LO IUS CULTURAE: COS’È E DOVE SI È FERMATO

Riguarda un milione di ragazzi, e la maggior parte degli italiani è favorevole. Ma manca la volontà politica

di Fabrizia Bagozzi

Fra lo “sconcerto” di Luigi Di Maio, capo politico dei Cinque Stelle nonché ministro degli Esteri e il “non è una priorità” di Maria Elena Boschi, plenipotenziaria renziana e capogruppo alla Camera di Italia Viva, l’approvazione dello ius soli o quantomeno dello ius culturae, anche con il governo giallorosso, non naviga in buone acque.  A dispetto dell’enfasi con cui il segretario Dem Nicola Zingaretti ha sottolineato, invece, che per il suo partito si deve fare: «Ci batteremo con i nostri gruppi parlamentari, per far approvare lo lo ius culturae e lo ius soli», ha scandito alla Convention Pd di Bologna. E proprio in Parlamento, più precisamente nella Commissione Affari costituzionali della Camera, giacciono tre testi di legge che puntano a normare una questione che riguarda oltre un milione di ragazzi, fra quanti sono nati in Italia da genitori stranieri e quanti sono arrivati dopo la nascita.

 

COSA PENSANO GLI ITALIANI. L’iter, nella Commissione presieduta dal pentastellato Giuseppe Brescia, vicino al presidente di Montecitorio Roberto Fico e favorevole alla cittadinanza ai figli dei migranti, è partito lo scorso 3 ottobre e non si è più mosso. Nel senso che è a tutt’oggi fermo a causa delle turbolenze grilline in materia e con ogni probabilità rimarrà tale, almeno fino a quando non si chiuderà la (improbabile) finestra elettorale del post Manovra, fra metà e fine gennaio. Dopo, le danze potrebbero eventualmente riaprirsi. Anche se le divisioni di un Movimento in cui una parte è favorevole e un’altra – che però ha il suo alfiere nel capo politico, ovvero Di Maio – è nettamente contraria, fanno pensare a un percorso ampiamente in salita. Nonostante il sentiment degli italiani, sondato di recente da Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”: se il 56%, ritiene che le urgenze siano altre, il 48% è favorevole allo ius soli (il 47% è contro) e il 53% allo ius culturae (il 39% è contrario). Divisi a metà sul consentire di diventare italiano a chi nasce in Italia (ius soli), i cittadini del Bel Paese mostrano una importante apertura sul concedere la cittadinanza a chi, nato in Italia o arrivato entro i 12 anni, abbia frequentato regolarmente almeno un ciclo scolastico di cinque anni (ius culturae).

 

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Il 53% degli italia è favorevole allo ius culturae (foto dal sito www.italiani senza cittadinanza.it)

DOVE SI È FERMATO LO IUS SOLI. Nella scorsa legislatura, in realtà, in Parlamento un primo passo era già stato fatto. Nell’ottobre 2015 la Camera aveva infatti approvato un testo, una sorta di ius soli temperato, che però a fine mandato non si riuscì a licenziare al Senato a causa dell’opposizione di Ncd. All’epoca Matteo Renzi, ancora segretario del Pd, chiese di mettere la fiducia, ma il premier Paolo Gentiloni, pur favorevole alla legge, non lo fece, convinto che a Palazzo Madama i voti non ci fossero e che un eventuale, probabile, bocciatura avrebbe rischiato di archiviare a lungo la pratica.

Ora il filo di quel discorso cercano di riprenderlo tre proposte di legge, una a firma dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini (Pd), una di Renata Polverini (Forza Italia), una del già presidente Dem Matteo Orfini.

 

LA PROPOSTA BOLDRINI. Il testo Boldrini punta a modificare l’attuale normativa sulla cittadinanza italiana, aggiungendo la possibilità di acquisirla per «chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno soggiorna regolarmente in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio, (prescindendo dalla residenza formale)», e «chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è nato in Italia». In questi casi, la cittadinanza viene acquisita con la dichiarazione di volontà di un genitore. Se manca, l’interessato può richiederla entro due anni dal compimento della maggiore età. Vengono stabiliti diversi modi attraverso i quali i minori possono diventare cittadini: nel caso in cui non siano accompagnati, se sono nati o arrivati Italia entro i dieci anni e vi hanno regolarmente soggiornato fino ai 18, lo diventano se dichiarano di voler acquistare la cittadinanza italiana entro 24 mesi dal compimento della maggiore età. Il minore figlio di genitori stranieri (ma non nato in Italia) diventa cittadino su istanza di un genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale, se ha frequentato un corso di istruzione primaria o secondaria di primo grado o secondaria di secondo grado presso istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione. Infine, si prevede l’acquisizione della cittadinanza per lo straniero che risiede legalmente da almeno 5 anni ed è in possesso di un determinato requisito reddituale (gli anni scendono a 3 per i rifugiati).

 

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Sono tre le proposte di legge sullo ius culturae (foto da www.italianisenzacittadinanza.it

LA PROPOSTA POLVERINI. La proposta di legge di Renata Polverini restringe il campo allo ius culturae e prevede tre diverse possibilità: la prima riguarda il minore straniero nato in Italia, che può acquisire la cittadinanza se vi ha risieduto legalmente senza interruzioni «fino al compimento del corso della scuola primaria». È necessaria una dichiarazione che lo attesti, presentata da un genitore o dall’interessato, una volta compiuti i 18 anni. La seconda ribadisce ciò che prevede la legge in vigore, per cui lo straniero nato in Italia, con residenza legale ininterrotta fino alla maggiore età, può chiedere la cittadinanza entro un anno dal compimento della medesima (non si richiede la frequenza di un ciclo scolastico). La terza possibilità, infine, è uno ius culturae vero e proprio: se lo straniero nato in Italia non possiede i requisiti della residenza ininterrotta e del compimento del corso scolastico primario,  può diventare italiano superando un esame sulla cultura, la lingua e i principi dell’ordinamento dopo una residenza di tre anni. Purché non sussistano condanne per gravi reati o motivi riguardanti la sicurezza nazionale.

 

LA PROPOSTA ORFINI. Infine, Matteo Orfini propone uno ius soli “temperato”, prevedendo l’estensione dei casi di acquisizione della cittadinanza per nascita ai bimbi nati nel nostro paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente, senza interruzioni, da almeno 5 anni o abbia un permesso di soggiorno di lungo periodo. Per il minore straniero nato in Italia o arrivato prima del compimento dei 12 anni, è possibile diventare italiano dopo aver effettuato un percorso formativo di vario genere (in istituti che appartengono la sistema nazionale di istruzione), purché regolare. Nel caso in cui la frequenza riguardi l’istruzione primaria, è necessaria la promozione. Viene poi individuata un’ulteriore forma di concessione della cittadinanza (naturalizzazione): per lo straniero che sia arrivato prima dei 18 anni, sia legalmente residente da almeno sei e abbia frequentato in modo regolare un ciclo scolastico, conseguendo il titolo.

 

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