggi, Altri sport non hanno la stessa capacità mediatica e divulgativa».
Il gioco, il sorriso, un’ora e mezza di spensieratezza
Insuperabili, in questi giorni, è alla ricerca di nuove risorse da inserire nel proprio organico: allenatori e allenatrici di calcio, psicologi e psicologhe ed educatori ed educatrici. «Siamo tornati ad avere numeri importanti di iscritti nel post Covid, avevamo perso vari ragazzi e ora abbiamo più di 650 atleti» ci spiega il fondatore di Insuperabili. «Ma il Covid ha cambiato dinamiche lavorative, e abbiamo perso collaboratori validi, stiamo cercando personale». Il fatto che allenatori, educatori e psicologi lavorino fianco a fianco, a stretto contatto, la dice lunga su quanto sia importante e delicato il lavoro dei professionisti di Insuperabili. Ma quanto è importante la figura dell’allenatore? E quanto, in una realtà come questa, un allenatore è molto di più, un formatore, uno psicologo, un educatore? «Sono come dovrebbero essere tutti gli allenatori» ci risponde Leonardi. «È qualcosa su cui battiamo molto: insegnare qualsiasi cosa, soprattutto una disciplina sportiva, ancor di più a bambini e adolescenti non vuol dire insegnare solo un gesto tecnico. Devono essere ampie le conoscenze, e un buon allenatore ha dentro di sé delle componenti socio-psico-educative, altrimenti non sarebbe un buon allenatore. L’allenatore, l’head coach, è il leader del team di lavoro, ma lavora insieme a psicologi ed educatori, meglio se psicologi sportivi, sempre, da quando si programma l’attività allo svolgimento in campo, all’analisi della seduta di allenamento. E tutte le figure sono sempre coinvolte».
Il Metodo Insuperabili
Per questo esiste un vero e proprio Metodo Insuperabili. «Alla base ci sono le persone, il team di professionisti che lavora insieme» ci spiega il fondatore. «Il metodo è costituito da una prima parte di didattica, pianificazione e organizzazione: ogni nostro atleta a inizio stagione, utilizzando degli strumenti, viene inserito in una determinata categoria, vengono creati degli obiettivi di lavoro su quel singolo atleta, che diventano obiettivi di squadra; c’è una pianificazione didattica, annuale ma anche pensata per la singola seduta di allenamento. C’è una parte di analisi: gli allenamenti vengono videoregistrati e c’è raccolta costante di dati, per arrivare a una checklist, una compilazione socio-psico-educativa per vedere come i nostri atleti stanno preformando nella loro attività». Una parte importante del metodo sono i momenti di svago extra campo, elementi fondamentali per raggiungere i successi nel rettangolo di gioco. «Il metodo è arricchito da diversi momenti durante la stagione, che partono dalle attività di gara, i tornei, i raduni, senza tralasciare quella attività più ludiche che servono per creare il gruppo» continua. «Il team una volta al mese deve svolgere un’attività extra campo, che può essere una pizza o una partita di Champions League. Dipende dalle esigenze di squadra dei ragazzi: quando la funzionalità dei ragazzi è molto alta, si organizza una tipologia di attività. Il prossimo anno organizzeremo delle visite all’interno dei frutteti regalati ai nostri ragazzi. A fine stagione facciamo sempre loro un regalo e quest’anno invece che un oggetto abbiamo regalato degli alberi da frutto, che sono stati piantati. Stare a contatto con la natura e capire aspetti del ciclo della vita è qualcosa di importante».
Giocare insieme a qualcuno e mai contro
Così capita che si possa sorridere anche per un secondo posto. Una squadra di Insuperabili ha appena vinto la medaglia d’Argento alla Gothia Cup, un importante torneo internazionale che si è svolto in Svezia. Ma quanto è importante la competitività, la vittoria, in un ambiente come questo, e come si concilia con le esigenze di tranquillità e di avere meno pressioni che possono avere i ragazzi? «Credo che la competitività sia fondamentale per la vita di chiunque, in qualsiasi settore» ci risponde Davide Leonardi. «Credo anche che la vittoria sia la conseguenza di tanti piccoli aspetti e atteggiamenti che ognuno di noi ha e che non devono essere esasperati. La ricerca dell’equilibrio rappresenta la chiave di volta per riuscire a vivere al meglio qualsiasi momento della propria vita che deve avere comunque, nel nostro caso facendo sport, l’obiettivo di raggiungere il miglior risultato possibile. Che in alcuni casi è la vittoria. In altri, se l’avversario è migliore di noi, è giusto che vinca. E per noi è fondamentale mettere subito la testa per provare a vincere la prossima volta. Ma anche qui c’è un atteggiamento mentale che cerchiamo di passare ai ragazzi. Le squadre con cui giochiamo non sono degli avversari nel senso esasperato della parola, ma devono essere dei compagni con cui giochiamo insieme e non giochiamo mai contro. Non possiamo giocare contro qualcuno, perché senza l’avversario, e l’arbitro, non potremmo giocare. Sono concetti alla base di ogni insegnamento sportivo. Tutto questo approccio ti porta a puntare sempre alla vittoria. Non diciamo: l’importante è che ci divertiamo. Ci si diverte quando si riesce a fare bene, e ci si diverte anche durante la sconfitta. L’importante è dare tutto quello che si poteva dare».
In mezzo al campo chiunque diventa una persona diversa
Dai social media di Insuperabili siamo venuti a conoscenza della storia di Gennaro, il “puntero” e anche la “saracinesca” di una delle squadre. Attaccante, portiere, uomo squadra: Gennaro ha un ritardo cognitivo e aveva la tendenza a chiudersi in se stesso, ma è riuscito ad andare oltre questo suo limite. «Gennaro ha un funzionamento medio-basso» ci spiega Leonardi. «Ha fatto un percorso molto importante in questa stagione: il gruppo squadra nel quale è stato inserito ha iniziato a svolgere delle partite durante l’allenamento, ed era un gruppo partito con un allenamento uno a uno». Quell’essere chiusi in se stessi e riuscire, pian piano, ad aprirsi agli altri, a diventarci amico. Ecco, forse sono proprio queste cose a farci capire la magia del calcio. «Credo che in mezzo al campo chiunque diventi una persona diversa» ci spiega Leonardi. «Bisogna riuscire a essere bravi a migliorare la tipologia della persona che si è. non per tutti il miglioramento è il medesimo, e non per tutti gli obiettivi devono essere gli stessi. Per una persona come Gennaro, provare a incentivare l’interazione tra lui e i propri compagni, cercare di donare loro un’ora e mezza di attività fisica, spensierata, è l’obiettivo massimo che ci dobbiamo dare. E che permette a Gennaro in quell’ora e mezza di essere una persona migliore di quella che è fuori dal campo. Dove magari ha dei problemi di interazione maggiori e tende a chiudersi. Cercare di evolvere questo suo aspetto lo porta a vivere con serenità la sua ora e mezza di allenamento».
Immagini dalla pagina Fb di Insuperabili