ISTITUTO STATALE PER SORDI A RISCHIO CHIUSURA, APPELLO AL GOVERNO
Servono finanziamenti per salvare un polo che aggrega anche altri enti, scuole e associazioni, un punto di riferimento per comunità sorda e professionisti
22 Febbraio 2017
L’ Istituto Statale per Sordi di Roma rischia seriamente la chiusura, se dal Governo e dal Ministero dell’Istruzione non arriveranno risposte e finanziamenti il più presto possibile. È quanto emerge dalla nota diramata dall’Istituto e dalle testimonianze rilasciateci dai lavoratori della struttura di via Nomentana, che rischiano di non vedersi pagato nemmeno il prossimo stipendio.
Oltre agli stipendi dei lavoratori – una ventina, di cui un terzo sordi – quello che è a rischio sono i servizi diretti e indiretti, offerti da un polo di eccellenza a cui fa riferimento tutta la comunità non udente e i professionisti o gli studenti della lingua dei segni italiana. La struttura infatti ospita anche una miriade di realtà tra associazioni, cooperative, enti e istituti scolastici specializzati che offrono servizi e sostegno alle persone sorde.
L’ Istituto Statale per Sordi di Roma: i servizi
L’ Istituto Statale per Sordi di Roma (Issr) è stata la prima scuola pubblica per persone sorde aperta in Italia. Dopo aver funzionato per quasi tre secoli, a seguito dell’integrazione degli studenti sordi all’interno del sistema scolastico tradizionale, l’Istituto si è trasformato in un centro servizi per non udenti.
Tante sono le attività di documentazione, consulenza, formazione e aggiornamento sulla sordità, svolte direttamente dall’istituto e mediante gli enti, le associazioni e le scuole ospitate nella struttura di via Nomentana. A descriverceli durante la nostra visita è stato Luca Bianchi, da dieci anni lavoratore (precario) nell’istituto e oggi coordinatore del dipartimento media-visuale. che ospita una biblioteca, un archivio storico e una mediateca visuale. «Produciamo moltissimi video a scopo informativo e didattico nella lingua dei segni. Ultimamente stiamo intervistando persone sorde, soprattutto anziane, per avere delle testimonianze sull’evoluzione della lingua dei segni e le sue differenze regionali, visto che oggi si va verso una omologazione, con internet che sta avendo un ruolo fondamentale, come la televisione lo ha avuto per l’italiano».
Di fondamentale importanza è lo sportello per le consulenze alle famiglie e ai singoli, soprattutto per quanto riguarda i bambini in età scolastica, che ha fornito supporto didattico, psicologico e anche giuridico a migliaia di persone negli anni. C’è poi l’area formazione, che offre corsi di LIS, la lingua italiana dei segni, a cui abbiamo già dedicato un approfondimento, che raccoglie oltre duecento studenti l’anno tra i corsi di avvicinamento alla lingua per le famiglie e i singoli, i corsi avanzati per assistenti alla comunicazione nelle scuole e quelli per gli interpreti specialisti.
A dare importanza all’ Istituto Statale per Sordi a livello nazionale e internazionale c’è anche l’organizzazione di diversi eventi, tra cui spicca il Festival Internazionale del Cinema Sordo (Cinedeaf), di cui quest’anno si dovrebbe tenere, finanziamenti permettendo, la quarta edizione. «Siamo stati costretti a rimandare il Festival a dopo l’estate perché non abbiamo la possibilità di sostenere i costi» ha detto Bianchi «è un evento che richiama l’attenzione da tutto il mondo e buona partecipazione di pubblico a Roma, con oltre duemila biglietti venduti. Un altro evento fisso è quello legato alla Giornata della Memoria, con il nostro lavoro abbiamo aperto una finestra sullo sterminio dei disabili, sulle sterilizzazioni, le violenze e le uccisioni a danno delle persone sorde durante il nazi-fascismo».
A tutto questo si aggiungono le attività nelle scuole, le collaborazioni con il mondo delle start-up per l’innovazione tecnologica in favore delle persone sorde, il miglioramento della fruibilità dell’arte nei musei e attraverso visite con guide nella lingua dei segni in collaborazione con associazioni e musei e tanto altro ancora.
Una rete negli edifici di via Nomentana
Oltre alle tante iniziative e alle attività portate avanti dall’Issr si aggiungono, come accennavamo , tutte le altre realtà ospitate a via Nomentana che, in caso di chiusura, rischiano di dover trovare un’altra sede.
C’è l’Istituto Statale di Istruzione Specializzata per Sordi Magarotto, specializzata nell’educazione bilingue in un modello di integrazione tra sordi e udenti, c’è la sede laziale dell’Ente Nazionale Sordi, l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche la sede di diverse associazioni da quelle degli interpreti a quelle delle famiglie, da associazioni che danno assistenza ai bambini a una cooperativa per la logopedia.
E ancora una compagnia teatrale per sordi, un gruppo scacchisti sordi, un’associazione di pittori e scultori sordi, un centro anziani frequentato dagli ex allievi sordomuti dell’istituto statale. Tutte associazioni ospitate al piano terra, con canoni di affitto in convenzione che ne facilitano la sopravvivenza e un ambiente che favorisce la collaborazione e la co-progettazione delle attività. Un crogiolo di realtà ed esperienze difficilmente replicabile in caso di forzata chiusura legata alle attuali difficoltà economiche.
Le difficoltà economiche e il rischio chiusura
L’Istituto Statale per Sordi è da venti anni in attesa dell’emanazione di un Regolamento previsto dalla legge Bassanini del 1997, che lo trasformerebbe Ente Nazionale di supporto all’integrazione delle persone sorde e dei relativi finanziamenti che gli permetterebbero di svolgere quel ruolo, sotto la vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione.
Dal 2007 a gestire l’istituto è il Commissario Straordinario Ivano Spano, nominato dall’allora Ministro Giuseppe Fioroni. In attesa del regolamento, sollecitato con forza negli ultimi dieci anni, e dei finanziamenti statali, previsti venti anni fa per due milioni l’anno, promessi in misura ridotta di nuovo nel 2016 dall’allora Ministro Stefania Giannini ma mai erogati, l’Istituto ha basato la sua sopravvivenza sugli introiti derivanti dagli affitti di parte dell’edificio e da qualche finanziamento esterno legato alla progettazione.
A far precipitare la situazione, nell’estate del 2016, è stato il trasferimento di alcuni uffici della Provincia di Roma, che ha ridotto notevolmente le entrate derivanti dagli affitti. «C’è anche un contenzioso aperto», ci ha informato Bianchi, « sia perché hanno lasciato gli uffici senza un preavviso adeguato, sia perché sono stati lasciati in cattive condizioni e per riaffittarli servirebbero dei lavori di ristrutturazione che l’Istituto non può affrontare».
Al di là degli affitti e dell’impasse economico nel breve periodo, l’Istituto si aspetta di ricevere delle risposte dal Miur e dal nuovo Ministro Valeria Fedeli, per la stesura del tanto atteso regolamento e per ottenere degli adeguati finanziamenti ordinari che permettano di mantenere attivi i servizi offerti ma anche di stabilizzare la situazione. «Noi dipendenti siamo tutti con contratti precari», è l’appello lanciato da Bianchi, «la situazione va sciolta con la stabilizzazione dei lavoratori, anche per continuare ad essere e anche migliorare l’istituto, già riconosciuto come un centro di eccellenza e buone pratiche a livello europeo».