IVO4ALL: VERSO UN SERVIZIO CIVILE EUROPEO PIÙ INCLUSIVO
240 volontari, 18 organismi di invio e 30 di accoglienza. È Ivo4All, nato per rispondere ad una domanda: come rendere il servizio civile europeo inclusivo per i ragazzi con minori opportunità?
17 Luglio 2017
IVO4All è un progetto europeo finanziato dal programma Erasmus+ . Nato come sperimentazione, è pensato per rispondere ad una domanda: come rendere più accessibile il servizio civile europeo? Come renderlo inclusivo per quei ragazzi che per ragioni diverse – economiche, di abbandono scolastico o legate al luogo di residenza – sono a rischio di emarginazione sociale?
240 volontari in tutta Europa, 50 dei quali italiani, 18 organismi di invio e 30 di accoglienza, IVO4All, in sperimentazione simultanea in Francia, Italia e Regno Unito, è nato come strumento per sviluppare politiche, buone pratiche e partnership in tutti gli Stati membri dell’Unione, con l’orizzonte di un servizio civile europeo aperto ai giovani NEET, a coloro che provengono da famiglie e regioni a basso reddito, senza elevati traguardi accademici.
Dal 2016, quindi, ACLI, AMESCI-OPES, CESC Project, FOCSIV e la Provincia di Foggia collaborano con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale per collaudare modalità pilota che rendano questo orizzonte possibile. L’obiettivo comune è stabilire, anche alla luce della riforma del servizio civile universale, come lavorare insieme per rendere le opportunità di volontariato più inclusive.
COSTRUIRE UNA MAGGIOR ACCESSIBILITÀ. Quali sono i fattori che escludono i ragazzi con minori opportunità da un percorso di servizio civile all’estero? E quali quelli che, al contrario, li aiutano a partecipare? Per Raffaele De Cicco, direttore dell’Ufficio nazionale del Servizio civile intervenuto all’evento nazionale di presentazione dei risultati finali del progetto l’11 Luglio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra i primi ci sono sicuramente «una componente culturale – l’abbandono scolastico, la poca conoscenza di una lingua straniera, la mancanza di esperienza all’estero – ma anche l’aspetto economico e geografico, cioè la residenza nelle regioni del Sud Italia».
Con IVO4All, tuttavia, gli elementi di esclusione sono stati valorizzati nella scelta dei partecipanti, che hanno avuto la possibilità di accedere ad una esperienza di volontariato all’estero, laddove selezioni basate sui criteri di accesso statuiti li avrebbero esclusi.
«I ragazzi sono tornati con una migliore percezione di se stessi rispetto alla dimensione europea ed una maggior propensione a continuare un percorso di lavoro o studio all’estero. Un elemento fondamentale, se la mobilità è uno degli elementi più importanti di stratificazione sociale», ha spiegato De Cicco.
La scelta di sperimentare interventi sugli elementi di esclusione, a partire dai criteri di selezione, accanto all’apertura alla dimensione europea, rende il servizio civile strumento di inclusione. «Il servizio civile internazionale è uno strumento già affermato, ma riesce a coinvolgere un numero limitato di persone», ha dichiarato il sottosegretario Luigi Bobba durante l’incontro. «Dopo questo percorso, invece, alla luce dell’interazione che esiste tra il progetto sperimentale IVO4All e il nuovo Servizio civile universale, se gli enti accreditati lo vorranno, potranno inserire nelle previsioni progettuali un periodo di servizio in Europa di tre mesi». Una possibilità che richiede, tuttavia, agli enti stessi un lavoro di innovazione , preludio all’apertura verso l’Europa.
Ulteriori passi in avanti sulla strada dell’accessibilità e dell’inclusione dei giovani con minori opportunità, per Bobba, sono la durata più breve del servizio e la sua flessibilità, e la possibilità che i ragazzi hanno di portare a casa competenze acquisite attraverso lo youth pass, strumento di riconoscimento e certificazione delle competenze informali per i progetti Erasmus+ che IVO4all ha contribuito a sperimentare, che sarà adottato, anticipa il Sottosegretario, già nella nuova legge. «Una apertura europea che ha un ritorno anche sulla dimensione locale di appartenenza dei giovani».
LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE. Oggi il servizio civile, per essere più inclusivo, deve porre l’attenzione sul tema dell’informazione, sulla sua correttezza ed esaustività. Questo l’auspicio di Enrico Maria Borelli, presidente Amesci, una delle organizzazioni che ha preso parte ad IVO4All. «Oggi i ragazzi scelgono di fare il servizio civile, ma spesso non scelgono un progetto specifico. Perché il servizio civile sia efficace, tuttavia, l’utilità del servizio deve essere un valore tangibile percepito dai giovani, che devono sentirsi tasselli di un puzzle, produttori di cambiamento. Serve allora una fase di orientamento verso una scelta consapevole».
Ma i ragazzi, oltre ad essere consapevoli di fare qualcosa per gli altri, devono esserlo anche di portarsi qualcosa a casa, ha ribadito Borelli. In questo senso lo youth pass è «un elemento su cui continuare ad investire».
IVO4All, secondo Claudio Tosi, responsabile Servizio civile e referente della Rete Giovani Energie di Cittadinanza del Cesv, «è certamente un progetto che apre all’Europa e all’accessibilità. Detto questo, però, le motivazioni dei ragazzi che fanno domanda presso enti di volontariato sono spesso più forti e definite rispetto a quelle dei giovani che fanno domanda presso gli enti pubblici. In questo senso, una collaborazione tra enti pubblici ed enti di volontariato potrebbe essere un elemento importante. Ne risulterebbero accresciuti il protagonismo e la motivazione dei giovani ed il riutilizzo futuro dell’esperienza che vivono, con una riduzione dei rischi di abbandono».
Per Tosi l’individuazione ed il processo di certificazione delle competenze vanno pensati come una costruzione della consapevolezza del giovane sulle proprie capacità, inclinazioni, a spirazioni, non certo come giudizio sulle sue capacità». Una azione di consapevolezza, quindi, un’azione di costruzione che rende il giovane soggetto del processo, non un esaminando. «Su questo aspetto», ha continuato Tosi, «sottolineiamo l’esperienza che Cesv sta portando avanti con il progetto europeo Erasmus+ “Voyce” , che sta costruendo un percorso di emersione e valorizzazione delle competenze che potrà essere utilizzato nei percorsi di servizio civile, a partire dalle otto Key Competences europee, e implementa lo youth pass con una approfondita analisi dei comportamenti realmente agiti nello svolgimento del proprio percorso di sevizio».
LO STRUMENTO DEL PARTENARIATO. Uno degli elementi chiave nella sperimentazione Ivo4All è stato il partenariato. Il progetto, infatti, come ha ribadito durante l’incontro Giulia Mocci, Ernst & Young, apre la strada alle raccomandazioni strategiche per il legislatore su tre livelli: «di unanimità nella definizione di chi sia giovane con minori opportunità; di implementazione, valorizzazione e consolidamento dello strumento del partenariato; di valutazione di politiche ed obiettivi».
Sul partenariato tra dipartimento enti partner ed enti partner all’estero. IVO4All è stato una proiezione di cosa sarà il servizio civile universale all’estero, che con il progetto ha alcuni punti in comune, come la durata. Da questo punto di vista per gli enti non sono mancati aspetti positivi, come ha sottolineato Rossano Salvatore, vice presidente Cesc Project. Dalla creazione di partnership al rafforzamento dei servizi che gli enti stessi hanno potuto offrire ai giovani, fino alla standardizzazione di modelli di monitoraggio e valutazione. «Accanto, tuttavia, anche alcuni aspetti che richiedono una riflessione: ci siamo trovati a muoverci in un ambiente poco conosciuto, come anche per il Dipartimento, che non si è mai dotato di un ufficio apposito; il bando in alcuni punti era poco chiaro, tanto da rendere necessari due appelli successivi, così come punti poco chiari c’erano sul contributo forfettario previsto per gli enti partecipanti».
IL TEMA DELLE RISORSE. Per Enrico Borelli bisogna che le risorse messe in previsione siano rispondenti agli obiettivi. «L’Italia è un paese che investe molto sul servizio civile», ha affermato, «eppure, nonostante i limiti di bilancio a tutti noti, «occorre immaginare forme di sostegno per gli enti che si occupano di servizio civile, evitando così che lo Stato imposti politiche basate sulla sola volontarietà degli stessi enti che le reggono, in un sistema senza solidità». L’obiettivo a cui tendere, quindi per Borelli, non può che essere la stabilizzazione dei fondi, ora legati alla finanziaria che di anno in anno rimette in discussione progettualità e programmi, impedendo uno sguardo di prospettiva.
VERSO L’EUROPA CHE VOGLIAMO. È questa la via da seguire per costruire un’Europa che moltiplica opportunità e non vincoli, che fa autocritica degli errori, ma è orgogliosa delle vittorie, ha affermato con forza durante l’evento Sandro Gozi, sottosegretario di Stato PCM con delega alle politiche europee.
«Cittadinanza europea, libertà e opportunità sono i nostri obiettivi perciò l’Italia ha moltiplicato le risorse pubbliche investite sulla mobilità europea. L’Europa delle opportunità deve essere per tutti». Secondo Gozi l’Italia è pronta per un servizio civile europeo più inclusivo: «ricordiamo che il corpo europeo di solidarietà – iniziativa dell’Unione europea che offre ai giovani opportunità di lavoro o di volontariato, nel proprio paese o all’estero, nell’ambito di progetti destinati ad aiutare comunità o popolazioni in Europa – che entro il 2020 dovrebbe coinvolgere 100mila giovani è figlio di una proposta italiana.
Il primo finanziamento previsto è di 14 milioni di euro e questo progetto è un primo passo verso la costruzione di una politica europea del volontariato». Quale l’orizzonte futuro allora? Il servizio volontario europeo, come ha spiegato Bobba, «è destinato ad un assorbimento progressivo: riguardo il corpo europeo di solidarietà, infatti, è stato elaborato in Commissione un regolamento ed è stato previsto un finanziamento sperimentale di 341 milioni di euro. Ora la palla è al Parlamento europeo, che deve esprimersi in merito, in modo che nel 2018 si passi all’adozione definitiva».
In copertina un frame tratto da “Friendship is intercultural”, realizzato nell’ambito del Progetto Give 2015, all’interno di IVO4All