“INVOLONTARIO”, LA WEB SERIE CHE RACCONTA IL VOLONTARIATO E I GIOVANI
Realizzata da Officine Buone e Fondazione Cariplo, è interamente girata nell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
18 Settembre 2018
Una fiction che racconta il volontariato e i volontari, realizzata con l’obiettivo di coinvolgere i giovani lanciando un messaggio più fresco e divertente: “fare volontariato è figo”. È Involontario, una web serie di cinque puntate realizzata dall’associazione Officine Buone, finanziata dalla Fondazione Cariplo e girata presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
La presentazione ufficiale c’è stata domenica 16 settembre, all’interno del festival FuoriCinema di Milano e da lunedì 17 settembre, la web-serie è disponibile in versione integrale sui siti di Mtv, Corriere della Sera e su tutti i canali web e social di Officine Buone e di Fondazione Cariplo.
LA FICTION. Ettore, neolaureato che lavora come fattorino, recapitando una lettera incontra in ospedale una giovane specializzanda, Giulia, e se ne innamora perdutamente. Ignaro del mondo del volontariato e con un po’ di scetticismo, decide di fingersi un volontario di Officine Buone, per poter frequentare l’ospedale e conquistare Giulia. Nel corso delle puntate dovrà confrontarsi con le richieste e le prese in giro del personale e dei volontari dell’ospedale, ma soprattutto con Piermarco, un chirurgo bello e intelligente che affascina tutti. Pian piano Ettore si accorgerà che il progetto, al quale si è unito come espediente per conquistare Giulia, è bellissimo e l’“InVolontario” si evolverà in qualcosa di più.
Molta ironia (sul volontariato, sui giovani, sulla disoccupazione) e surrealismo (Ettore vede la sua libido materializzata in un’Elvis che gli altri non vedono) rendono la serie molto divertente offrendo allo stesso tempo senza troppa retorica, molti spunti di riflessione riguardo il volontariato e alcuni dei suoi stereotipi.
Il cast è composto da giovani e bravi attori come Francesco Meola, la cantante e youtuber Giulia Penna, con la partecipazione di attori importanti come Paolo Ruffini e Eleonora Giovanardi, a cui si aggiungono i conduttori tv Marco Maccarini, Melissa Marchetto e Federico Russo e i cantantautori Dario Brunori (Brunori Sas) e Roberto Dell’Era (Afterhours).
LA REALTÀ. A raccontarci cosa c’è dietro Involontario è Simona Fabrizi, direttrice di produzione della serie e responsabile di progetto di Officine Buone. «Involontario è una web serie che racconta qualcosa di vero. Ossia una sorta di X Factor dove gli artisti si sfidano suonando negli ospedali e dove i giudici sono i pazienti. Nei fine settimana gli artisti donano il proprio talento suonando nell’ospedale. Da una parte coinvolgiamo i giovani a fare volontariato, facendo qualcosa che amano fare, e da una parte si coinvolgono i pazienti».
Officine Buone porta avanti questo progetto dal 2015 nell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove la web serie è stata girata.
Un progetto che ha poi coinvolto altri ospedali in Italia, ma anche in Inghilterra, e che riscuote molto successo tra il pubblico (i pazienti) e tra i volontari, con il coinvolgimento anche di importanti nomi della musica italiana.
«L’idea di fare questa fiction è stata del presidente di Officine Buone Ugo Vivone – precisa Simona Fabrizi – ed è stata accolta con entusiasmo dalla Fondazione Cariplo, fondamentale per i progetti portati avanti dalla nostra organizzazione». Involontario è ovviamente anche un’opportunità per raccontare cosa fa la Fondazione Cariplo, per questo nel corso della web serie appaiono anche altri progetti promossi negli anni dalla Fondazione a Milano, allargando così il racconto ad altri progetti di volontariato, seppur con un dettaglio minore
FICTION E VOLONTARIATO. Involontario è senz’altro un tentativo innovatore e interessante per il modo in cui si raccontano il sociale e il volontariato. Qualche settimana fa proprio su Reti Solidali avevamo discusso e ragionato del modo in cui si comunica il sociale, delle difficoltà che si incontrano nel tentativo di smuovere l’attenzione su certi temi evitando di strumentalizzare il dolore altrui e ridando dignità ai soggetti che si cerca di aiutare.
«Avevamo come obiettivo principale quello di parlare di volontariato e giovani», ci dice Simona Fabrizi, «i pazienti nella serie rimangono sullo sfondo per scelta, perché non volevamo raccontare il volontariato in quel modo, ma durante le riprese ci sono stati dei momenti indimenticabili. Sebbene la serie sia stata girata in un piano dove c’era solo personale sanitario, la nostra presenza non è passata inosservata; c’era molta curiosità da parte dei pazienti e alcuni sono stati coinvolti come comparse».
C’è da dire che il mondo del volontariato è ampissimo, tocca esigenze e problemi diversi, con modalità di intervento molto diverse. Per questo anche la discussione sui format e le azioni riguardanti la comunicazione sociale devono necessariamente tenere in considerazione gli obiettivi specifici e le particolarità tutti i soggetti coinvolti. Se la fiction applicata al volontariato è un format ancora poco esplorato, è anche vero quindi che non può essere applicata con successo a tutte le realtà.
«Per noi è stato molto naturale grazie alla forte collaborazione con Fondazione Cariplo e con l’Istituto Nazionale di Tumori di Milano», ha detto Simona Fabrizi. Involontario si è inserito bene in questa realtà: servono rapporti molto forti, che possano aiutare a raccontare la realtà senza forzature; noi ad esempio, anche girando una fiction in un ospedale attivo con pazienti non ci siamo mai sentiti di troppo».
Potete vedere l’intera serie ai seguenti link:
Fotografie di Officine Buone
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