BUROCRAZIA CONTRO SOLIDARIETÀ. IL CASO DEL CIRCOLO ARCI SPARWASSER
Il circolo culturale si organizza per accogliere senza fissa dimora, salvando vite. Il Municipio sospende la licenza di somministrazione...
di Redazione
16 Febbraio 2021
AGGIORNAMENTO DEL 10.02.2021. La vicenda del Circolo Arci Sparwasser ha avuto una svolta positiva. Sulla loro pagina Facebook, infatti si legge che «Ci è appena arrivata una comunicazione ufficiale del municipio V che annuncia l’archiviazione del provvedimento di revoca della licenza. Grazie davvero alle tantissime persone che si sono attivate per denunciare quanto accaduto e grazie anche a chi ha saputo riconoscere l’assurdità del provvedimento e ha fatto rapidamente marcia indietro. Speriamo di poter archiviare questa brutta pagina somministrandovi una birra insieme quando sarà possibile»
Pochi giorni fa avevamo raccontato come a Roma – dove ormai almeno 12 persone senza fissa dimora sono morte per il freddo, il Circolo Arci Sparwasser, al Pigneto, si fosse provvisoriamente riconvertito per rispondere all’emergenza – accogliendo per la notte alcune persone in difficoltà (qui il link). Ora, appellandosi ad un cavillo burocratico, l’Amministrazione intralcia l’associazione e la sua esperienza, invece di sostenerla. «È come se venisse revocata la somministrazione alle chiese che ospitano i rifugiati, o la licenza alle stazioni della metro che offrono riparo ai senzatetto in quella che in troppi si ostinano a chiamare emergenza freddo», ha commentato la portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio, Francesca Danese.
Questo il comunicato stampa dell’associazione, che riassume la vicenda.
Il Quinto municipio di Roma ci comunica l’avvio della procedura di sospensione della licenza di somministrazione del Circolo Arci Sparwasser del Pigneto, per un cavillo burocratico per di più interpretato male. «Una comunicazione sconcertante che arriva proprio mentre il nostro circolo, dopo undici mesi di sospensione delle attività culturali, ha messo a disposizione, da alcune settimane, locali e risorse per accogliere persone senza fissa dimora nel periodo più freddo dell’anno», comunica Vito Scalisi, Presidente di Arci Roma.
Il primo febbraio, si legge nella PEC recapitata al nostro circolo, il Commissariato Porta Maggiore ha segnalato al Municipio V che «il circolo adibito alla somministrazione di alimenti e bevande, ha recentemente cambiato destinazione d’uso dei locali commerciali in cui è ubicato, riqualificandosi in struttura di accoglienza per le persone senza fissa dimora, bisognose di posto letto per fronteggiare l’emergenza freddo che ha colpito la Captale. Alla luce di quanto sopra», annota il burocrate municipale, «avendo cambiato la destinazione d’uso dei locali, lo scrivente ufficio provvederà a emettere gli atti per il divieto di prosecuzione dell’attività in oggetto».
Il cavillo
«Un’insolita celerità della macchina amministrativa che cozza con le assenze e i silenzi a cui ci ha abituati questa amministrazione». continua Scalisi. «Infatti, da undici mesi non abbiamo alcun riscontro alle richieste di supporto a questi spazi per quanto sta nelle competenze del Comune – come ad esempio la sospensione della Tari – silenzio anche sulla nostra richiesta di un tavolo ampio sulla crisi che attraversa il mondo della promozione culturale, silenzio infine sulla richiesta di strutturare forme di accoglienza dei senza tetto durature, che non pesino più sull’azione emergenziale di associazioni, spazi sociali e volontari autorganizzati. Ci avvilisce che il dramma pandemico che attraversa la città e questi spazi, sia stato tradotto in un rilievo di mancata comunicazione di un cambio di destinazione d’uso, che tra l’altro si inseriscono coerentemente nell’ambito delle attività di interesse generale previste per una Aps e che cozza in ogni caso anche con l’uso temporaneo. Due cantonate: una amministrativa e l’altra umana».
La freddezza delle istituzioni
Per l’ennesima volta una malintesa legalità e astratta, che è l’altra faccia della freddezza delle istituzioni, della loro indifferenza cronica alla sorte di chi vive in strada, diventa la leva per provare a tagliare le gambe a esperienze di promozione sociale e culturale, le stesse che, nonostante siano chiuse da marzo scorso, travolte a loro volta dalle crisi, e dimenticate dalla politica, non hanno smesso un istante di dare vita a reti di solidarietà contro l’insorgere di vecchie e nuove povertà dell’era covid, in una città fatta di alberghi senza turisti, spazi sociali e locali che pagano un affitto ma il cui tetto non copre altro che uno spazio inutilizzato.
Il calore dei cittadini
Sparwasser, infatti, non è l’unico circolo a mettere a disposizione spazi e volontari, in rete con decine di spazi Arci di Roma e del Lazio, con il Forum del Terzo settore Lazio, col sindacato, con altri spazi sociali, comitati di quartiere e singoli cittadini, per accoglienza, distribuzione di aiuti e – se la Regione Lazio lo riterrà opportuno – anche per la somministrazione di vaccini e tamponi.
Sparwasser è stato visitato da parecchi cronisti negli ultimi giorni proprio per l’operazione di accoglienza di un circolo circolo culturale. La solidarietà da parte della gente del quartiere è clamorosa. Il calore umano è il vero antidoto a quella freddezza che ha già ucciso dieci persone nelle ultime settimane. Le stesse istituzioni che hanno fatto un “mantra” del “restate a casa” non sono in grado di occuparsi con efficacia di chi una casa non ce l’ha. Per questo la risposta di polizia e Comune è sconcertante soprattutto alla luce dell’assenza di risposte a ogni tentativo di Sparwasser di avere un’interlocuzione in questa fase. «Ora la nostra rete di solidarietà ha bisogno di altra solidarietà da parte della città e di risposte non fredde se non addirittura ostative da parte di chi la governa», conclude Scalisi.
Una risposta a “BUROCRAZIA CONTRO SOLIDARIETÀ. IL CASO DEL CIRCOLO ARCI SPARWASSER”
Una storia assurda.