LA STORIA DI LA.B. E DI UN FILO ROSSO SEMPRE APPESO

LA.B è un laboratorio artigianale di pelletteria di Latina. Ed è un progetto di autonomia lavorativa per le donne vittime di violenza. E una scommessa di sostenibilità ambientale. Mara De Longis: «Ogni nostro prodotto racconta una storia di trasformazione e speranza»

di Paola Romano

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La luce è quella obliqua di un tramonto di fine giugno. Il mare s’increspa educato per la brezza. Sotto l’ombra di paglia del chiosco Appeal, un passaggio di tavole di legno tra le dune invita alla spiaggia. Un tavolo affollato di candele, un gong e su un lato la collezione estiva 2024 La.b, un laboratorio artigianale di pelletteria nato a Latina nel 2019 da un percorso di inclusione lavorativa rivolto alle donne vittime di violenza di genere. Borse e pochette, zainetti. Pezzi unici prodotti con materiale di scarto di tessuti d’imballaggi per spedizioni e di vele. Ne abbiamo parlato con l’ideatrice del progetto, docente di Progettazione accessori allo IED a Roma, Mara De Longis.

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La.b è un laboratorio artigianale di pelletteria nato a Latina nel 2019 da un percorso di inclusione lavorativa rivolto alle donne vittime di violenza di genere. Ph M. Scopelliti

Gli scarti che recuperate arrivano da aziende tutte al maschile. Quanto il percorso che si crea è importante per voi e crea comunità?
«Il recupero è sempre stato il filo rosso del laboratorio La.b. Il nostro viaggio è iniziato dal recupero delle persone come individualità per costruire comunità. Le donne che provengono da percorsi di uscita dalla violenza vivono spesso una condizione d’isolamento che non permette loro di riconoscersi all’interno di un contesto sociale e produttivo. Attraverso l’inclusione lavorativa in La.b, queste donne sono riuscite ad intravedere un futuro possibile. Quando abbiamo iniziato questo viaggio nel recupero di materiale di scarto per creare borse artigianali, l’idea era semplice ma potente: trasformare lo scarto in bellezza. Ogni borsa che produciamo racconta una storia di trasformazione e rinascita. Dare nuova vita a questi materiali rappresenta per noi non solo una sfida tecnica – molto spesso dobbiamo ricalibrare le macchine per adattarle alle lavorazioni – ma anche un atto di amore verso il pianeta e le persone. Recuperare materiali da buttare e trasformarli in pezzi funzionali e belli è per noi un’elaborazione del nostro vissuto ed un messaggio di sostenibilità e speranza. Abbiamo iniziato recuperando pelle di bufala, tipica degli allevamenti del nostro territorio, poi, due anni fa, abbiamo potuto esplorare una nuova direzione grazie alla Plastex di Cisterna di Latina, che ci ha proposto di utilizzare un materiale di scarto delle loro lavorazioni – un pvc per strutture sportive – difficile da smaltire. Così, accanto alla pelletteria, abbiamo avviato una linea di produzione innovativa e sostenibile. Successivamente, un’altra azienda locale, dei fratelli Scarpa, ci ha fornito un materiale ancora nuovo, il nylon delle vele. Un elemento che ci ha colpito è che spesso le aziende che ci offrivano materiali da utilizzare erano dominate da una forza lavoro maschile: collaborare con loro ha creato un ponte simbolico tra il maschile e il femminile, un equilibrio che spesso viene a mancare nei percorsi segnati dalla violenza di genere. Credo che anche questo sia un messaggio importante: la possibilità di lavorare insieme su progetti belli e significativi, integrando le nostre competenze e risorse».

LA.B
La.b mette insieme inclusione lavorativa, sostenibilità ambientale ed economia circolare. Ph: M. Scopelliti

Cinque anni fa cinque donne s’incontravano nell’ambito del progetto ILMA, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità con Comune di Latina e Centro Donna Lilith. Ne è nato La.b che nel 2023 ha dato vita a Future plurale femminile. Ci racconta?
«Il percorso di uscita dalla violenza, per le donne, si completa solo quando riescono a costruirsi un futuro diverso e libero fatto di autonomia e indipendenza economica. La.b sostiene queste donne nel loro cammino. Abbiamo iniziato puntando a percorsi che offrissero, non solo formazione, ma anche opportunità di inserimento lavorativo. Con il tempo, abbiamo compreso che le buone pratiche hanno un potere straordinario: sono contagiose e possono diffondersi, creando una rete di solidarietà e sostegno. Ecco perché abbiamo deciso di ampliare la nostra visione, dando vita a Future Plurale Femminile. L’obiettivo è creare una rete che permetta ad aziende, imprenditori e privati di unirsi a noi: Future offre alle aziende interessate programmi di formazione specifici, progettati per preparare e inserire queste donne nel mercato del lavoro. Inoltre, proponiamo collaborazioni finalizzate a sostenere borse lavoro, garantendo così un supporto economico che le aiuti a costruire una nuova vita. Quando una donna riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro, acquisisce non solo le competenze tecniche, ma anche una rinnovata fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità e il lavoro diventa un mezzo di riscatto».

Il presupposto del laboratorio è il legame con il territorio e l’uso della pelle di bufala ne è un chiaro esempio.
«Come dicevamo La.b mette insieme inclusione lavorativa, sostenibilità ambientale ed economia circolare. L’idea non è solo quella di offrire un impiego alle donne, ma di creare uno spazio in cui trovare supporto, formazione e un senso di appartenenza. In questo senso è essenziale quel legame con il territorio che si esprime nell’uso della pelle di bufala. L’Agro Pontino è la seconda regione in Italia per allevamenti di bufale, considerato animale totem e definito “vero ingegnere della bonifica” (Paolo Gruppuso, “Nell’Africa tenebrosa alle porte di Roma. Viaggio nelle Paludi Pontine e nel loro immaginario”). Spesso, la pelle di bufala viene trascurata nell’industria della moda e del design per le sue imperfezioni. Per noi queste caratteristiche sono un valore aggiunto, segno di una unicità simbolica: come le pelli mostrano cicatrici e segni che testimoniano la loro storia, le donne portano con loro cicatrici emotive e fisiche. Ogni prodotto che realizziamo racconta una storia di trasformazione e speranza, riflettendo la forza e la bellezza che emergono dall’incontro tra inclusione, sostenibilità e legame con il territorio». 

LA.B
«Il  filo di lana rosso è diventato il nostro segno distintivo. Un filo che resta incompleto, volutamente. è continuità, possibilità cdi essere raccolto da qualcun altro». Ph: M. Scopelliti

Il metaforico filo rosso di Arianna è presente in ogni vostra creazione. Elemento che creare relazioni che siano una solida rete di sicurezza, come quella tesa sotto gli acrobati.
«Durante uno dei primi incontri, per conoscerci meglio, abbiamo utilizzato un gomitolo di lana rosso, che non era solo un oggetto, ma un mezzo attraverso cui ciascuna di noi poteva raccontare un frammento della propria vita. Passandocelo tra le mani, avevamo l’opportunità di condividere pezzi delle nostre storie personali, lasciando che il filo rosso intrecciasse le nostre esperienze e creasse un legame tangibile tra di noi. È stato il nostro punto di inizio, il bandolo della matassa da cui abbiamo cominciato a dipanare la nostra storia. Ed è diventato il nostro segno distintivo, un filo rosso che rappresenta la nostra connessione e la nostra continuità. Spesso questo filo rosso rimane incompleto, appeso alle nostre borse. Qualcuno ci chiede se ci siamo dimenticate di tagliarlo. In realtà, il filo rimane volutamente così. Rappresenta un senso di continuità, la possibilità che possa essere raccolto da qualcun altro, un modo per ampliare la nostra rete e continuare a tessere nuovi legami. Così, ogni volta che qualcuno osserva quel filo rosso pendere, vede non solo un simbolo della nostra storia, ma anche un invito a far parte di qualcosa di più grande, a intrecciare nuove storie e a far crescere ulteriormente la nostra rete».

LA STORIA DI LA.B. E DI UN FILO ROSSO SEMPRE APPESO

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